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La salute di genere tra paradossi epidemiologici e approcci differenziati: focus Federsanità Anci sull'ospedale Sant'Anna di Torino

Dal peso e dalla composizione del cuore alle reazioni ai farmaci, dai tassi di mortalità alla sensibilità agli agenti cancerogeni. Done e uomini uguali non sono, anche in fatto di salute. Per questo la medicina di genere, ignorata per troppo tempo, finalmente sta conquistando i suoi spazi.
Pioniere in questo senso è l'ospedale Sant'Anna di Torino, il più grande centro ostetrico-ginecologico d'Europa e struttura di rilievo nazionale e di riferimento regionale per prestazioni di alta specializzazione.

Per questo l'ultimo numero della rubrica realizzata da FederSanità Anci in collaborazione con Il Sole-24Ore Sanità fa il punto sulle attività dell'ospedale torinese con un'intervista di Raffaella Fonda e Teresa Bonacci a Chiara Benedetto, presidentessa dello European Board&College of Obstetrics&Ginecology e direttrice Scdu Ginecologia e Ostetricia del Sant'Anna.


Da quando prende il via questo approccio medico e perché?
L'idea della medicina di genere è relativamente recente e risale agli anni '80. Fino a quel momento la medicina occidentale considerava gli individui dei due sessi come esseri sostanzialmente uguali, fatte salve alcune evidenti differenze anatomiche.
Le differenze dipendono solo dall'aspetto anatomo/fisiologico o anche da altri aspetti?
La differenza sessuale e somatica è l'evidenza più immediata attraverso la quale siamo abituati a individuare e a separare uomini e donne. Ma se facessimo un viaggio all'interno del corpo umano e potessimo osservarne 'dal vivo' funzionamento e reazioni, le differenze di genere ci apparirebbero in tutta la loro evidenza. Un esempio ne è il cuore. Dal punto di vista del suo peso, quello delle donne è mediamente più leggero di quello degli uomini, può avere una diversa composizione proteica e un differente funzionamento delle arterie.
Quali sono le patologie che colpiscono di più le donne e perché?
Le donne vivono più a lungo, ma si ammalano di più ed usano di più i servizi sanitari. È il cosiddetto "paradosso donna". Entrando nello specifico, la società americana per la salute ci dà indicazioni precise sulle differenze tra uomo e donna. Si va dalle malattie cardiache, con un tasso di mortalità per cardiopatia ischemica lievemente superiore nelle donne, fino alle numerose differenze su problematiche come la depressione, con le donne che hanno una probabilità 2-3 volte superiore a quella degli uomini di esserne colpite, anche a causa dei minori livelli di serotonina nel cervello. Ma le discrepanze sono tante, come il cancro ai polmoni. Infatti a parità di esposizione al fumo, le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare un tumore al polmone rispetto agli uomini. Il sesso femminile è più sensibile alle sostanze cancerogene presenti nelle sigarette. Inoltre, le donne hanno una probabilità doppia di contrarre una malattia sessualmente trasmessa e un rischio dieci volte superiore di contrarre l'HIV a causa di rapporti sessuali non protetti. Un'altra disparità è quella delle differenti reazioni ai farmaci, con reazioni avverse 1,7 volte maggiori rispetto agli uomini, tanto che il 60% dei ricoveri delle donne è conseguenza di reazioni indesiderate a qualche medicinale. Infine, ci sono le malattie autoimmuni e le capacità fisiche differenti di fronte l'uso di alcolici a causa di una produzione minore dell'enzima gastrico che metabolizza l'etanolo. A parità di consumo, dunque, presentano una maggiore concentrazione di alcool nel sangue rispetto agli uomini, anche tenendo conto delle differenze di peso.
E' importante quindi avere percorsi di cura mirati e differenziati?
E' sicuramente importante avere percorsi di cura mirati e differenziati per genere in modo da ottimizzare le cure in un'ottica di equità. Per questo è necessario avviare specifiche analisi di genere non solo in campo clinico, ma anche nelle scienze di base e sociali, nell'epidemiologia clinica, nei servizi sanitari e negli esiti della ricerca, applicare indicatori di qualità stratificati per valutare eventuali disparità di genere nelle prestazioni cliniche e avviare ricerche che individuino i meccanismi che determinano le disparità e che valutino l'efficacia di interventi mirati a ottenere l'equità in tema di salute e assistenza sanitaria.
Il Presidio S. Anna si occupa di Medicina di Genere. Quali le prestazioni erogate?
Al Sant'Anna si sono raggiunti alti livelli di competenza in differenti ambiti superspecialistici riferibili alla salute sessuale e riproduttiva della donna: la medicina della riproduzione con l'endocrinologia ginecologica e le tecniche di procreazione medicalmente assistita, la ginecologia oncologica, la diagnosi e il trattamento della patologia del basso tratto genitale femminile, l'uroginecologia, la diagnosi prenatale e il trattamento delle patologie della madre e del feto.
Possiamo dire che il S. Anna punta a diventare l'Ospedale della donna?
Il Sant'Anna ha sempre avuto un alto valore simbolico e sociale, è sempre stato considerato l'ospedale per le donne: sia per quelle che devono partorire, sia per quelle che hanno bisogno di cure per malattie riguardanti l'apparato genitale e la mammella