Aziende e regioni

Agenda digitale: sanità in ritardo (compresa l'Agenas)

di Emiliano Calabrese

L'Agenzia per l'Italia Digitale ha emesso il suo verdetto: sono 10.320 le amministrazioni che nei tempi previsti dal Decreto legge n. 90 (misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa) non hanno inviato l'elenco delle proprie basi dati in loro gestione e degli applicativi che utilizzano. Tra le inadempienti, decine di aziende sanitarie locali e ospedaliere delle nostre regioni. All'appello, infatti, mancano ben 83 Asl su 157; 51 Ao su 107, nonché 10 Agenzie sanitarie regionali. Ma in ambito sanitario a spiccare è senza dubbio l'Agenas, a cui il recente Patto della Salute ha affidato non pochi compiti di monitoraggio e valutazione.

Assenti eccellenti
Tornando all'elenco completo, si osservano ulteriori assenze di un certo rilievo. Fra le amministrazioni "non pervenute" risulta, per esempio, l'Avvocatura dello Stato, sotto la presidenza del Consiglio, ma anche i ministeri degli Affari Esteri, del Lavoro, della Difesa e dello Sviluppo Economico. Non presenti, inoltre, alcuni organi di rilievo costituzionale quali la Camera dei Deputati, il Cnel, il Consiglio Superiore della Magistratura e la Corte Costituzionale.
Certo, la norma è decisamente stringente dal momento che prevede la comunicazione dei dati entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione (n. 114/2014 dell'11 agosto). E se a ciò si aggiunge che l'Agenzia per l'Italia digitale riporta come «l'elaborazione può aver determinato errori derivanti da mancati aggiornamenti sulle basi dati», certamente, qualche attenuante agli enti pubblici la si può concedere. Ma va tenuto in considerazione che una sana gestione di queste informazioni può comportare rilevanti vantaggi in termini di revisione della spesa. Un recente studio realizzato da Microsoft Italia, in collaborazione con l'Osservatorio Ict Pa e Sanità di Netics, ha calcolato un risparmio che arriverebbe fino a 2,9 miliari di euro l'anno se la Pubblica amministrazione italiana utilizzasse quotidianamente le soluzioni offerte dalle tecnologie di comunicazione integrata e collaborativa.
Auguriamoci, dunque, che il monito riportato dall'Agenzia possa essere utile a tutte quelle amministrazioni che ancora devono far pervenire i propri dati. Non dimentichiamoci, infatti, che proprio nel nostro sistema sanitario abbiamo il poco edificante esempio del portale voluto dal ministro Lorenzin "dovesalute.gov.it" che, a più di 9 mesi dalla sua apertura, continua a non identificare le varie strutture sanitarie se non le 65 sedi operative collegate a 44 Istituti di Ricovero e cura carattere scientifico.