Aziende e Regioni

Cure primarie: l'associazione piace ai cittadini e ai medici che però stentano sulle cure domiciliari. Ricerca Istud

di Barbara Gobbi

Ai pazienti piacciono l'associazionismo che rende il medico più facilmente reperibile, le cure domiciliari e la sanità elettronica. Quando funziona. Ai medici e agli altri operatori interessa sempre l'associazionismo sotto il profilo, soprattutto, dello scambio con i colleghi, del risparmio economico e del miglior supporto logistico; mentre la migliore qualità di servizio per le persone assistite viene segnalata come ultima ragione. E piace la sanità elettronica, anche qui quando "funziona". Mentre in parte i medici faticano a star dietro alle cure domiciliari, di cui denunciano lo scarso sviluppo, e non rilevano le differenze di qualità e di appropriatezza riscontrabili in presìdi e ausili. In generale, al 29% preoccupa l'idea di dover pagare in futuro per i servizi sanitari.

Le opinioni di assistiti e camici bianchi sullo stato dell'arte del "territorio" sono solo in parte sovrapponibili, a guardare i dati che emergono dalla rilevazione svolta dall'Osservatorio cure primarie di Fondazione Istud, in collaborazione con Vance. L'indagine, realizzata tra gennaio e novembre 2013 sugli atti ufficiali dei Ssr di 10 Regioni, con interviste a decisori in materia di politica sanitaria e la raccolta via web del punto di vista di cittadini e sanitari, mostra un quadro ancora in gran parte da completare. Sotto la lente Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Questi i temi indagati per i cittadini: profilo, bisogni di salute, rapporto con Mmg e farmacista, cure domiciliari e intermedie, assistenza protesica, e-health, fonti informative, spese mediche e assicurazione. Per i professionisti: profilo, associazionismo medico, cure intermedie e domiciliari, assistenza protesica, e-health e sostenibilità del sistema.

I cittadini vanno dal medico prevalentemente per la prescrizione di farmaci e per l'impegnativa per visite ed esami. Controlli e prevenzione sono decisamente più rari. I 398 intervistati che hanno risposto dichiarano nel 50% dei casi di rivolgersi a Mmg in associazione, il resto si rivolge a uno studio singolo. Netta la forbice tra le Regioni: in Emilia Romagna è presente il minor numero di medici con studio singolo (35%), mentre la Campania ha la più alta percentuale di medici non associati (70%). L'associazionismo, anche quando il medico di riferimento non è presente, riduce del 50% gli accessi al pronto soccorso. Un dato che «svela - sottolineano dall'Istud - il potenziale economico che l'associazionismo ha sul risparmio della spesa privata del cittadino».

Dove esistono, le cure a casa rispondono ai bisogni sanitari dei cittadini. Che però chiedono di poter disporre di una lista di organizzazioni qualificate, oggi mancante. Il 56% sarebbe disponibile a un piccolo copayment per ottenere servizi più vicini ai suoi bisogni; ma la quota, forse a causa della crisi, cala del 19% rispetto al sondaggio Istud del 2011. Ancora molto eterogenee le cure intermedie, identificate dagli utenti con le Rsa, definite però luoghi spersonalizzati e di solitudine. Netta la richiesta in trasparenza (79%) e informazione istituzionale, oggi delegata ai media locali. Ancora da sondare il territorio delle assicurazioni sanitarie, dove però spicca il dato lombardo. Qui i cittadini hanno già stipulato nel 31% dei casi una polizza sulla salute rispetto al 15% del resto d'Italia.
Nelle risposte fornite dai 128 professionisti interpellati (di cui il 78% sono Mmg), emerge - oltre ai dati già citati - l'assenza nel 49% dei casi di una formazione ricevuta ad hoc sull'associazionismo e, tra gli svantaggi legati alla digitalizzazione sanitaria, quel 53% dovuto a errori nell'utilizzo e il 20% legato all'assenza di connessione telematica.