Aziende e regioni

Rapporto Fondazione Banco Farmaceutico: 1,16 milioni di farmaci per un valore di 8 milioni donati ai poveri nel 2013

di Sara Todaro (da Il Sole-24 Ore Sanità)

Nel 2013 sono stati quasi 680mila i "clienti" della "carità farmaceutica" nazionale, assistiti tramite la fornitura gratuita di medicinali da parte di 1.506 organizzazioni caritative - diffuse soprattutto in Lombardia (22%), Emilia-Romagna (12,5%), Piemonte (11,4%) e Veneto (8,8%) - e destinatarie di oltre 1 milione di confezioni donate per un valore complessivo di circa 8,2 milioni di euro, per il 75% garantito dalle aziende.
E a curarsi con le medicine della carità sono sempre più italiani, la cui presenza è diventata maggioritaria negli ultimi due anni, modificando un trend storico di prevalenza di utenti stranieri: sono il 57% del totale; il 51% sono donne; il 35% è minorenne. L'88% è assistito continuativamente.

A tracciare l'ultima pennellata sull'affresco dell'impoverimento sanitario del Paese è stata la Fondazione Banco Farmaceutico Onlus (Fbf) che oggi presenta a Roma il primo rapporto su donazione di farmaci e povertà sanitaria realizzato dall'Osservatorio nazionale sulla Donazione Farmaci (Odf), creato a giugno con l'obiettivo di garantire fonte di conoscenza pubblica permanente sui temi della povertà sanitaria.

Composto da ricercatori dell'Università Cattolica e dell'Università statale di Milano coordinati da Giancarlo Rovati, ordinario di Sociologia generale dell'ateneo del Sacro cuore, l'Osservatorio sfrutta i dati provenienti dalla giornata annuale di raccolta del farmaco annuale (Grf), dalle donazioni delle aziende farmaceutiche, dai sistemi di monitoraggio degli oltre 1.500 enti caritativi che fanno parte della rete servita dal Banco Farmaceutico, nato a Milano nel 2000 dalla collaborazione attiva tra Compagnia delle Opere e Federfarma e ora presente con la giornata di raccolta in 89 province italiane.

Le malattie assistite
La distribuzione dei farmaci in base alla classificazione Atc vede la prevalenza di antiacidità (11,5%) e analgesici (11,2%) seguiti da antinfiammatori (7,7%), antitosse (6,8%) e farmaci contro i dolori articolari e muscolari. In un parterre in cui etici di classe C e Otc - cure a pagamento - rappresentano il 75% del totale delle donazioni (etici di classe A 10%, presìdi 11%, integratori 4%): un esborso inevitabile che i poveri spesso non possono permettersi.

La povertà
Dal 2007 al 2012 - sottolinea il Rapporto - la povertà assoluta è cresciuta del 60% coinvolgendo 4,8 milioni di persone (6,8% della popolazione). Nelle famiglie povere si spendono in media 16,34 euro al mese per la sanità (2% dell'intero budget famigliare) contro i 92,45 euro spesi in media dalle famiglie italiane (3,7% dell'intero budget famigliare) e di quei 16 euro ben 12,50 sono destinati all'acquisto di medicinali, contro i 44 euro al mese della media Italia: in altri termini i poveri assoluti spendono 21,5 milioni al mese per l'acquisto delle medicine sostenendo il 3,4% della spesa privata farmaceutica complessiva.

I canali di distribuzione
L'approvvigionamento dei farmaci da parte della Fbf avviene principalmente attraverso tre canali: la giornata annuale di raccolta del farmaco (Grf), in occasione della quale vengono raccolti esclusivamente farmaci di automedicazione; le donazioni da parte delle aziende farmaceutiche, che permettono a Banco Farmaceutico di estendere la sua attività anche ai farmaci con obbligo di prescrizione medica e infine il recupero dei farmaci validi dai privati cittadini.

Chi dona
Nel 2013 la filiera della donazione ha potuto contare su un pool di 24 aziende che hanno effettuato 274 donazioni per un totale di 812mila confezioni, sulla base delle richieste inoltrate dal Banco e delle disponibilità effettive (tra le più attive Mylan, Eg, Ibsa, Doc generici, Crinos).
Alla giornata del Banco hanno aderito 3.366 farmacie distribuite in tutte le Regioni escluso il Molise per un tasso medio di adesione a livello nazionale di 18,7 farmacie ogni cento (28% il tasso di adesione nel Nord Italia) con oltre 350mila confezioni raccolte (1 su 3 in Lombardia) e oltre 12mila volontari, col record di partecipazione in Friuli Venezia Giulia (55 ogni 100mila abitanti).

Dove sono i donatori
Gli Enti che nel 2013 hanno intrattenuto rapporti con la FBF sono 1506 distribuiti in tutte le regioni con l'eccezione del Molise, dove sono assenti anche le farmacie aderenti alla Grf. La massima concentrazione territoriale si registra ancora in Lombardia dove operano 328 enti (22% del totale); l'Emilia-Romagna supera, in questo caso, il Piemonte avendo 189 enti (12,5%) rispetto a 171 (11,4%), mentre al quarto posto si colloca il Veneto con 133 enti (8,8%). In queste 4 regioni operano, in pratica, oltre metà di tutti gli enti (55%), mentre sono 400 i volontari stabili che operano capillarmente sul territorio col coordinamento del delegato territoriale presente in ciascuna delle 89 provincie dove il Banco opera.

Come aumentare le donazioni
Una ricchezza - avvertono i protagonisti del Banco farmaceutico - che va aiutata a crescere potenziando le alleanze già in atto e le capacità di risposta del mondo non profit al problema della povertà, senza dimenticare che a ricavarne un beneficio dalle donazioni sono anche le farmaceutiche che per lo smaltimento dei medicinali in scadenza o invenduti sono obbligate a sostenere un costo di distruzione di circa 1 euro al chilo e un costo di deposito mensile di 7 euro a pallet.
Per la charity del farmaco la svolta potrebbe essere rappresentata da una norma di settore equivalente alla "Legge del buon samaritano" (L. 155/2003) che renda più agevole e fluido il transito dei farmaci lungo la catena della donazione rendendo ancora più conveniente la partecipazione da parte delle imprese.

Istat: povertà in aumeno in Italia
Dui recente (V. IL SOLE-24ORE SANITA' n. 1/2014 ) ad analizzare gli effetti della crisi sugli italiani è stata anche l'indagine multiscopo Istat "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari", realizzata con il sostegno del ministero della Salute e delle Regioni, secondo la quale nel 2012 l'11% della popolazione ha dichiarato di aver rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria erogabile dal Ssn, pur ritenendo di averne bisogno. Oltre una persona su due rinuncia per motivi economici e circa una su tre per motivi di offerta.
La scelta di non curarsi negli ultimi 12 mesi del 2012 - che riguarda il 14,3% delle persone con più di 14 anni ed è dovuta per l'85,3% a motivi economici - interessa soprattutto visite e trattamenti odontoiatrici, in calo nel 2012 di oltre il 23%. In flessione più contenuta (-9%) le visite dietologiche. Al netto dell'odontoiatra, la quota delle rinunce alle visite si riduce al 7%, mentre ancora più contenuta (4,7%) è la percentuale di chi ha scelto di non effettuare un accertamento diagnostico specialistico o trattamenti riabilitativi (2,5%). L'acquisto di farmaci pur in presenza di bisogno reale "salta" nel 4,1% dei casi: oltre il 70% delle rinunce riguarda l'out of pocket mentre il 25% va attribuito a un ticket troppo oneroso. Quasi indenni dai "tagli" - che in generale prevalgono in chi abbia già usufruito di prestazioni nel corso dell'anno - sono gli interventi chirurgici (0,8%).

VEDI IL RAPPORTO ISTAT