Aziende e Regioni

Vittime di violenza, prima casa rifugio a Trento

Una casa rifugio per le donne vittime di violenza, una struttura - a indirizzo naturalmente segreto - che offrirà ospitalità a donne sole o con figli minori che abbisognano di protezione nei confronti di persone violente, intrusive o dannose: prevista dalla legge 6 del marzo 2010, "Interventi per la prevenzione della violenza di genere e per la tutela delle donne che ne sono vittime", questa struttura è ora una realtà ed è stata presentata oggi dall'assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, dal responsabile dell'Agenzia provinciale per la famiglia Luciano Malfer e dal dirigente del Servizio per le politiche sociali e abitative Luca Comper.
La casa rifugio, la prima del suo genere in Trentino - si articola in 8 miniappartamenti e può accogliere fino a 8 donne con eventuali figli, per un totale massimo di 18 persone. L'ingresso può essere programmato da servizi sociali ma avvenire anche in situazioni di emergenza, tramite invio della donna alla struttura da parte delle forze dell'ordine o dai servizi sanitari. L'ammissione e la permanenza nella casa sono gratuite, per un periodo massimo di 6 mesi (salvo proroghe per particolari esigenze).


L'obiettivo della casa - la prima del suo genere in Trentino - è quello di offrire alle donne e alle/ai loro figlie/i ospitalità e protezione in un ambiente sicuro, accogliente e tranquillo, di sostenere la donna nella sua scelta di allontanarsi dalla violenza avendo a disposizione un tempo, uno spazio e relazioni che le consentano di porre le basi per iniziare una vita relazionale, sociale e lavorativa autonoma e soddisfacente, e infine accompagnare i minori, coinvolti direttamente o indirettamente in episodi di violenza, nel rielaborare la situazione di maltrattamento subito o assistito, nel rispetto del loro sviluppo psicofisico.
«Quello che tagliamo oggi è un traguardo importante - ha detto l'assessore Beltrami, che ha anche ricordato le 500 denunce presentate da donne vittime di violenza nel 2011, e che rappresentano purtroppo solo la punta dell'iceberg -. Abbiamo registrato su questo progetto una fortissima sinergia da parte di tutte le componenti del settore pubblico, del privato sociale, dell'associazionismo, sfatando il luogo comune per il quale le donne non sanno lavorare assieme e fare fronte comune. Questo servizio, assieme agli altri già esistenti e a quelli che stiamo mettendo a fuoco, ci consentirà di dare una risposta quanto più possibile organica, integrata, in una parola "completa" ai bisogni che le donne esprimono, valorizzando la ricchezza delle esperienze già maturate sul territorio e la sussidiarietà».


La struttura è destinata a donne residenti in provincia di Trento, o presenti sul territorio provinciale che non possono avvalersi dei servizi degli enti di provenienza, che si trovano esposte alla minaccia di ogni forma di violenza (fisica, psichica, sessuale, economica) o che l'abbiano subita e che si trovano costrette ad abbandonare la propria casa. Tutto ciò ovviamente a prescindere dalle loro convinzioni etiche, religiose, culturali, politiche e dalla loro lingua e provenienza. La casa rifugio offre innanzitutto sicurezza, ovvero, la possibilità di non raggiunte da persone che si sono rivelate pericolose per loro e per le/i figlie/i. Accanto al sistema di videosorveglianza, la principale misura di sicurezza è costituita quindi, come facilmente intuibile, dalla segretezza dell'indirizzo, che si cerca di mantenere in ogni modo.
L'ammissione e la permanenza nella struttura sono gratuite, ma per le donne provenienti da fuori provincia sarà fissata una retta.

Le accoglienze possono essere di due tipi: programmate ma anche in pronta emergenza (invio da parte delle forze dell'ordine e dal pronto soccorso).

Ricettività. La casa può accogliere contemporaneamente fino a otto donne con le/i relative/i figlie/i (fino ad un massimo di 18). I figli maschi di norma fino al compimento dei 14 anni. L'ospitalità di donne provenienti da fuori provincia per ragioni connesse al bisogno di essere allontanate dal loro luogo abituale di vita è possibile nella misura di 1 sugli 8 posti disponibili, qualora non ci siano situazioni di emergenza nel territorio di Trento e a fronte di un impegno di spesa da parte dell'Ente inviante.
Tempi. Il periodo di ospitalità nella Casa rifugio è di sei mesi, eventualmente prorogabili in situazioni particolari da concordare con la donna e gli eventuali Servizi coinvolti.
La permanenza nella casa rifugio ha carattere di soluzione temporanea, destinata in primo luogo a garantire la necessaria protezione alla donna e secondariamente a favorire l'impegno della donna ospite nella ricerca di un lavoro, di una casa e nel raggiungimento degli obiettivi programmati. Le dimissioni avvengono di norma entro sei mesi dall'ingresso, nel momento in cui siano stati raggiunti condizioni soddisfacenti di serenità e autonomia (alloggiativa, lavorativa e relazionale). L'equipe può valutare una proroga di qualche mese, qualora la donna ne faccia richiesta.
Apertura. A partire dal 11 marzo 2013 , tutto l'anno e per tutto il giorno (24 ore al giorno anche di domenica e nei giorni festivi).
Struttura. 8 miniappartamenti di cui uno con 2 stanze. All'interno dell'edificio sono presenti anche: due uffici a disposizione delle operatrici per le attività di consulenza, una stanza per il controllo dei monitor e la presenza notturna, una stanza per i lavori di gruppo con le donne e per le riunioni, un ufficio per l'operatrice che si occuperà dei bambini, una stanza per il lavoro con i bambini, una cucina comune, un soggiorno, una stanza gioco per i bambini. Ciascuno di questi spazi ha accesso al relativo bagno.
Nella casa rifugio l'accoglienza della donna ed eventualmente delle/i sue/i figlie/i è realizzata attraverso la messa a disposizione di un miniappartamento al fine di permettere il mantenimento della privacy ed di una certa "normalità" nelle abitudini di vita. La permanenza si basa su criteri che assicurano l'autonomia delle donne nella gestione delle attività quotidiane, ma che favoriscono il superamento del senso di solitudine attraverso la convivenza e la condivisione di spazi comuni, nel rispetto reciproco e del regolamento della Casa.
Personale. La metodologia di lavoro all'interno della casa rifugio è quella del lavoro di équipe. Il gruppo di lavoro è costituito da: 5 educatrici full time con funzione di accompagnamento delle donne; 1 educatrice full time con funzione di accompagnamento dei minori; 1 ausiliaria part time con funzione di pulizia degli spazi di lavoro e di organizzazione e cura dell'immobile e delle attrezzature presenti; 1 responsabile pedagogica part time con funzione di coordinamento del progetto; 1 contabile part time
Rapporti con altre associazioni. Per favorire l'integrazione con le realtà già attive sul territorio e il coordinamento con le altre strutture di accoglienza presenti sul territorio provinciale nell'ottica della piena realizzazione della filiera dei servizi antiviolenza per la tutela e il sostegno delle donne vittime di violenza è prevista l'attivazione di una Commissione con funzioni consultive e propositive composta da: Associazione Laica Famiglie in Difficoltà (ALFID); Associazione Trentina Accoglienza Stranieri – onlus (ATAS); Casa Accoglienza alla vita "Padre Angelo" onlus; Centro Antiviolenza per donne in situazione d'abuso; Casa Tridentina della Giovane (ACISJF); Fondazione Famiglia Materna; Punto D'Approdo Società Cooperativa onlus; Servizio Politiche Sociali della Provincia, con un suo rappresentante.