Aziende e Regioni

Coletto: mai più un ospedale ogni campanile e standard comuni contro gli sprechi

di Rosanna Magnano

Per evitare gli sprechi, stop ai piccoli ospedali e standard comuni su personale e posti letto. Sono le priorità individuate da Luca Coletto, assessore veneto alla Sanità e coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, che dal 9 settembre inizieranno a incontrarsi alle prime riunioni sul nuovo Patto per la salute. E all'interno del Patto ci sarà anche il piano di riordino dei piccoli ospedali annunciato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. "Aspettiamo che il piano di riordino degli ospedali - spiega Coletto - arrivi al vaglio della politica. Indubbiamente è necessaria la definizione di dotazioni standard per gli ospedali, senza la quale non ci possono essere i costi standard. Da lì si inizia un percorso che servirà a limitare la mobilità passiva delle regioni del sud".

"Il Patto per la salute, in questo senso - prosegue - serve a individuare un minimo comune denominatore tra le regioni, così da evitare gli sprechi: ad esempio per quanto riguarda il rapporto infermieri, medici e posti letto, che in alcune regioni raddoppia rispetto alla media. Stesso discorso per i posti
letto. Il Veneto ha approvato un piano sanitario che ne prevede 3,5 ogni mille abitanti, altrove se ne registrano oltre i 5: quindi indubbiamente dovremo tagliare meno di altre regioni".

"Il piano sugli ospedali - aggiunge - probabilmente si baserà sui criteri di cui si è discusso in questi anni, ma si tratta di farli applicare. Ogni regione deve adeguarsi alle nuove direttive. Sessanta anni fa c'era un nosocomio per ogni campanile, ma non c'era l'elisoccorso e le ambulanze attrezzate che abbiamo ora". "Oggi - prosegue Coletto - salvo aree svantaggiate mantenere un presidio con 50 posti letto è una spesa inutile e un rischio. Un posto letto in acuzie costa fino a 700 euro al giorno, un post acuzie 150 euro, cambiando la destinazione si mette in atto una Spending review che libera fondi per altri servizi".

"Come abbiamo fatto in Veneto - conclude - dove senza nessun aumento di spesa, siamo riusciti a trovare i 30 milioni necessari per avviare l'erogazione di visite ed esami notturni in tutti gli ospedali pubblici, così da agganciare pazienti che in genere fanno riferimento al privato. È un'idea che stavo perseguendo da tre anni, per andare incontro a chi ha situazioni famigliari difficili e non può prendere permessi di lavoro".