Aziende e regioni

Il Friuli Venezia Giulia vara la riforma della Sanità

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato la riforma del sistema sanitario, al termine di tre giorni di discussione in Aula. Hanno votato a favore 27 consiglieri, contrari 15 mentre quattro si sono astenuti. Prima del voto finale sul provvedimento c'è stato un breve intervento della presidente della Regione, Debora Serracchiani, che ha ringraziato «tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione».

«È una riforma fondamentale per la nostra regione - ha sottolineato - la salute non può avere un colore politico, per cui siamo chiamati a una grande responsabilità». Dopo aver ringraziato «l'assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, gli uffici, i consiglieri di maggioranza ma anche quelli di opposizione, la presidente ha assicurato che «l'attuazione della riforma troverà la massima attenzione da parte della giunta e della maggioranza, perché crediamo di aver fatto una legge che serve alla nostra regione, ma anche il ruolo dell'opposizione servirà».

«Sono convinta che governare significhi prendersi cura e questo è l'impegno che ci siamo presi tutti, sia chi governa sia chi - ha concluso Serracchiani - sta all'opposizione».


A ritmo serrato, nell'arco di un anno, Serracchiani e l'assessore alla Salute Sandra Maria Telesca, insieme con dieci gruppi di lavoro specializzati, hanno elaborato un impianto che cambia radicalmente il sistema sanitario, avviato un serrato confronto con il territorio e svolto i passaggi amministrativi: il 17 aprile in ddl è approdato in III Commissione consiliare e
il 30 settembre in Consiglio. Alla fine del terzo giorno di discussione, dichiarati i lavori ad oltranza, è giunta l'approvazione.

Gli elementi fondamentali considerati per riscrivere il sistema partono da un dato anagrafico: la popolazione della regione (un milione e 200 mila persone circa) è più anziana, ha una bassa natalità ed è caratterizzata da malattie croniche e polipatologie, per questo va adeguata l'assistenza. La filosofia che sottende alla riforma, come ribadito più volte in questi mesi, è garantire ai cittadini risposte adeguate ai bisogni di salute, entro due parametri imprescindibili: qualità e sicurezza. E inoltre, cancellare le disomogeneità geografiche, evitare sprechi, rafforzare la medicina generale, garantire la presa in carico integrata per le patologie più complesse e la continuità delle cure nel percorso sanitario e assistenziale.

Come realizzare tutto ciò? Attraverso il potenziamento del ruolo dei Distretti sanitari e dei medici di famiglia, e lasciando agli ospedali, inseriti in rete, la possibilità di svolgere la loro funzione, che è quella di affrontare i casi acuti e risolvere le situazioni complesse.

La riorganizzazione parte dai bisogni dei cittadini ed è stata preceduta dalla centralizzazione in un solo polo del 118 e da qualche protesta.

Il provvedimento ha un grande valore politico: l'ultima riforma risale a una ventina di anni fa, quando la società era profondamente diversa. La precedente amministrazione, di centro destra, presieduta da Renzo Tondo, aveva approvato in Giunta una riforma che però non è mai arrivata in Consiglio. L'assessore alla Salute Sandra Maria Telesca sottolineando che «l'attuazione della riforma sarà graduale» ha rimandato le critiche al mittente in merito al valore dell'assistenza: «I posti letto non saranno tagliati, ma rimarranno per quelli che ne hanno davvero bisogno: cronici, post acuti e riabilitazione».