Aziende e regioni

Rapporto Oasi 2014: «Quel sociosanitario ingessato»

Nel settore sociosanitario il sistema di produzione è largamente esternalizzato a una moltitudine di soggetti di diversa dimensione e natura sui quali ricadono alcune questioni critiche per la tenuta del comparto, in particolare quello della Non autosufficienza. La ricerca presentata nel capitolo 6 del Rapporto Oasi a cura di Cergas Bocconi ha l'obiettivo di indagare il punto di vista dei produttori circa le dinamiche in atto nel settore citato e di comprendere come le stesse aziende produttrici abbiano risposto negli ultimi anni agli stimoli esterni e con quali impatti sull'assistenza erogata ai cittadini.

Dal 2011 a oggi diversi fenomeni hanno prodotto importanti cambiamenti nel settore. Dal punto di vista delle risorse finanziarie, gli stanziamenti al livello regionale sono rimasti pressoché stabili in tutte le più grandi Regioni italiane (spesa sanitaria dedicata a prestazioni sociosanitarie e spesa regionale per le politiche socioassistenziali) consentendo una generale stabilità nei livelli di finanziamenti garantiti al sistema dei produttori, ma bloccando le dinamiche di crescita e di ampliamento della copertura assistenziale che erano state protagoniste degli anni pre-2010, soprattutto nelle Regioni del Sud Italia. All'interno di budget stabili, le Regioni hanno attuato però un vero e proprio giro di vite in modo da ottenere nei fatti un aumento nell'intensità assistenziale media erogata per riuscire a rispondere al peggioramento del quadro epidemiologico della popolazione anziana.
Lungo tutto lo stivale si sono registrati aumenti nei controlli amministrativi e di appropriatezza, con conseguente innalzamento degli standard richiesti per caso trattato, senza un parallelo aumento delle tariffe riconosciute per i servizi residenziali (le strutture di accoglienza per anziani) e non. Questo ha determinato un peggioramento dell'equilibrio economico dei produttori e un aumento delle spese per le famiglie degli utenti.

Le famiglie si sono trovate schiacciate tra rincari delle tariffe e crisi economica. Da un lato la richiesta di tariffe più alte per l'accesso ai servizi e, dall'altro, una generale minore capacità di pagare rette e tariffe come conseguenza della crisi economico-finanziaria. La crisi ha infatti modificato anche le preferenze e la domanda sociosanitaria dei cittadini che sempre più richiedono interventi flessibili e modulabili e a minor costo e sempre meno si adattano alla rigida e costosa struttura di offerta che è andata configurandosi nell'ultimo decennio.

Il principale target degli anziani non autosufficienti, sta "cambiando pelle". Gli anziani soli e poveri sono sempre di più e i bisogni di assistenza e cura diventano sempre più critici all'aumentare dell'incidenza di patologie croniche e/o degenerative (gli over65 che dichiarano di stare male o molto male e che hanno risorse economiche scarse o insufficienti per provvedere alla propria cura nel 2012 erano il 30,2%, percentuale che sale al 49% se si restringe il campo agli anziani multi-cronici e al 50,7% agli over65 cronici gravi; dati Istat).

Il combinato disposto di questi fenomeni ha un importante impatto sulle condizioni di sostenibilità delle aziende sociosanitarie, e in particolare nel comparto delle strutture residenziali per anziani: la pressione sul rispetto dei budget da parte dei committenti pubblici, l'innalzamento de facto dell'intensità assistenziale richiesta a pari finanziamento accompagnata dalla riduzione delle domande delle famiglie e della loro possibilità di pagare la componente alberghiera, hanno messo a dura prova l'equilibrio finanziario degli operatori.

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