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Ars Toscana: gli effetti della crisi sulla salute

Meno cibo, più alcol, più ansiolitici e depressivi, meno sport. Ma anche meno inquinamento e meno incidenti perché la benzina costa e il mezzo resta a casa. A tracciare il bilancio degli effetti della crisi economica mondiale sullo stato di salute dei cittadini è l'Ars Toscana in un rapporto che verrà presentato domani a Firenze al convegno «Gli effetti della crisi economica sulla salute della popolazione toscana».

I dati del rapporto Ars sembrano indicare che la crisi incide maggiormente su alcuni gruppi della popolazione, spesso su quelli più fragili dal punto di vista socio-economico, anche se non mancano eccezioni a questa regola. «Gli effetti della crisi - ha commentato l'assessore Luigi Marroni nella conferenza stampa di presentazione del rapporto - si registrano anche per quanto riguarda la domanda sanitaria. Per esempio, si sono ridotte (anche se in quantità minore rispetto alla media nazionale) le richieste di prestazioni specialistiche. Una riduzione che può essere anche letta in senso positivo, come maggior appropriatezza. Ma, ci dicono i ricercatori dell'Ars, altri effetti della crisi potrebbero essere avvertiti più avanti nel tempo. Questa ricerca, quindi, è per noi di grande utilità, perché ci consente di calibrare meglio i nostri servizi e i nostri interventi, in una fase, come questa, in cui stiamo riorganizzando il nostro sistema sanitario».

Anche in Toscana, come nel resto del Paese, la situazione dall'inizio della crisi è andata via via peggiorando: «Fino al 2010 gli ammortizzatori sociali ed il patrimonio accumulato dalle famiglie hanno attutito gli effetti negativi della crisi – ha sottolineato il direttore Irpet Stefano Casini Benvenuti -Ma con il suo acuirsi, la situazione si è fatta più pesante: nel 2013 la caduta del Pil regionale sarà dell'1.3% e l'occupazione nel primo semestre si è ridotta di altre 22 mila unità. Nel 2012 e nel 2013 si registra anche una riduzione rilevante degli acquisti delle famiglie, anche di tipo alimentare: ne conseguono cambiamenti significativi anche negli stili di vita della popolazione». Di seguito i dati principali del rapporto Ars.

Crisi e fumo. In Toscana il numero dei fumatori è passato dal 35% del 1980 al 23% del 2007 (ultimo anno prima della crisi), in calo costante come in Italia. Nel periodo di crisi la percentuale dei fumatori in Toscana è sostanzialmente stabile: si registra un leggero incremento indipendentemente dal genere, solo nei più istruiti. Con la crisi cresce la vendita dei trinciati (tabacco sfuso) e cala quella delle sigarette, segnale di un maggiore orientamento dei consumatori verso prodotti più economici.

Crisi e alcol. La Toscana si è sempre caratterizzata, rispetto all'Italia, per un maggior numero di bevitori, soprattutto di vino, e per una maggiore quantità media di alcol consumata pro capite. In Toscana (come in Italia) la quantità di alcol consumata è in riduzione costante fin dagli anni '60, e nel periodo della crisi continua a ridursi con lo stesso ritmo degli anni immediatamente precedenti. Durante la recessione economica, in Toscana continua a diminuire - come prima della crisi - il cosiddetto "consumo a rischio" di alcol (cioè oltre 40 grammi al giorno per gli uomini, oltre 20 grammi per le donne).

Nella popolazione generale si accentua la diminuzione del consumo smodato di alcol (le cosiddette "abbuffate" di alcol o binge drinking, cioè almeno 6 bicchieri di qualunque bevanda alcolica in un'unica occasione). Il binge drinking è aumentato invece tra i disoccupati, in particolare tra quelli in cerca di nuova occupazione. Ciò fa pensare che la recessione concorra in modo marginale a ridurre il consumo di alcol a livello generale, ma giochi invece un ruolo non secondario nel favorire il bere problematico nelle classi sociali più svantaggiate.

Crisi e attività fisica, alimentazione e peso corporeo. Con la crisi risulta accentuata la riduzione di consumatori di carne bovina in Toscana, con un effetto paradossalmente benefico per la salute. Dal 2010-2012 è però diminuito anche il consumo di frutta, pesce, e latte, alimenti protettivi per molte malattie della vecchiaia. Nel periodo pre-crisi (2000-2007), la popolazione sedentaria in Toscana si era assestata intorno al 35% (rispetto al 40% dell'Italia), mentre cresceva progressivamente la quota di chi praticava una qualche attività sportiva. Con la crisi aumentano lievemente i sedentari, soprattutto tra i meno scolarizzati. Un effetto benefico della crisi è il rallentamento del trend storico in aumento del sovrappeso, in Toscana come in Italia: questo potrebbe essere la diretta conseguenza della riduzione dei consumi alimentari. Con l'avvento della crisi si accentuano in Italia e in Toscana le differenze di classe sociale, con una prevalenza dell'obesità e del sovrappeso maggiore nei meno istruiti.

Crisi e consumo di droghe. Anche nel periodo della crisi è in aumento nei giovani toscani l'uso di tutte le tipologie di sostanze (tranne l'eroina, il cui consumo resta stazionario), probabilmente a causa della riduzione dei costi sul mercato illecito e della facilità di approvvigionamento anche in internet. Per lo stesso motivo si accentua con la crisi anche il fenomeno della poliassunzione (mix di sostanze diverse).

Crisi e malattie. Con l'acuirsi della crisi la costante diminuzione del tasso di suicidio, evidente negli ultimi 20 anni in Toscana e in Italia, si interrompe. Viceversa la crisi non sembra aver finora modificato gli andamenti delle patologie cardiovascolari, respiratorie e materno infantili.

Crisi e ambiente. La crisi può produrre alcuni paradossali effetti benefici sull'ambiente. Si è infatti fortemente ridotto in Toscana (come in Italia) l'uso dei mezzi privati, con una conseguente diminuzione delle emissioni di inquinanti in atmosfera, in particolare nei centri urbani. Per lo stesso motivo anche gli incidenti stradali, in costante aumento fino al 2006, hanno cominciato a ridursi con l'inizio della crisi e sono tuttora in diminuzione.

Crisi economica e servizi sanitari. Con la crisi si è assistito in Toscana ad una modesta riduzione della domanda di prestazioni specialistiche (-3% rispetto al -9% in Italia), che può anche essere letta (almeno inizialmente) come un ridimensionamento di quell'eccesso di medicalizzazione che per molti anni è stato denunciato da più parti. In controtendenza rispetto alla modesta riduzione della diagnostica per immagini e delle indagini di laboratorio, le attività cliniche e la diagnostica strumentale sono invece aumentate (rispettivamente del 3% e 5% circa). Il volume delle prestazioni è diminuito, ma si registra un incremento del 4% circa della spesa complessiva. Al momento non sono disponibili informazioni sulle prestazioni erogate nelle strutture private non convenzionate. In periodo di crisi, in Toscana il sistema pubblico continua ad essere preferito, rispetto ai soggetti privati, per le prestazioni ad alto contenuto professionale e per gli esami che richiedono tecnologie più avanzate.