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Lombardia, modello Formigoni addio? Maroni annuncia la riforma della sanità entro fine anno

Modello Formigoni addio? Il governatore Roberto Maroni ha annunciato che giovedì prossimo è stata convocata la Consulta Sanità per presentare a tutti gli operatori del settore le linee guida della proposta di riforma a opera della Giunta. Obiettivo: approvarla entro fine anno. Ma le scintille tra Forza Italia e Lega non accennano a placarsi, dopo l'accusa dell'ex governatore Roberto Formigoni contro la bozza presentata in Consiglio regionale dal presidente della commissione Sanità, il leghista Fabio Rizzi.

«Nessuna tensione, solo un dibattito», ha minimizzato Maroni, a margine dell'affollato convegno al Pirellone dedicato a "riordino rete ospedaliera e sinergie con il territorio". «Sarà la Giunta - ha precisato - a fare da coordinamento e sintesi di tutte le idee in campo per arrivare, entro fine anno, a definire il nuovo sistema». Con un risultato in testa: «Spendere meno e spendere meglio, evitando quelle distorsioni che sono state rilevate anche dalla Magistratura, per offrire ai cittadini lombardi il migliore servizio possibile, una sanità d'eccellenza in Europa e non solo in Italia».

Conferma il vicepresidente e assessore alla Salute della Regione, Mario Mantovani: «Prima di parlare di aggregazioni o disaggregazioni di Asl e aziende ospedaliere bisogna intendersi sui principi e credo che ci intenderemo entro fine anno». Fermo restando, ha aggiunto, il cardine del sistema lombardo ovvero «la libertà di scelta dei cittadini». Non c'è fretta, secondo l'assessore. «La riforma deve essere presa con coraggio. Non siamo qui per la sanità di qualcuno, ma per la sanità dei lombardi. Quindi tutti i contributi sono utili».

Che le visioni di Forza Italia e Lega siano discordi non è un segreto. Davanti alle accuse di Formigoni contro il suo progetto di legge, il presidente della commissione Sanità ha tenuto il punto. «Rispediamo al mittente le critiche del senatore Formigoni», ha detto Rizzi. «La mia proposta di riforma non solo non va contro i principi declinati nella legge 31/1997 (la legge di riferimento del settore che ha dato vita al modello Formigoni), ma addirittura li rafforza. Non solo viene ribadito il concetto della libera scelta e il rapporto pubblico-privato nel servizio sanitario regionale, ma si vanno a reintrodurre principi già delineati nella legge 31 ma che si sono persi per strada, come la netta separazione di ruoli fra Asl cui spetta la programmazione e il controllo e aziende ospedaliere responsabili dell'erogazione delle prestazioni».

Proprio qui ci sono le maggiori frizioni, anche se Rizzi non chiude le porte alla possibilità di una sintesi: «Non mi sembrano così distanti le proposte di partenza sul tavolo: forse sul fronte operativo territoriale sì ma nelle linee generali mi sembrano abbastanza convergenti».

Secondo la "bozza Rizzi", le Asl scenderebbero a cinque, con una sola per il territorio di Milano e una sperimentale di montagna, con un bacino di almeno due milioni di persone ciascuna. «Forza Italia dice un milione? Discutiamone», dice il presidente del Consiglio regionale.

«Noi non vogliamo necessariamente mantenere una Asl per provincia - replica Stefano Carugo (Pdl), presidente della commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale. «Alcuni accorpamenti secondo me sono giusti. Il punto è che non vanno fatti a tavolino, ma in base alle reali esigenze del territorio». Carugo annuncia comunque che come maggioranza «porteremo un documento unico», precisando che «il cosiddetto modello Formigoni, che ha mantenuto la Lombardia ai primi posti nel mondo, non deve essere smantellato».

Quella dell'accorpamento delle Asl non è l'unica proposta invisa a Forza Italia. La durata degli accreditamenti è un altro tema caldo. Rizzi propone di introdurre una revisione periodica ogni cinque anni ma si dice aperto al confronto: «L'importante è che il sistema non resti blindato e fermo a una fotografia di 16 anni fa. Altrimenti la competizione è morta. E oggi tante realtà valide restano all'esterno del sistema e non possono entrare».

Dal canto suo il presidente del Consiglio regionale lombardo, Raffaele Cattaneo, sottolinea che i giochi sono tutt'altro che fatti: «Le leggi le fa il Consiglio regionale. Aspettiamo di poter vedere quanto prima una proposta della Giunta. È bene avere tanti spunti, ma nessuno può spacciare per riforme fatte quelli che sono utili contributi alla riflessione. Oggi non ci sono provvedimenti di riforma impellenti in discussione. Prima di decidere, ascolteremo i protagonisti. E mi associo a Maroni: non c'è nessuna paura di cambiare. Ma qualunque cambiamento deve partire dalla constatazione che il sistema costruito funziona, pur con dei limiti».