Aziende e Regioni

Come devono essere le strutture residenziali psichiatriche: il piano delle Regioni

L'équipe degli operatori deve prevedere la presenza di medici psichiatri, psicologi, infermieri, terapisti della riabilitazione psichiatrica, educatori, operatori sociosanitari (Oss), la cui dotazione è esplicitata negli standard assistenziali definiti, per ciascuna delle tipologie di struttura, dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e di Bolzano.

L'organizzazione del lavoro si fonda sui principi del governo clinico (governance clinicoassistenziale), in base ai quali le organizzazioni sanitarie devono impegnarsi per il miglioramento continuo della qualità dei servizi e per il raggiungimento di standard assistenziali elevati.

Le strutture residenziali psichiatriche, nell'ambito delle direttive regionali e aziendali, operano sulla base di linee guida clinico-assistenziali, validate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.

Sono queste alcune delle indicazioni contenute nel documento sulle strutture residenziali psichiatriche approvato dai presidenti delle Regioni la scorsa settimana, con approfondimenti su aspetti come le indicazioni sull'assetto organizzativo, il Piano di trattamento individuale e il Progetto terapeutico riabilitativo personalizzato, tipologia delle Strutture residenziali psichiatriche, indicazioni per l'accreditamento delle residenze psichiatriche, monitoraggio e verifiche. Il documento (attuativo del Piano nazionale di azioni per la salute mentale, su cui è stato sancito un accordo nella Conferenza Unificata del 24 gennaio 2013) è stato trasmesso dal Presidente della Conferenza delle Regioni al Ministro per gli affari regionali, Graziano Delrio, al fine di attivare una fase istruttoria che possa portare ad un accordo in Conferenza Unificata.

Ciascuna struttura adotta poi, secondo il piano, una propria Carta dei Servizi in cui definisce le proprie caratteristiche, le tipologie di offerta, la dotazione organica con le figure professionali e le specifiche competenze, le procedure di ammissione/trattamento/dimissione, le modalità di relazione con altre strutture, i piani di formazione e aggiornamento del personale.

I Piani di trattamento individuali (PTI) dei pazienti proposti dai Centri di Salute Mentale per l'inserimento devono riferirsi a specifici criteri diagnostici, prendendo a riferimento le seguenti diagnosi2 di inclusione, già indicate in premessa: disturbi schizofrenici, disturbi dello spettro psicotico, sindromi affettive gravi, disturbi della personalità con gravi compromissione del funzionamento personale e sociale.

Vengono, quindi, presi in considerazione la gravità e complessità del quadro clinico, la compromissione del funzionamento personale e sociale del paziente, da stabilire sulla base di strumenti di valutazione standardizzati (ad es., HoNOS, BPRS, FPS, VADO), le risorse o potenzialità riabilitative, le resistenze al cambiamento, la stabilità clinica.

Le risultanze di tali valutazioni orientano, da un lato, sull'intensità del trattamento riabilitativo e, dall'altro, sul livello assistenziale e tutelare da prevedere.

L'obiettivo è quello di individuare una risposta appropriata ai bisogni specifici del paziente
tabilendo una correlazione a due livelli:
- il livello di intervento terapeutico riabilitativo richiesto: intensità riabilitativa;
- il livello assistenziale necessario: intensità assistenziale.

Vengono definiti gli interventi necessari al paziente, che nell'insieme rientrano in programmi differenziati per intensità riabilitativa, i quali prevedono durata e prestazioni appropriate.

Da ciò scaturisce la scelta della tipologia di struttura residenziale.
Il percorso clinico-assistenziale di ciascun utente in una struttura residenziale è declinato nel progetto terapeutico riabilitativo personalizzato (PTRP), specificamente definito ed elaborato dall'equipe della struttura residenziale, in coerenza con il Piano di trattamento individuale (PTI), in accordo con il CSM.