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Migranti al gelo, l’allarme di Save the Children

Save the Children, l'Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e promuovere i loro diritti, lancia l'allarme sulla condizione dei migranti e dei rifugiati in Europa. Se non si interverrà tempestivamente, decine di loro, e soprattutto i bambini, rischieranno la morte per congelamento a causa delle bassissime temperature, conseguenza delle pesanti nevicate e del gelo che ha colpito la Grecia e i Balcani.
Fino ad ora, più di 40 persone – tra le quali diversi rifugiati e migranti – sono morte nella regione a causa di un clima artico. Bambini e neonati sono i più vulnerabili tra la popolazione intrappolata senza accesso ad alcuna fonte di calore o nessun riparo, e sono particolarmente esposti all'ipotermia. Molti vivono in campi per migranti assolutamente non attrezzati, in edifici abbandonati, o addirittura all'aperto in strade piene di neve.
A Belgrado più di 1.200 rifugiati e migranti hanno cercato un qualche riparo in edifici e magazzini abbandonati e ci sono tra loro centinaia di minori soli, anche di 10 o 11 anni, un numero destinato a crescere con i nuovi arrivi. Le temperature negli ultimi giorni sono scese fino a -10°C e questi edifici non hanno infissi, letti, acqua o servizi igienici di base. Le persone dormono sul pavimento, rischiando ulteriori pericoli quando accendono fuochi incontrollati per scaldarsi.
Molti non hanno guanti o scarpe adatte ad affrontare il freddo e sono stati già stati segnalati molti casi di congelamento. Le condizioni igieniche sono estreme, toilette improvvisate e rifiuti sono negli stessi posti dove i migranti mangiano o dormono o dove cercano riparo.
Nel nord della Grecia, un rifugiato afghano è morto congelato a causa del crollo delle temperature che hanno toccato -14°C. In Bulgaria, il Ministero degli Interni ha diffuso la notizia del ritrovamento del corpo di una donna somala congelato lungo il confine meridionale del paese. Secondo le notizie, anche i corpi di due uomini iracheni sono stati trovati venerdì scorso in una foresta nel sud-est della Bulgaria, morti a causa del freddo.

«L'inadeguatezza della risposta dell'Unione Europea alla situazione in cui versano decine di migliaia di migranti in cerca di salvezza e futuro, compresi i bambini e i minori non accompagnati, li ha condannati al freddo e al gelo. La mancanza della volontà politica di offrire ai richiedenti asilo alternative sicure e legali per raggiungere altri paesi in Europa, compreso il ricongiungimento familiare, si traduce in una situazione drammatica. I rifugiati e i migranti che sono riusciti a sopravvivere ad anni di guerra, alle violenze e a viaggi rischiosi per la loro stessa vita, stanno ora morendo congelati alle porte d'Europa. L'accesso immediato ad un riparo adeguato è necessario per tutti i rifugiati e migranti, in particolare per i bambini, indipendentemente dal loro status, per evitare nuove vittime», ha dichiarato Andreas Ring, responsabile di Save the Children nei Balcani.
L'accordo tra l'UE e la Turchia ha lasciato le persone in condizioni disperate. In Grecia, migliaia di migranti e rifugiati sono bloccati in ex capannoni industriali non idonei alla sopravvivenza, lasciati soli con temperature sotto lo zero. Sulle isole greche, più di 16.000 rifugiati vivono in campi affollati, la maggior parte all'aperto o in tende già crollate a causa della neve. Le condizioni a Moria, il centro di detenzione sull'isola di Lesbo, sono particolarmente gravi, con almeno 4.000 persone stipate dietro il filo spinato in una struttura che ne prevede solo 2.000. L'unica soluzione a lungo termine possibile è un'accelerazione delle procedure di richiesta di asilo e di ricollocamento in altri paesi europei.
«È chiaro che la politica dell'Unione Europea ha fallito e non c'è stata la necessaria pianificazione. Lo scorso inverno le tende di rifugiati e migranti affondavano nel fango nel campo informale di Idomeni, al confine greco con la FYROM. Oggi le tende stanno affondando nella neve nei campi “formali” nei quali sono stati trasferiti. Nonostante le infinite promesse, è l'unico cambiamento per i richiedenti asilo che ho visto negli ultimi 12 mesi, e le condizioni drammatiche immutate nei loro paesi di origine li ha spinti a raggiungere, comunque, i Balcani, nonostante i tentativi dell'UE per scoraggiarli, deportarli o bloccarli» ha proseguito Ring.
In Serbia, Save the Children stima che circa 80-100 nuove persone entrino nel paese ogni giorno, aggiungendosi agli oltre 7.200 rifugiati e migranti attualmente bloccati lì. In Grecia, dove sono 63.000 i richiedenti asilo già presenti, nel solo mese di dicembre si sono registrati in media 54 nuovi ingressi giornalieri, peggiorando ulteriormente le condizioni di affollamento sulle isole.
«L'Ue può cambiare la situazione di queste persone, ma non vuole farlo. Garantendo modi sicuri e regolari per raggiungere gli Stati membri dell'Unione, accelerando l'accesso alle procedure di asilo e investendo su condizioni di accoglienza dignitose, soprattutto per i più vulnerabili, molte morti potrebbero essere prevenute». ha concluso Ring.
Save the Children lavora sia in maniera diretta che attraverso le organizzazioni partner in Grecia, FYROM, Serbia e Croazia, per fornire protezione e assistenza ai bambini e alle famiglie, e il supporto psico-sociale necessario ad affrontare i traumi vissuti. L'Organizzazione lavora anche con donne incinte e neo mamme per fornire supporto nutrizionale e per l'allattamento al seno, mentre i nostri centri di accoglienza per minori non accompagnati ospitano bambini in attesa di essere trasferiti o ricongiunti alle loro famiglie in altre parti d'Europa.


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