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Ilva, parere motivato da Bruxelles: «Emissioni gravi per salute e ambiente»

La Commissione Ue ha confermato, come era emerso già da ieri, il proseguimento della procedura d'infrazione aperta contro l'Italia sul caso Ilva, in quanto "non ha provveduto" a far sì che questa "funzioni in conformità alla normativa Ue in materia di emissioni industriali, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute umana e per l'ambiente". Bruxelles ha inviato infatti un parere motivato a Roma, che ha due mesi per rispondere altrimenti rischia il deferimento alla Corte di giustizia europea.

Secondo la Commissione, anche se sono state "risolte alcune carenze", "si registrano ancora diverse violazioni della direttiva sulle emissioni industriali". Il parere motivato inviato da Bruxelles riguarda infatti "carenze quali l'inosservanza delle condizioni stabilite nelle autorizzazioni, l'inadeguata gestione dei sottoprodotti e dei rifiuti e protezione e monitoraggio insufficienti del suolo e delle acque sotterranee".

La maggior parte dei problemi, per Bruxelles, "deriva dalla mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell'acciaio". Secondo la direttiva Ue sulle emissioni industriali, le attività ad alto potenziale inquinante devono infatti essere munite di autorizzazione, che l'Ilva ha ma di cui "non rispetta le prescrizioni in numerosi settori".

Di conseguenza, l'impianto sprigiona dense nubi di particolato e di polveri industriali "con conseguenze potenzialmente gravi per la salute della popolazione locale e per l'ambiente circostante". Le prove di laboratorio evidenziano così "un forte inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell'Ilva sia nelle zone adiacenti della città di Taranto". In particolare, l'inquinamento del quartiere
cittadino di Tamburi "è riconducibile alle emissioni dell'acciaieria".

Bruxelles aveva già inviato all'Italia due lettere di messa in mora, la prima nel settembre 2013 e la seconda lo scorso aprile. Inoltre il 30 marzo 2011 la Corte Ue aveva già condannato l'Italia per il mancato rilascio delle autorizzazioni relative alle emissioni industriali per diversi impianti industriali, tra cui anche l'Ilva. L'agosto successivo le autorità italiane avevano rilasciato all'acciaieria l'autorizzazione integrata ambientale, aggiornata poi nell'ottobre 2012 e lo scorso marzo.