Aziende e regioni

10° Meridiano Sanità/ Puzzle Italia su cure e assistenza, prima l’E.Romagna, ultime Campania e Calabria. La ricetta: investire in prevenzione e innovazione per creare valore

di Barbara Gobbi

Investire in prevenzione e in innovazione per recuperare e, anche, per generare nuovo valore in un sistema sanitario provato dagli effetti del federalismo sanitario, dal perdurare della crisi economica, dai vincoli di finanza pubblica e dai recenti tagli alla sanità. Si muove su un doppio binario la ricetta proposta dalX Meridiano Sanità, il report di “The European House Ambrosetti” presentato oggi a Roma.
Le proposte si muovono quindi su un doppio binario (v. articolo correlato): riconoscere il ruolo determinante della prevenzione per lo sviluppo sociale, la crescita economica. combattendo le malattie infettive e i fattori di rischio per le patologie croniche, con una serie di strumenti economici e operativi come il poneziamneto dei programmi di screening, l’istituzione di un fondo nazionale vaccini e la destinazione effettiva del 5% delle risorse come finanziamento minimo delle politiche di profilassi; dall’altra parte, salvaguardare l’innovazione con una serie di trumenti, tra cui il potenziamento dell’Hta, l’avvio di nuovi modelli di partnership pubblico/privato, il mantenimento di un rapporto costante tra spesa sanitaria e Pil.

Una strategia più che necessaria, affermano Daniela Bianco ed Emiliano Briante, rispettivamente project leader e project coordinator del report che quest’anno porta il titolo”La sanità del futuro. Prevenzione, Innovazione e Valore” (v. articolo correlato). Del resto, basta guardare quello che è il cuore del rapporto di quest’anno: il benchmarrk tra i servizi sanitari regionali, che inevitabilmente stila la classifica tra i “viruosi” e le “maglie nere” della sanità italiana. A partire da 4 aree di analisi interpretate dal Meridiano Sanità Regional Index: sotto la lente gli indicatori che fanno capo ai gruppi “salute delle popolazione”, “equità e capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute”, “efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria”, “qualità dell’offerta sanitaria e responsiveness del sistema”. I 40 indicatori, 10 per ogni area, rinviano per l’ennesima volta il ritratto di un’Italia spaccata, con un Nord nel complesso virtuoso e con un meridione che ancora arranca, al di sotto delle medie nazionali. Al top della classifica generale, l’Emilia Romagna seguita da Lombardia e Toscana. Meglia nera assoluta, ex aequo, a Campania e Calabria, precedute dalla Sicilia e poco più su dalla Sardegna. Il Lazio, impegnato in una complicata opera di risanamento, è con un punteggio pari a 5,5 al di sotto della media Italia, pari a 6,0. Ma ciò che salta agli occhi, ad analizzare le classifiche per singola area, è soprattutto il problema equità ed è su questo fronte che occorre più intervenire. «La novità introdotta dall’Indice - si legge al capitolo 5 del report - è la misurazione delle disomogeneità registrate dai Ssr. Alla vode equità, in particolare, sei indicatori presentano un indice di disomogeneità superiore al 40%: sono il tasso di emigrazione sanitaria, il numero di posti letto per anziani nelle Rsa, l’accesso all’innovazione farmaceutica, il numero di anziani trattati in Adi, la copertura dei programmi di screening». Obiettivi lontani per la maggior parte delle Regioni del Sud, su cui urge intervenire se non si vuole che le due macro-tessere del puzzle Italia si allontanino inesorabilmente l’una dall’altra, sancendo la grave ingiustizia della disparità di trattamento dei cittadini. Che origina da politiche sanitarie sbagliate o inappropriate ma anche, banalmente, dalla quantità di risorse che si decide di mettere in campo: «C’è una relazione molto forte - spiegano gli analisti - tra la ricchezza di una Regione, le risorse che essa destina al settore della salute e i risultati di performance che il sistema sanitario ottiene». Ancora. è forte la relazione tra spesa sanitaria pubblica e privata: nei territori dove la spesa sanitaria privata è superiore si registra anche una spesa sanitaria pubblica maggiore alla media nazionale. Quindi la spesa privata non è stata usata per compensare un basso esborso pubblico, ma per migliorare le performance complessive. Ma attenzione: la conclusione che le Regioni più performanti siano quelle che più spendono, amplifica il rischio di non equità del sistema. Ed è da qui che bisogna ripartire. La ricetta di Meridiano Sanità punta sulla prevenzione. E sull’innovazione.


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