Aziende e regioni

Anziani, Aida indica la strada

di Barbara Gobbi

L'obiettivo è ambizioso: far sì che le Linee guida nazionali per l'integrazione socio-sanitaria delle persone anziane in condizioni di fragilità, presentate la scorsa settimana a Roma, si traducano in piattaforma di discussione tra i ministeri interessati - Lavoro e Politiche sociali e Salute - e le Regioni. Per poi essere adottate su scala nazionale, fino a colmare almeno parzialmente il vuoto tutto italiano delle politiche per la non autosufficienza. Le chance di successo non mancano, vista la consistenza del documento elaborato a partire dall'esperienza sul campo condotta dal dicembre 2011 in sei distretti della Liguria (Regione capofila) e del Veneto, nell'ambito del progetto Aida (Advancing integration for a dignified ageing. Fostering the integration of social and health services in long term care), Finanziato all'interno del Programma europeo Progress 2013-2020.
Obiettivo, come racconta Anna Banchero, coordinatrice tecnica della Commissione Politiche sociali delle Regioni e autrice del documento raccontato in queste pagine (sintetizzato in modo più esauriente su Il Sole-24Ore Sanità n. 4/2014), è «il rafforzamento del livello di integrazione socio-sanitaria sul piano nazionale per il miglioramento della qualità dei servizi di assistenza per gli anziani in condizioni di fragilità». E proprio la sperimentazione a livello di distretto di queste linee guida rappresenta la chiave di volta per una ridefinizione delle pratiche di integrazione socio-sanitaria, volte «alla costruzione di un modello che connetta con facilità i servizi sociali e sanitari territoriali e questi con quelli della rete ospedaliera, che a loro volta stanno sperimentando un periodo di forte cambiamento».
Dopo due fasi iniziali di analisi del contesto nazionale ed europeo, il terzo step del progetto è entrato nel vivo proprio ai fini della redazione delle linee guida, elaborate dal confronto delle esperienze sul campo nei distretti di Genova Levante, Chiavari, La Spezia, Padova, Feltre e Asolo. Il distretto, potenziato e dotato di budget, è al centro del vademecum che mira a condurre tutte le Regioni a raggiungere almeno un "livello standard", in base al quale valutare il grado di integrazione socio-sanitaria raggiunto in ciascuna realtà e a partire dal quale avviare il miglioramento.
Integrazione, non solo tra competenze diverse ma tra servizi diversi, è la parola chiave. «Oggi – si legge infatti nelle linee guida – si deve parlare di processi di cura/assistenza che coinvolgono istituzioni (livelli di governance), culture organizzative, strutture, servizi, professioni diverse». I buoni esempi non mancano e come detto sono serviti per impostare, in occasione di questo vademecum, uno «scheletro generale» sul quale innestare le specificità e le diversità territoriali. Da alcuni punti fermi, insomma, non si può e non si potrà prescindere (v. lo schema al centro della pagina): perché la presa in carico e l'assistenza all'anziano fragile (ma anche al disabile) funzioni, ovunque i Piani di zona dovranno assumere determinate caratteristiche e ovunque, per ogni distretto, andrà costituito un Punto unico di accesso alle prestazioni socio-sanitarie, supportato da un adeguato sistema informativo. Cuore della continuità assistenziale sarà poi l'Unità di valutazione multidimensionale (Vmd), necessaria a "pesare" il bisogno, mentre la multiprofessionalità è la risorsa indicata nelle linee guida per garantire un grado sempre elevato di continuità delle cure. Cure erogabili da un team minimo di professionisti, che abbiano seguito una formazione adeguata e che siano supportati da infrastrutture informative e da risorse economiche adeguate.