Aziende e regioni

ANTEPRIMA Farmafactoring: la prevenzione salva otto miliardi

di Barbara Gobbi, Sara Todaro

Prevenire è meglio che curare anche da un punto di vista puramente economico. Nel 2045, il differenziale tra lo scenario pure-aging e quello in cui si ritarda l'insorgenza delle patologie croniche di 20 anni facendo leva appunto sulla prevenzione è di circa 8 miliardi di euro in termini reali, equivalente a una riduzione di circa il 25% della spesa medica dedicata ai servizi sanitari. Altro aspetto interessante da notare è che gli effetti sulla spesa sanitaria del ritardare l'insorgenza delle patologie di 10 anni equivale a quelli che si avrebbero nel ridurle gradualmente del 40 per cento.

A richiamare l'attenzione sull'ammontare di risparmi che una prevenzione efficace può apportare alle casse dello Stato, data l'attuale struttura demografica ed epidemiologica della popolazione italiana, è uno studio fresco di stampa della Fondazione Farmafactoring, dal titolo «La prevenzione come elemento di sostenibilità del Ssn». Obiettivo: contribuire al dibattito sulla necessità di investire da subito e di più nella spesa sociale, evidenziando che al momento questa scelta è equiparabile a un'opzione di investimento che va esercitata immediatamente per guadagnare il massimo possibile.

Lo studio utilizza un modello econometrico della spesa sanitaria pubblica sviluppato dal Ceis Tor Vergata, utilizzando dati a livello di singolo paziente provenienti dal progetto SiSSI (progetto di teleassistenza, telemonitoraggio e tele-riabilitazione di pazienti affetti da patologie croniche e della vecchiaia, ndr.) con l'obiettivo di avvicinare i risultati delle simulazioni a quelli che potrebbero essere ottenuti attraverso un modello di micro-simulazione dinamica: le simulazioni si sono concentrate sull'andamento della spesa fino al 2050 e le spese sono state calcolate per classe di età (sotto 25 anni, 25-34, 35-44, 45-54, 55-64, 65-74, 75 e più).

Questo dato è stato poi utilizzato per simulare i tendenziali della spesa complessiva per l'Italia in miliardi di euro/anno per ogni classe di età usando le previsioni demografiche Istat al 2050 e ipotizzando come unica fonte di variabilità della spesa l'evoluzione della struttura demografica, ovvero l'invecchiamento della popolazione italiana.

Il dato così ricavato - avvertono gli autori - è sostanzialmente più basso del valore reale della spesa pubblica italiana (nella spesa intercettata tramite SiSSI non rientrano tutti i costi di natura amministrativa, logistica e long term care e l'ospedaliera è sottostimata di almeno un terzo rispetto a quella reale), il che comporta anche una sottostima dei risparmi ottenibili con la prevenzione.

Ciò acclarato dalle simulazioni, emerge con chiarezza che le fasce di età che in futuro saranno maggiormente responsabili dell'aumento della spesa sanitaria sono quelle dai 55 anni in su e poiché l'incidenza di anziani sul totale della popolazione raggiungerà il suo massimo nel 2040, è a partire da quella data che i costi complessivi del sistema cominceranno a ridursi.

Ma cosa accadrebbe se nel frattempo venissero messe in pista politiche di prevenzione capaci di generare una riduzione nelle prevalenze di patologie più strettamente legate agli stili di vita (diabete, ipertensione, dislipidemia, malattie coronariche, scompenso cardiaco, ictus, Bpco, tumore del colon, tumore della mammella, tumore dello stomaco) o di ritardarne la comparsa?

Questi gli scenari ipotizzati dai ricercatori:

1) le prevalenze delle patologie subiranno una graduale diminuzione, per arrivare nel 2050 a un -40 per cento;

2) il manifestarsi delle patologie subirà un graduale ritardo, per arrivare nel 2050 alla posticipazione di 10 anni (ovvero, il livello di prevalenza di patologie croniche che nel 2050 si trovava nelle coorti dei quarantenni dopo la policy si trova in quelle dei cinquantenni);

3) il manifestarsi delle patologie subirà un graduale ritardo, per arrivare nel 2050 alla posticipazione di 20 anni.

Di qui la stima di un 25% di riduzione delle spese mediche conseguibile solo attraverso l'adozione di politiche di prevenzione adeguate e la proposta ai policy maker di «investire maggiormente in prevenzione, cercando di cambiare ove possibile gli stili di vita della popolazione al fine di ridurre le patologie croniche e/o di ritardarne l'insorgenza».
Il tutto - avvertono i ricercatori - senza aggiungere ulteriori cospicue risorse alle attuali.

«Basterebbe destinare gli attuali tagli spesa delle manovre in programma per il 2013 e 2014 a un fondo per la prevenzione - spiega il direttore scientifico di Farmafactoring, Atella -. Questo garantirebbe, a esempio, che la quota di spesa per la prevenzione in Italia sia riallineata alla media Ocse. Inoltre, nei prossimi anni si potrebbe riqualificare parte della spesa sanitaria, attuando in modo concreto quelle riforme già partite che mirano a spostare le cure dall'ospedale al territorio».

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