Sentenze

Consiglio di Stato: emoderivati, largo alla concorrenza. Ma con regole precise

di Lucilla Vazza

Il Consiglio di Stato ha detto sì alla concorrenza nel mercato degli emoderivati, ma l'autorizzazione sarà solo per le aziende che garantiscono dai rischi di contaminazioni. Nella sentenza si precisa che - sempre che sia garantita la tutela della salute dal rischio di contaminazione del sangue raccolto in Italia - «un sistema più aperto al mercato europeo è strumento essenziale per assicurare il contenimento della spesa sanitaria e, al contempo, migliorare i livelli di sicurezza del plasma e di efficacia dei farmaci prodotti (condizioni che un sistema tendenzialmente monopolistico non è in grado di assicurare)».

La terza sezione del Consiglio di Stato, con sentenza n. 4870/2017 pubblicata oggi, ha dunque confermato la sentenza del Tar Lazio che aveva respinto il ricorso proposto da una società di produzione di farmaci emoderivati con stabilimenti in Italia, contro l'autorizzazione concessa a due aziende concorrenti, operanti rispettivamente in Svizzera e in Svezia.

Confermata sentenza Tar Lazio
Palazzo Spada con questa decisione conferma quanto già indicato dal Tribunale amministrativo del Lazio. Il Tar aveva bocciato il ricorso presentato dall’impresa che produce farmaci emoderivati in impianti produttivi italiani, contro l'autorizzazione rilasciata a due imprese concorrenti, attive in Svizzera e in Svezia. In particolare l'azienda aveva agito contro il decreto ministeriale del 2014, reclamandone l'annullamento sul presupposto che entrambe le concorrenti sarebbero prive dei requisiti per essere autorizzate alla lavorazione del plasma italiano. Si sono costituiti in giudizio il ministero della Salute, la Regione Lazio, le due imprese produttrici Csl Behring Spa e Octapharma Spa.

I giudici di Palazzo Spada hanno chiarito che, essendo in tali Paesi il sistema di raccolta del sangue pubblico e no profit, tali condizioni garantiscono dal rischio di contaminazione del plasma italiano.
La sentenza precisa anche che – sempre che sia garantita la tutela della salute dal rischio di contaminazione del sangue raccolto in Italia – un sistema più aperto al mercato europeo è strumento essenziale per assicurare il contenimento della spesa sanitaria e, al contempo, migliorare i livelli di sicurezza del plasma e di efficacia dei farmaci prodotti (condizioni che un sistema tendenzialmente monopolistico non è in grado di assicurare).


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