Aziende e regioni

Emergenza, Fiaso: «Ecco i costi standard del 118 per fare meglio con meno»

di Rosanna Magnano

Dal bluff del blocco del turnover al ruolo positivo delle centrali di acquisto passando per un'analisi dei costi e dei possibili risparmi sul personale, sui mezzi e sugli strumenti utilizzati. E' la ricetta dei «costi standard» applicata al 118, un modello benchmark del servizio di soccorso con ambulanze e autovetture per «fare meglio con meno». È questo l'obiettivo e il risultato del Laboratorio «Servizi di emergenza territoriale 118» che Fiaso (la Federazione di Asl e Ospedali pubblici) ha promosso con la collaborazione scientifica dell'Università di Trento.

Al centro dello studio i servizi di emergenza di quattro Regioni: Lazio, Lombardia, Basilicata ed Emilia-Romagna, per un totale di oltre 20 milioni di potenziali utenti.

«In tempi di spending review - spiega Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso - si parla sempre più di riorganizzazioni e accorpamenti. La creazione di reti e processi trasversali realizzata nei sistemi di emergenza e messa in luce dalla nostra ricerca può rappresentare la chiave di volta per coniugare i risparmi con la qualità e l'universalità dei servizi».

Un focus puntato sul servizio di soccorso del 118, quindi, che pur assorbendo solo l'1,5% della spesa sanitaria pubblica rappresenta una sorta di cartina di tornasole dell'efficienza complessiva del Ssn e gioca tra l'altro un importante ruolo mediatico che impatta sull'immagine complessiva del sistema.

Qualche esempio di «costo standard». Per un medico specializzato servono 72,9 euro l'ora, per un infermiere 29,9 euro, per un barelliere 21,8. Ai costi del personale, che fa la parte del leone ma rappresenta anche la componente meno «aggredibile» - si aggiungono i mezzi di soccorso: 3,9 euro l'ora per le ambulanze (34mila euro l'anno), 3 euro l'ora per l'auto (26mila euro l'anno). Ma anche dotazioni tecnologiche e materiale snitario (v. tabella nei documenti correlati).

«Lo studio ha evidenziato una struttura organizzativa decisamente labour intensive - spiega Fiaso - in cui il costo del personale rappresenta la componente largamente più onerosa, oscillando tra il 75 e l'89% dei costi totali. Ne consegue una grande rigidità della struttura di costo, poiché, come noto, le spese per il personale sono difficilmente comprimibili, soprattutto in un arco di tempo breve».

Anche nei servizi di emergenza, ogni realtà locale ha un sistema peculiare. Le Regioni italiane hanno da sempre Sistemi 118 diversi», spiega il direttore generale dell'Areu Lombardia e responsabile scientifico del laboratorio: «ci sono Regioni in cui il sistema di soccorso è organizzato su base provinciale, mentre in altre (Lazio e Lombardia) è affidato ad Aziende regionali; allo stesso modo in alcune realtà c'è un'elevata presenza di associazioni, enti e cooperative del soccorso, mentre in altre si utilizza per lo più personale dipendente».
«Lo studio si è concentrato sull'attività di soccorso con ambulanze e autovetture - prosegue Zoli - individuando i rispettivi "costi di riferimento", ovvero il valore assegnato al consumo di risorse (fattori produttivi) da sostenere per garantire il soccorso sanitario. Per ogni singolo tipo di autoambulanza e autovettura, prendendo in considerazione tutti i possibili allestimenti, le dotazioni e il personale di volta in volta a disposizione, è stato calcolato un costo unitario standard, per ora di lavoro così come per anno, effettuando poi delle simulazioni per valutare la congruenza degli standard calcolati rispetto ai costi effettivamente sostenuti dalle organizzazioni sperimentatrici».

Il metodo. «Per i costi diretti del personale - spiega Fiaso - è stato utilizzato il valore medio del costo contrattuale, includendo oneri sociali e indennità medie. Per i costi indiretti si è invece fatto riferimento ai costi reali sostenuti dalle singole regioni, scegliendo poi i valori maggiormente significativi, così come per i materiali sanitari e i costi di struttura. Per le dotazioni tecnologiche è stato preso in considerazione il valore di sostituzione ammortizzato con l'aliquota prevista dal codice civile, per i mezzi di soccorso il valore di costo più elevato approssimato alle migliaia di euro, per rappresentare al meglio i costi di sostituzione che le Aziende devono sostenere periodicamente. I costi generali sono stati valutati, infine, per un ammontare pari al 2,5% dei costi diretti del servizio».

Una volta determinati i costi standard, la ricerca ha analizzato la natura dei possibili scostamenti. «I risultati hanno permesso di evidenziare - spiega Fiaso - come differenti scelte sull'organizzazione del servizio a livello regionale, così come differenti impostazioni a livello aziendale, ad esempio sulla composizione del personale a bordo delle ambulanze, condizionino i costi del servizio 118». In questo modo i costi standard individuati hanno rappresentato un metro di valutazione per misurare l'efficienza delle aziende e stimare un tetto massimo con cui confrontare i costi rendicontati dai fornitori o la compatibilità economica del servizio con i vincoli di bilancio imposti a livello regionale e nazionale.

A pesare di più sono i costi del personale. Ma mentre il blocco del turnover si è rivelato una terapia tutt'altro che appropriata, elementi di risparmio sono stati individuati nell'impiego di volontari e nell'utilizzo di centrali d'acquisto. Basta riflettere sul fatto che «aumentando l'anzianità media di servizio - continua lo studio Fiaso - e obbligando a ricorrere a straordinari e turni aggiuntivi, fa aumentare sensibilmente i costi dovuti a stipendi e indennità. Altra causa del mancato ricambio è l'utilizzo di personale non dipendente, con formule come il sistema premiante e l'impiego di specializzandi, che fanno lievitare i costi. Tra gli elementi di risparmio, invece, come è ovvio, l'impiego di personale volontario e della Croce Rossa Italiana. Gare uniche aziendali per gli acquisti e la manutenzione e l'utilizzo di centrali di acquisto regionali e nazionali aumentano l'efficienza del servizio e generano economie di scala, abbattendo così i costi».

Insomma obiettivo di Fiaso è quello di fornire uno «strumento per il benchmarking dei sistemi Regionali». «I risultati dello studio - spiega Walter Locatelli, direttore generale della Asl di Milano e responsabile del laboratorio, come vicepresidente Fiaso - vogliono in primo luogo offrire un'occasione di dibattito e confronto sui diversi sistemi regionali di soccorso, grazie all'analisi esaustiva delle modalità organizzative delle realtà che hanno partecipato. La metodologia predisposta dal gruppo di lavoro, composto da oltre quindici tra professionisti e ricercatori, può essere utilizzata, inoltre, da altre Regioni o Aziende per calcolare i costi dei servizi offerti e paragonarli con quelli individuati dalla ricerca, rappresentando così un utile strumento di benchmarking, cioè di confronto, che permetta risparmi reali senza dover intervenire con tagli lineari che minano la qualità del servizio».
E tra i progetti per il futuro del laboratorio c'è l'ampliamento dello spettro di analisi. «Per includere la spesa per le stesse Centrali Operative - conclude Locatelli - e il servizio di elisoccorso, individuando anche per questi ultimi i migliori costi operativi, così da analizzare il sistema dell'emergenza-urgenza nella sua interezza».