In Parlamento

Decreto Ilva: disco verde blindato dalle commissioni Industria e Ambiente del Senato. L'impegno del Governo: le modifiche in un altro provvedimento

di Rosanna Magnano

Via libera senza modifiche delle commissioni Industria e Ambiente del Senato al decreto legge sull'Ilva. Il provvedimento sarà in Aula la prossima settimana. Tuttavia i relatori hanno presentato un ordine del giorno - accolto dal Governo - con alcune modifiche che la maggioranza avrebbe voluto introdurre se i tempi di conversione del Dl lo avessero consentito. «Il Governo - riferisce il presidente della commissione Industria, Massimo Mucchetti (Pd) - si èimpegnato non solo a fare propri questi punti ma a inserirli nel primo provvedimento utile» a breve, cioé anche «prima della pausa estiva». Il disco verde «blindato» del provvedimento è finalizzato a non perdere l'appuntamento con al decadenza al 3 agosto.

Nel primo punto dell'Odg si chiede, in caso di fallimento, la priorità del rimborso dei finanziamenti concessi dalle banche dopo il commissariamento. Questo fa comunque salvi, rimarca Mucchetti, i crediti dei lavoratori.

Un secondo punto impegna il Governo a dare la possibilità al commissario di sciogliere i contratti dell'Ilva con le parti correlate (in sostanza il gruppo Riva) quando siano incompatibili con la realizzazione del piano di risanamento e del piano industriale.

Infine si chiede di estendere la disciplina della responsabilità di commissario, subcommissario ed esperti del comitato anche ai soggetti da questi funzionalmente delegati.

L'Odg interviene anche sulla gestione dei rifiuti: si chiede di affidare al Governo entro tre mesi, su proposta del subcommissario e sentita la Regione, la decisione sulle modalità di gestione e smaltimento dei rifiuti del ciclo produttivo dell'Ilva.

Infine si propongono: una relazione semestrale al Parlamento, una adeguata dotazione finanziaria per Ispra e Arpa Puglia e iniziative di monitoraggio epidemiologico.


L'opposizione. Immediate le cirtiche da parte del Movimento 5 stelle, che accusa il governo di aver di fatto blindato il decreto Ilva e di conseguenza di voler dare carta bianca il commissario Enrico Bondi (ex ad della società dei Riva). Il Movimento cinque stelle protesta in particolare per "non aver potuto apportare alcuna modifica al decreto" e parla di "atto gravissimo che priva il Parlamento dalle sue funzioni". Duro il giudizio dei senatori grillini: così "si
infila un coltello nella pancia dei tarantini". L'esecutivo "ha detto no a tutti gli emendamenti presentati e ha chiesto alla maggioranza di trasformarli in ordini del giorno. Noi - hanno spiegato - ne abbiamo presentato uno con i punti per noi essenziali che però è stato bocciato". Il M5S contesta il fatto che si estende a tutte le imprese che inquinano il modello Ilva; si dà carta bianca al Bondi-commissario che essendo stato Ad del gruppo "è incompatibile" e non è neanche previsto alcun contrappeso ai suoi poteri e quindi non ci sarà un controllo sulle sue azioni; si punta a riservare alle banche il 60% delle risorse per i creditori, in caso di fallimento dell'azienda. "Con i pochi strumenti che il regolamento del Senato ci consente - hanno
concluso - ci opporremo in Aula".

Le osservazioni dei Medici per l'ambiente. Scarso rispetto del principio di precauzione, tempi più lunghi per il risanamento, depotenziamento della Valutazione del danno sanitario rispetto alla normativa pugliese. Sono le «nubi nere» che incombono sul Decreto 61/2013 sul commissariamento dell'Ilva: "nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale" (A.S. 941 approvato dalla Camera dei Deputati). A vederle chiaramente e a lanciare l'allarme è l'Isde, Medici per l'ambiente.

In primo luogo Isde rileva che la legge di conversione in corso di approvazione, «rischia di modificare le basi dell'attuale normativa ambientale o di influenzare negativamente molte altre situazioni che hanno caratteristiche diverse dal caso Ilva».

Ma l'Isde sottolinea numerosi elementi critici che occorrerebbe riequilibrare:
- sono previste prescrizioni per l'AIA basate solo sui tempi di attuazione e non anche su criteri di rispetto di adeguamento tecnologico e di azioni di risanamento che quando non rispettati dovrebbero permettere la riapertura della stessa AIA;
- permane un quadro confuso a seguito della deroga prevista per l'AIA, in quanto non viene chiarito cosa accade quando le prescrizioni dell'AIA non sono rispettate dai commissari, specie avendo cancellato la figura del Garante;
- a fronte dei tempi scaduti da oltre 6 mesi per l'attivazione dei provvedimenti autorizzativi per le discariche, la gestione dei rifiuti e delle acque, non è fatto riferimento a tempi e modalità per la messa a norma;
- vengono allungati di un anno i tempi di risanamento degli impianti ai fini della tutela di ambiente e salute;
- vengono concessi ben 150 giorni per l'adozione del piano delle misure redatto dai tre esperti;
- viene fatto riferimento a disponibilità residue per fare fronte alle bonifiche, anziché destinare allo scopo le risorse e i beni sequestrati e i proventi dell'attività dell'impresa in accordo al principio "chi inquina paga";
- non viene precisato il criterio di scelta del Commissario governativo, che deve garantire completa imparzialità e capacità di interpretare correttamente il ruolo di commissario di una società privata nominato dal pubblico, per evitare scivoloni come quelli recenti del Commissario Bondi sul ruolo del fumo di tabacco;
- è depotenziata la Valutazione del Danno Sanitario (VDS), in quanto si prevede che i rapporti di valutazione del danno sanitario debbano essere conformi ai criteri metodologici stabiliti da un decreto interministeriale già previsto dalla legge salva-Ilva n. 231/2012 (attualmente all'attenzione della Corte dei Conti), che è meno protettivo per la salute dei cittadini rispetto alla normativa pugliese;
- non viene previsto il riesame dell'AIA neppure a fronte di dati epidemiologici e sanitari che risultassero allarmanti, per cui se anche la regione competente chiedesse il riesame dell' AIA, in linea con quanto permesso dal Decreto 61 (art. 1, comma 7), il Governo potrebbe opporsi.