Aziende e regioni

Tutti i costi del «boarding» in Pronto soccorso

di Barbara Gobbi

Educazione, dati istituzionali, letti in numero adeguato, efficienza assistenziale, risorse economiche adeguate, servizi territoriali migliori. Sono questi gli ingredienti imprscindibili, se si vuole finalmente affrontare la piaga del boarding in Pronto soccorso.

A snocciolare i dati è il segretario nazionale dello Spes-Sindacato professionisti dell'emergenza sanitaria Massimo Magnanti, che in un ampio articolo pubblicato su Il Sole-24Ore Sanità fa un focus sul caos Pronto soccorso, a partire dallo stazionamento (boarding) dei pazienti nelle strutture del Lazio.

«Il fenomeno del boarding - spiega Magnanti - ha costi altissimi in termini assistenziali provocando l'allungamento dei tempi di permanenza in ospedale e costituisce la principale minaccia per la qualità dei servizi di emergenza, condizionando: la tempestività delle cure, i livelli di morbilità/mortalità, la possibilità di errori sanitari, il blocco delle ambulanze». Blocco che, rileva ancora Magnanti, che si verifichi davanti a un Pronto soccorso del Lazio o altrove in Italia, è determinato dall'esaurimento delle barelle dei Ps stessi, a causa dei malati che vi sono allocati impropriamente in attesa di un posto letto, oltre a quelle che sono utilizzate per la normale gestione dei malati che poi verranno dimessi».

Il problema può raggiungere dimensioni gigantesche - bloccando contemporaneamente fino al 50% del numero delle ambulanze della centrale di Roma - e costi economici conseguenti. «Con una stima probabilmente al ribasso - continua Magnanti - possiamo stimare in almeno 60mila i pazienti che ogni anno vengono ricoverati dopo 12 ore trascorse in Pronto soccorso. Ammettendo quindi che ognuno di questi ricoveri si allunghi impropriamente di un giorno e assegnando un valore di mille euro a una giornata di degenza in un ospedale acuti, avremo un costo di almeno 60 milioni di euro. A questo conteggio bisogna aggiungere gli ulteriori costi economici derivati dalle problematiche assistenziali già descritte, peraltro difficili da quantificare.
Da ultimi, ma non ultimi - aggiunge Magnanti - i costi umani del boarding, generati dalla promiscuità, dalla precarietà e dall'insicurezza che tale condizione genera sui malati e che forse dovrebbe far vergognare molti dirigenti della nostra sanità, a tutti i livelli, se ancora lo sapessero fare».

Se nel Lazio si è cominciato finalmente ad affrontare il problema, a partire dalla circolare emanata nel novembre 2013 con cui la direzione regionale Salute e integrazione socio-sanitaria identificava una serie di azioni in linea con le ricette adottate a livello internazionale, il problema della capitale (dove si concentra la maggior parte dei disagi) è mettere mano a un intervento di complessiva riorganizzazione del servizio sanitario, «a partire - aggiunge il segretario dello Spes - da azioni concrete come l'attivazione di tutti i posti letto dichiarati dalle aziende sanitarie regionali al ministero della Salute, che nella realtà quotidiana per il 10% circa sono solo letti teorici, qualcosa come 1.500 letti fantasma, oppure da una diversa partecipazione al sistema di emergenza dei circa 2000 posti letto per acuti gestiti dagli istituti accreditati che dovrebbero assorbire dai pronto soccorso decisamente più pazienti di quelli attualmente ricevuti».

Questa la ricetta proposta da Magnanti:
•EDUCAZIONE: sia in termini di formazione dei medici e dei dirigenti sanitari relativamente al problema del sovraffollamento che dei cittadini rispetto al ricorso ai servizi di emergenza e alla richiesta di ricovero.
•DATI: quello del boarding dei Ps è un problema relativamente nuovo per il nostro paese, il Lazio è attualmente all'avanguardia nella misurazione del problema ma mancano dati istituzionali nazionali
•LETTI: continuare a tagliare posti letto, oltretutto attraverso un mero calcolo ragionieristico specie nelle regioni che hanno affrontato o ancora si trovano in piano di rientro, in un Paese con una popolazione che cresce e che invecchia certo non è la politica migliore da sola per affrontare il sovraffollamento dei servizi di emergenza. In base a cosa si è deciso che l'Italia debba avere 3 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti? Soprattutto chi ha deciso che questa riduzione possa avvenire contestualmente in regioni i cui sistemi sanitari rappresentano 20 realtà completamente diverse tra di loro?
•EFFICIENZA: è necessario puntare a ospedali che funzionino 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 per cercare di massimizzare l'efficienza assistenziale.
•SOLDI: in un Paese estremamente concentrato nel contenimento della spesa in sanità, ogni campo che necessiterebbe di nuovi investimenti come quello della lotta al boarding potrebbe rappresentare un problema; è però verosimile che combattere il fenomeno generi in tempi brevi/medi risparmi molto maggiori sia ad esempio in termini di giornate di degenza che di riduzioni di complicanze nel corso del ricovero.
•TERRITORIO: migliorare i servizi sanitari territoriali in tutte le forme e articolazioni è imprescindibile per ridurre la pressione sugli ospedali