Sentenze

Specializzandi, 24 milioni agli iscritti nei corsi dal 1983

di Patrizia Maciocchi

Ennesima condanna dello Stato per i mancati rimborsi agli ex medici specializzandi. L'ultimo verdetto con il quale la Corte d'Appello di Roma (sentenza 6942/2015) dà partita vinta ai camici bianchi, stabilisce un “indennizzo” di 24 milioni di euro in favore di 667 ricorrenti che si sono specializzati nel decennio 1983-1993. Con la sentenza la Corte capitolina risparmia ai ricorrenti anche l'onere di dimostrare che nel periodo nel quale si sono specializzati non hanno svolto altre attività retribuite «in ordine alla prova circa l'esclusività e la continuità dei corsi di specializzazione frequentati dagli appellanti - si legge nella sentenza - si rileva che trattasi di circostanza cui gli istanti non sono in grado di rispondere a causa dell'inadempienza dello Stato e che del resto a causa di tale inadempienza...sono stati costretti a seguire i corsi di specializzazione privi delle regole previste nelle direttive Cee».

La sentenza della Corte d'Appello di Roma arriva dopo la decisione con la quale il Tribunale di Bologna (sentenza 3063 del 27 ottobre 2015) aveva allargato i risarcimenti anche agli immatricolati alle scuole prima dell'83, inserendo nei rimborsi gli anni dal '78 all''83, malgrado solo per i corsi successivi sussistesse un obbligo di adempiere alle direttive Ue. Alla base della tesi di risarcimenti più diffusi ci sarebbe una supposta disparità di trattamento per chi si trovava nelle medesime condizioni.

Sul punto si dovranno però esprimere le Sezioni unite della Cassazione chiamate in causa con l'ordinanza interlocutoria del 18 novembre scorso (n.23652). Il Supremo collegio dovrà appianare i contrasti sorti all'interno della stessa Cassazione sul diritto “retroattivo” o meno. Secondo la sezione remittente l'esclusione non sarebbe discriminatoria, considerando che per gli iscritti ante '83 le regole da applicare erano quelle esistenti al momento di avvio del corso per l'intera sua durata. I giudici remittenti non trascurano neppure le esigenze di finanza pubblica «che hanno consentito l'evidente gradualità temporale nel complessivo adeguamento dell'ordinamento nazionale alla normativa comunitaria». La partita che si gioca in effetti non è di poco conto. Secondo gli Ordini, i medici specializzandi, iscritti tra il 1983 e il 2006 sono 160 mila. Il rischio di esborso per lo Stato, calcolato oggi in 4 miliardi potrebbe lievitare. Un'ipotesi che ha indotto 21 senatori a presentare una mozione (1-00498) per chiedere un impegno del Governo per una soluzione che preveda un congruo indennizzo in modo da porre fine all'enorme contenzioso. In questa direzione vanno anche le raccomandazioni di Consulcesi, il pool di avvocati che rappresenta la maggior parte dei ricorrenti (402 milioni di risarcimenti sui circa 500 riconosciuti). Per il presidente Massimo Tortorella il governo di trova davanti ad un bivio: continuare a pagare i medici o trovare un accordo con loro.

Proprio il prossimo martedì Consulcesi sarà a Torino per “distribuire” ai camici bianchi assegni per circa 9 milioni di euro, mentre promette, a breve, di lanciare una nuova class action.


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