Aziende e regioni

Lazio: la Regione che cura in day hospital più pazienti provenienti da altre parti d'Italia ma quella con un trend crescente di consumi a rischio di alcolici tra i maschi



Il Lazio è la Regione che cura in regime di day hospital più pazienti provenienti da fuori regione (35.211 nel 2012) e che presenta il saldo maggiore tra pazienti che da altre regioni vengono a curarsi negli ospedali laziali e residenti nel Lazio che invece escono dai confini regionali per curarsi, sempre in regime di day hospital: questo saldo ammonta annualmente a 18.329 pazienti (anno 2012). I pazienti che da altre regioni sono arrivati nel Lazio per curarsi nello stesso anno sono stati 35.211 (dimissioni per acuti in regime di day hospital), che corrisponde a una percentuale di attrazione del 10,8%; i pazienti laziali che sono andati a curarsi altrove sono stati 16.882, che corrisponde a un indice di fuga del 5,5%.
In negativo, invece, si segnala che nel Lazio vi è un trend in crescita di consumo di alcolici a rischio tra i maschi: infatti, nel corso degli ultimi anni tra gli uomini si è registrato un trend in aumento dei consumatori a rischio che sono passati dal 18,2% della popolazione maschile di età 19-64 anni (media italiana 21,5%) nel 2010 al 20,9% nel 2011 (media italiana 19,8%).
Sono alcuni dei dati che emergono dalla undicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2013), un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle Regioni italiane presentata oggi all'Università Cattolica. Pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e coordinato dal Professor Walter Ricciardi, direttore dell'Osservatorio e del Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico Universitario "Agostino Gemelli", il Rapporto è frutto del lavoro di 165 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti distribuiti su tutto il territorio italiano, che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di Sanità Pubblica, Assessorati Regionali e Provinciali alla Salute).
Quest'anno il Rapporto osserva la struttura della popolazione con alcuni nuovi indicatori per osservare come è composta, quanti anziani ci sono e qual è il rapporto tra popolazione attiva (in età da lavoro) e popolazione dipendente (bambini e anziani).
Di seguito i nuovi indicatori proposti:
L'indice di vecchiaia (IV) che rappresenta un indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione e si ottiene rapportando l'ammontare della popolazione "anziana" (65 anni e oltre) e quello dei bambini (0-14 anni). Per questo indicatore il Lazio presenta un valore di 146,5%, a fronte di un valore medio nazionale di 148,7%.
L'indice di dipendenza (ID) che rapporta la quota delle persone teoricamente dipendenti da un punto di vista economico (ossia i più giovani e i più anziani) alle persone in età da lavoro, che si presume debbano sostenerle. Per questo indicatore il Lazio presenta un valore di 51,6%, a fronte di un valore medio nazionale di 53,5%.
L'Indice di Struttura della popolazione attiva (IS) esprime, invece, il grado di invecchiamento di uno specifico settore della popolazione, ossia la popolazione in età da lavoro. Esso si ottiene rapportando le venticinque generazioni più anziane (cioè il segmento di popolazione 40-64 anni) alle venticinque più giovani (15-39 anni) che si suppone nel tempo si debbano sostituire alle più invecchiate. Per questo indicatore il Lazio presenta un valore di 123,2%, a fronte di un valore medio nazionale di 120,7%.
L'Indice di Ricambio, infine, ha al numeratore la quota di popolazione che sta per uscire dalla popolazione attiva (60-64 anni) e al denominatore la parte di popolazione (15-19 anni) che si sta per affacciare al mondo del lavoro. Per questo indicatore il Lazio presenta un valore di 133,7%, a fronte di un valore medio nazionale di 130,3%.
SALUTE E DISABILITÀ DELLE PERSONE ANZIANE
Nel Lazio (dati XV Censimento – 2011) il 10,4% dei cittadini ha tra 65 e 74 anni, a fronte di una media nazionale del 10,5%, mentre le persone tra 75 e 84 anni sono il 7,2% della popolazione regionale, a fronte di una media nazionale del 7,5%. Gli anziani di 85 anni o più sono il 2,6% della popolazione regionale, a fronte di una media nazionale del 2,8%.
Quest'anno il Rapporto esamina la percentuale di maschi e femmine di età 65 anni e oltre che vivono soli, in presenza o assenza di gravi limitazioni fisiche che rendono complicate le attività quotidiane anche più semplici come lavarsi o cucinare (Anno 2011): nel Lazio il 16,93% della popolazione maschile in questa fascia di età vive sola in presenza di limitazioni, e il 36,36% delle femmine (valori medi nazionali: il 19,93% dei maschi e 45,17% delle femmine); il 17,16% dei maschi in regione vive solo in assenza di limitazioni e il 37,07% delle femmine (valori medi nazionali: 16,02% dei maschi e il 35,39% delle femmine).
SPERANZA DI VITA
Nel Lazio la speranza di vita alla nascita è per i maschi pari a 79,1 anni (media italiana 79,4). Per le femmine la speranza di vita alla nascita è pari a 84,3 anni (valore medio italiano 84,5). Per i maschi di 0-84 anni in regione si registra un guadagno di 120 giorni per la speranza di vita ottenuto grazie alla riduzione della mortalità per tumori (guadagno medio nazionale è di 116 giorni); un guadagno di 111 giorni per ridotta mortalità per malattie del sistema circolatorio (guadagno medio italiano 133 giorni); i maschi hanno infine guadagnato 15 giorni per ridotta mortalità per disturbi psichici, malattie del sistema nervoso ed organi di senso (guadagno medio italiano 6 giorni). Per le donne in regione la speranza di vita ha beneficiato di un guadagno di 15 giorni ottenuti grazie alla riduzione della mortalità per tumori (guadagno medio nazionale è di 31 giorni); di 158 giorni per ridotta mortalità per malattie del sistema circolatorio (guadagno medio italiano 117 giorni); e una perdita di un giorno per aumentata mortalità per disturbi psichici, malattie del sistema nervoso ed organi di senso (perdita medio italiano 11 giorni).
MORTALITÀ
Nel Lazio la mortalità (dati 2010) è pari a 105,5 per 10.000 abitanti tra i maschi, contro una media nazionale di 105,9 per 10.000, mentre è pari a 66,9 per 10.000 tra le donne (contro una media nazionale di 66,8 per 10.000).
Per quanto riguarda i tassi di mortalità per alcune cause (2010) il Lazio presenta, nella classe di età 19-64 anni, una mortalità per tumori tra i maschi pari a 9,6 per 10.000 (vs un valore medio nazionale di 10,2 per 10.000) e una mortalità per malattie del sistema circolatorio di 6,1 per 10.000 (vs un valore medio nazionale di 5,2 per 10.000). Tra le femmine la mortalità per tumori è pari a 7,5 per 10.000, (vs un valore medio nazionale di 7,7 per 10.000) e la mortalità per malattie del sistema circolatorio di 2,5 per 10.000 (vs un valore medio nazionale di 1,8 per 10.000).
STILI DI VITA
Fumo - Il Lazio presenta una quota di fumatori pari al 22,8% (anno 2012) della popolazione regionale di 14 anni e oltre (media nazionale 21,9%). Nel Lazio vi è una quota di ex-fumatori del 21,7% (22,6% valore italiano), mentre i non fumatori sono il 53,2% della popolazione regionale di 14 anni e oltre (valore medio nazionale 54,2%).
Consumo di alcol – Il Lazio fa registrare i seguenti valori: nel 2011 presenta una quota di non consumatori pari al 31,8% a fronte di un valore medio nazionale del 33,6%. I consumatori sono il 66,9%, a fronte di un valore medio nazionale del 65%.
La prevalenza di consumatori a rischio di 11-18 anni (ovvero quei giovani che praticano almeno uno dei comportamenti a rischio relativamente al consumo di alcol, come l'eccedenza quotidiana o il binge drinking) è pari al 18,8% dei maschi (valore medio italiano 14,1%), per un totale del 12,4% dei giovani in questa fascia d'età (valore medio italiano 11,4%). Si noti che il dato di consumo per le femmine in questa fascia di età è stato omesso perché non attendibile. La prevalenza di consumatori a rischio di 19-64 anni è pari al 20,9% dei maschi (valore medio italiano 19,8%) e al 6,8% delle femmine (valore medio italiano 5,3%). Il totale dei consumatori a rischio è il 13,7% degli individui in questa fascia d'età (valore medio italiano 12,5%).
DIETA, PESO E SPORT
Obesità e sovrappeso
Adulti - Il Lazio presenta una percentuale di individui in sovrappeso pari al 33,7%; il valore medio nazionale è il 35,6%. E una percentuale di obesi pari al 9,3% dei cittadini (persone di 18 anni e oltre), a fronte di un valore medio italiano del 10,4%.
Minori – Nel Lazio il 23,4% dei minori di 6-17 anni è in eccesso di peso (sovrappeso o obesi) contro un valore medio nazionale di 26,9%.
Per quanto riguarda la pratica di sport nel Lazio il 22,2% della popolazione dai 3 anni in su pratica sport in modo continuativo (valore medio italiano 21,9%); il 24,9% fa qualche attività fisica (valore medio nazionale 29,2%). Nel Lazio coloro che non svolgono alcuno sport sono il 43,8% della popolazione (media nazionale 39,2%).
SALUTE MENTALE
Nel Lazio si registra un consumo di antidepressivi pari a 35,3 dosi definite giornaliere per 1.000 abitanti nel 2012. A livello nazionale il consumo medio è di 36,8 DDD/1.000 ab die.
Nel Lazio il tasso standardizzato di suicidio è pari al 5,46 per 100.000, a fronte di un valore medio nazionale di 7,21 per 100.000 fra i soggetti con 15 anni e oltre.
SALUTE MATERNO INFANTILE
Gestione dei parti con Taglio Cesareo (TC): il Lazio presenta una quota di TC pari al 43,35% sul totale dei parti nel 2012, contro la media nazionale di 36,62%.
SISTEMA SANITARIO REGIONALE
Passando all'analisi sulla "salute" del Sistema Sanitario Regionale emerge tra le performance economico-finanziarie che nel 2012 nel Lazio il rapporto spesa/PIL è pari al 6,65% (valore medio italiano 7,04%).
CONSUMO DI FARMACI
Per quanto riguarda il consumo territoriale di farmaci a carico del SSN (espresso in termini di "DDD/1.000 ab die", cioè come numero medio di dosi di farmaco consumate giornalmente ogni 1.000 abitanti), nel 2012 il Lazio presenta un consumo di 1.097 DDD/1.000 ab die, a fronte di un valore medio nazionale di 985.
Sempre nel 2012 la spesa pro capite per consumo di farmaci a carico del SSN nel Lazio è pari a 220,1 euro (la media nazionale di 193 euro).
I cittadini spendono non poco di tasca propria per acquistare farmaci forniti dal Ssn: infatti se si osserva l'indicatore Spesa farmaceutica pro capite per ticket e compartecipazione, che esprime la spesa che il cittadino deve sostenere per accedere all'assistenza farmaceutica erogata dal servizio sanitario pubblico, si vede che nel Lazio ogni cittadino spende di tasca propria l'11,9% della spesa pro capite totale (valore medio italiano 12,2%). Il sistema dei ticket può influire su un accesso equo all'assistenza farmaceutica, potenzialmente penalizzando i soggetti a più basso reddito e quelli con polipatologie croniche.
ASSISTENZA OSPEDALIERA
Gestione dell'assistenza ospedaliera: la Regione presenta un tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere in regime ordinario pari a 121,1 per 1.000 (2012), a fronte di un valore medio italiano pari a 120,3 per 1.000. Il tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere in regime di Day Hospital è pari a 57,7 per 1.000, mentre la media nazionale è di 43,2 per 1.000.
Il tasso standardizzato complessivo di dimissioni ospedaliere (ovvero in regime ordinario e in Day Hospital) è pari a 178,9 per 1.000; il valore medio nazionale è pari a 163,5 per 1.000.
Nel 2012 il Lazio presenta una Degenza Media Preoperatoria standardizzata pari a 2,32 giorni – il dato peggiore in Italia, a fronte di una media nazionale di 1,81. Questo parametro è indice di efficienza organizzativa e di appropriato utilizzo dei servizi diagnostici e dei reparti di degenza chirurgici.
Gestione delle fratture del collo del femore - La frattura del collo del femore (evento frequente nella popolazione anziana) è un ottimo modo per valutare la qualità dell'assistenza ospedaliera in quanto, se non trattata a dovere, ed è spesso causa di peggioramento della qualità di vita, di disabilità e/o di mortalità. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che lunghe attese per l'intervento per questa frattura corrispondono a un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, aumento delle complicanze legate all'intervento e minore efficacia della fase riabilitativa. Di conseguenza, molte delle Linee Guida più recenti raccomandano che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 48 o addirittura 24-36 ore dall'ingresso in ospedale. Nel Lazio il 36,9% (dato 2012) dei pazienti che hanno riportato tale frattura è operato entro 2 giorni (valore medio italiano di 44,7%).
Asl e ospedali, ecco come usano il web per incontrare il cittadino-utente – Quest'anno il Rapporto è andato a indagare quanto le nostre Asl e ospedali si connettono online col cittadino e comunicano attraverso canali web e social. Nel Lazio il 42% delle Asl utilizza almeno un canale web (Twitter, Youtube, Facebook etc) per comunicare coi cittadini, a fronte di una media nazionale del 34% delle Asl.
Nel Lazio il 63% delle Aziende Ospedaliere (AO), Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e Policlinici Universitari (PU) utilizzano il web 2.0 per la comunicazione con il cittadino (valore medio nazionale 44%).
I "viaggi per la salute" – Il Rapporto analizza la mobilità ospedaliera, ovvero gli spostamenti interregionali dei pazienti per essere sottoposti a cure e interventi chirurgici che richiedono un ricovero. Il fenomeno della mobilità ospedaliera di una regione esprime la capacità di attrarre pazienti che risiedono in altre regioni. In tal caso si parla di mobilità attiva, mentre si parla di mobilità passiva quando la tendenza dei pazienti e di emigrare fuori regione. Per il Lazio questo indicatore mostra che la regione ha una capacità attrattiva per acuti in regime di ricovero ordinario del 7,8%, una percentuale di fuga del 7,5% e un saldo positivo di 0,3 punti percentuali. Significa che il Lazio attira più pazienti da altre regioni di quanti residenti in regione escono dai confini regionali per ricevere assistenza sanitaria.
CONCLUSIONI
Il Lazio è un enigma: nel giudicare la sua performance occorre essere sempre molto ponderati, poiché anche parametri apparentemente positivi possono nascondere problemi, e viceversa può essere necessario decodificare indicatori apparentemente negativi. La prima domanda che ci poniamo è se la qualità dell'assistenza può essere considerata buona o in miglioramento: apparentemente l'indice di attrazione in day hospital (ed in minor misura quello per ricoveri ordinari) indicano una qualità percepita positiva, ma ci si deve chiedere, vista l'elevata presenza di strutture accreditate sul territorio, se l'elevato utilizzo di tale forma di ricovero (alto tasso di ospedalizzazione) non celi piuttosto una inappropriatezza, dovuta all'ospedalizzazione di casi trattabili ambulatorialmente (ricordiamo che i piani di rientro continui hanno fatto lievitare i ticket, conducendo a volte i pazienti a preferire addirittura prestazioni private a quelle pubbliche). Altri indicatori di qualità, inoltre, non sono sempre positivi (fratture del collo del femore). La seconda domanda è se gli stili di vita negativi, quale quello del binge drinking giovanile, siano un fenomeno strutturale (e quindi molto negativo) o temporaneo (dovuto alla crisi, e alla transizione verso nuovi modelli di vita per i giovani, come verificatosi a suo tempo nella Russia che si accingeva alla transizione dal socialismo). Il quadro demografico-sanitario che ci consegna Osservasalute è quello di una regione sostanzialmente in linea con la media, almeno nel breve periodo: non pone problemi l'invecchiamento della popolazione (e la sua fragilità) oggi, ma l'equilibrio potrebbe spostarsi in futuro (indici di struttura della popolazione e di ricambio), gli stili di vita negativi (sedentarietà, alcool, fumo) sono controbilanciati da altri positivi (poca obesità) e non sono associati né a tassi di mortalità eccessivi nell'immediato (anche se desta leggera preoccupazione il valore per le malattie cardio-circolatorie) né a problemi psicologici evidenti della popolazione. Infine, pur essendo evidenti i margini di miglioramento nel campo dell'efficienza (ad es. degenza pre-operatoria), sembra che il cammino di avvicinamento a tale obiettivo sia incostante: buona comunicazione sul web, ma ancora troppo ricorso ai farmaci e troppi cesarei. Le indicazioni operative che ci sentiamo di formulare è che venga, con decisione, esplicitata una "mission" di medio-lungo periodo da perseguire con tenacia.