Sentenze

Spesa farmaceutica, in bilico un miliardo

di Roberto Turno

Un'altra, l'ennesima, stoccata del Tar del Lazio fa crescere le preoccupazioni sulla tenuta dei conti della spesa farmaceutica pubblica. I giudici hanno bocciato il metodo seguito per il ripiano a carico dei grossisti fin dal 2013. E presto si attende un'analoga pronuncia anche per le farmacie. Il tutto, mentre già sulla spesa ospedaliera lo stesso Tar del Lazio ha ripetutamente mandato alle ortiche il ripiano che le industrie dovrebbero pagare fin dal 2013 per il rosso della spesa farmaceutica in ospedale. Morale per i conti pubblici: sui farmaci, per i mancati ripiani, balla almeno 1 mld di euro, conti di quest'anno esclusi. In grandissima parte per effetto dell'azzeramento dei ripiani dell'ospedaliera a carico delle industrie farmaceutiche, ma ora anche, sebbene in parte decisamente minore, anche di grossisti e farmacie per la farmaceutica territoriale.

Un macigno che il Governo affronterà da metà settembre, quando il capitolo scottante del pay back (i ripiani) a carico della filiera del farmaco sarà affrontato in un tavolo tra le parti in vista della messa a punto della legge di Stabilità 2016.
Restano nel frullatore i conti del Servizio sanitario nazionale. Anche perché la stessa «Intesa» tra Governo e regioni sui tagli da 2,35 mld per quest'anno, ma anche per i prossimi due anni (salvo ulteriori inasprimenti), rischia di non farcela a far invertire il segno all'andamento dei bilanci di asl e ospedali, quanto meno nelle forme e nell'intensità auspicate dall'accordo. Un accordo, va detto, che ha sostanzialmente già aperto il laboratorio della spesa sanitaria alla spending review che il Governo ha in mente dirilanciaredalprossimoanno, come confermato al nostro giornale dal commissario governativo Yoram Gutgeld. Quasi un tesoretto già messo in cassaforte, almeno nelle intenzioni. Fatto sta che la tenuta finanziaria dell'intesa sui tagli, confluita con un maxi emendamento nel Dl 78 su enti locali e regioni all'esame del Senato, è stata appena messa pesantemente in dubbio dai tecnici del Servizio del Bilancio del Senato, accendendo una spia sulla solidità di quella manovra anche per gli anni a venire.

Nel mirino del resto sono finiti i due capitoli più “ricchi” quanto a risparmi ipotizzati dall'accordo tra il Governo e i governatori: la strettasull'acquisto di beni e servizi e il giro di vite per i dispositivi medici, che da soli dovrebbero fruttare 1,33 mld quest'anno e quasi 1,6 mld dal 2016. Ipotesi quanto meno azzardata, però, secondo l'analisi del Servizio del bilancio di palazzo Madama. Secondo il dossier, sui tagli per l'acquisto di beni e servizi ci sarà «difficoltà a conseguire un risparmio pieno in corso d'anno». Tanto più, come del resto già segnalato anche dalla Ragioneria, «non sembra prudenziale ipotizzare di conseguire risparmi calcolati su base annuale nel ristretto arco di tempo intercorrente tra le date di rinegoziazione dei contratti», che avverrà dopo l'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, e fine anno. Insomma, risparmiare quelle cifre in 3-4 mesi appena, rasenta la follia. E così sarà anche in seguito, e non solo per il 2015. Perché davanti alla rinegoziazione dei contratti all'orizzonte spunteranno verosimilmente valanghe di contenziosi e «l'adozione di comportamenti degli operatori privati volti a ridimensionare l'impatto della norma fornendo prodotti di minore qualità ovvero sfruttando, in taluni ambiti, una situazione di sostanziale monopolio». Rischio flop altissimo, insomma. Ragionamento analogo viene fatto per la manovra sui dispositivi medici, con l'aggiunta che «la possibilità effettiva di realizzare la correzione di spesa prospettata appare condizionata dal livello di tale correzione, che già nel 2016 dovrebbe attestarsi al 9% annuo (quasi il doppio di quanto previsto per beni e servizi), soprattutto considerando che nell'arco di due anni si è già registrato un calo di tale aggregato di spesa da 7 a 5,7 mld circa». In sostanza, sarebbe un massacro per il settore. E per gli assistiti. E dietro l'angolo, il rischio di un altro buco nell'acqua sul fronte dei risparmi. Ricostruzioni, quelle dei tecnici del Senato, che non hanno scalfito la commissione Bilancio di palazzo Madama, che ha trasmesso il testo del decreto all'aula senza nulla toccare di quelle norme.

Ma intanto il Governo è stato messo sull'avviso. Perché tra pay back sui farmaci e accordo sui tagli, potrebbero mancare all'appello fino a 2,5 mld. E la spending andrebbe rafforzata perfino di più.


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