Aziende e regioni

Chiamparino: «Subito riforme radicali. Sulla sanità nessun nuovo taglio, Renzi lo nega: ma saremo vigili»

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore di oggi)

«È tempo di accelerare la stagione delle riforme radicali». Dalla giustizia al lavoro alla Pa. Anche nella spending review dove le Regioni devono «essere protagoniste», a partire dal taglio delle partecipate. Ma non sulla sanità: «Saremo molto fermi nel respingere richieste di riduzione dei fondi». Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte e rappresentante dei presidenti regionali, interviene a tutto campo sulle partite aperte di un autunno che si annuncia caldissimo. Promuove il nuovo Senato, che potrebbe significare la fine delle Conferenze. E il nuovo federalismo, che renderà più equilibrato il rapporto con lo Stato. Sui fondi Ue, non ha dubbi: vanno rafforzati i poteri sostitutivi verso le Regioni incapaci.

Presidente Chiamparino il suo esordio da rappresentante dei governatori ha riguardato la sanità: il Patto e il riparto di 337 miliardi per tre anni, poi l'intesa sull'eterologa. Due segni dell'addio al federalismo sguaiato di questi anni?

Sono stati due risultati molto importanti. Il Fondo sanitario è la madre di tutte le battaglie per noi, ma ora il Governo deve dargli corso. Sull'eterologa, abbiamo deciso, come annunciato, alla ripresa di settembre. Non accade sempre. In entrambi i casi s'è visto che un coordinamento efficace rende migliore il federalismo e l'autonomia.

Intanto arrivano le riforme istituzionali: il nuovo Senato vi vede in primo piano, il titolo V cambierà il federalismo. I due passaggi la convincono?

Mi sono iscritto d'ufficio in tempi non sospetti, fin dai congressi del Pci, tra gli antesignani del superamento del bicameralismo perfetto. È la strada giusta. Per aiutare il federalismo a essere efficace e non localistico, è importante che ci sia un luogo politico in cui Regioni e autonomie si confrontano con lo Stato. Quello della riforma mi sembra un buon testo. Anche se non so se potrà evitare del tutto i problemi delle materie concorrenti: è bene che non ci sia una categoria definita di queste, ma molte materie attribuite alle Regioni richiederanno momenti di confronto forte, dal turismo ai trasporti.

Significherà avere più Stato e meno Regioni?

Secondo me ci sarà un rapporto più equilibrato. Il federalismo ideologico degli anni passati ha prodotto localismi, non federalismo responsabile.

Serviranno ancora le Conferenze col nuovo Senato?

È chiaro che con meno materie concorrenti ci sarà molto meno lavoro per le Conferenze, ed è un bene. Tendenzialmente credo che gradualmente il lavoro del Senato potrebbe sostituire e inglobare l'attività delle Conferenze. Mentre quella delle Regioni resterebbe una sede di confronto tra loro.

Arriva una stagione politica caldissima: legge di stabilità, spending da 20 mld. Preoccupato?

Sono preoccupato per la situazione economica, ma sono anche fiducioso. Mario Draghi per la sua parte sta facendo esattamente quello che serve a livello europeo. Ma sia chiaro: dobbiamo accelerare una stagione di riforme radicali. Siamo più meno al punto della lettera Draghi-Trichet. Certo qualcosa è stato fatto, ma ora il programma delle riforme va completato. Giustizia, lavoro, Pa. Su questo l'agenda del Governo sta "sulla palla".

Dimentica la sanità?

La sanità non ha bisogno di riforme ma di gestioni efficaci e intelligenti: fare risparmi, azzerare gli sprechi. Mai mettere in discussione diritti e servizi. Il Patto è la nostra stella polare. È la nostra spending, accompagnata dalla certezza dei finanziamenti. C'è l'impegno del ministro Lorenzin e della maggioranza perché non ci siano tagli. Anche da un recente colloquio col presidente Renzi non ho colto alcun segno contrario.

Insomma, non si aspetta tagli alla salute...

L'esperienza mi ha insegnato, come gli indiani, a tenere le orecchie incollate ai binari del treno. Non mi aspetto tagli. Ma sarei molto fermo con tutti i colleghi nel respingere eventuali richieste di riduzioni dei fondi.

Ma i 20 mld di risparmi dalla spending annunciati da Renzi non vi fanno paura?

Preoccupa sempre dover ridurre. Ma per noi è importante essere protagonisti di questa fase. È la strada: tutti abbiamo molto da fare, a partire dal taglio delle centrali d'acquisto, utile anche per la politica industriale.

Anche sulle partecipate non vi tirerete indietro?

È un capitolo su cui sicuramente c'è tanto, ma davvero tanto da fare anche a livello regionale. Ognuno a casa propria deve fare un serio esame della situazione senza atteggiamenti conservativi. È un aspetto a cui assegno più importanza. Perché c'è il rischio di sprecare risorse, ma anche di inseguire obiettivi inutili. Sarebbe insopportabile. In Piemonte abbiamo già cominciato, faremo la nostra parte a prescindere da Cottarelli e la spending.

Politica industriale e lavoro: cosa potete fare?

Governo e Regioni devono pensare con una logica comune. Partendo dalle aree in cui già siamo competitivi o possiamo diventarlo. Con incentivazioni fiscali e finanziarie, mai a fondo perduto, per attrarre gli investitori italiani e stranieri anche per prendere in mano situazioni di crisi. Le Regioni possono fare la loro parte con i fondi Ue e la formazione. Ma si deve agire il più in fretta possibile. Da qui nasce l'occupazione, non dalle delibere, facilitando un clima che crei interesse per gli investitori.

Già, i fondi Ue: peccato che troppe Regioni li sprecano o non li usano. Che pensa della proposta del Governo di rafforzare i poteri sostitutivi verso le Regioni incapaci?

Ha ragione Del Rio. Non si può più andare avanti utilizzando i fondi Ue in percentuali ridicole. Uno spreco. Col risultato che poi i fondi li prendono gli altri. Il federalismo lo possiamo difendere solo se funziona.

© RIPRODUZIONE RISERVATA