Aziende e regioni

Giornata nazionale contro la corruzione in sanità/ Un miliardo di sprechi evitabili e malaffare nel 37% delle aziende

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Almeno un miliardo di euro l’anno va sprecato, nelle aziende sanitarie locali e in quelle ospedaliere, per voci di spesa non direttamente collegabili all’assistenza, ma il cui gonfiarsi sottrae di fatto risorse utili alle cure. E se negli anni si registra una dinamica decrescente - a osservare i conti economici (anno 2013) di tutte le 250 strutture sanitarie considerate - il trend in diminuzione non è attribuibile ad azioni particolarmente incisive - di fatto presenti per lo più sulla carta e non a livello operativo - ma alla logica dei tagli lineari che a partire dal 2009 ha caratterizzato la spesa sanitaria complessiva. Senza possibilità di intervenire con il “bisturi”, cioè selezionando il “di più”, l’inappropriato e, anche, il frutto amaro della corruzione. Gli sprechi nelle voci di spesa per beni e servizi che non incidono direttamente sull’assistenza sanitaria e non sono collegati all’efficacia dell’intervento, come quelle per la mensa, la lavanderia e la gestione dei rifiuti speciali, sono dunque diminuiti in media del 4,4% l’anno, ma la loro incidenza rispetto alla spesa complessiva non si è ridotta. E il settore “fa gola”, con i suoi 110 miliardi di spesa pubblica.

Sono queste le principali evidenze che emergono dal progetto “Curiamo la Corruzione” (www.curiamolacorruzione.it ), presentato oggi a Roma al Tempio di Adriano in occasione della prima Giornata nazionale contro la corruzione in Sanità. Alla presenza, tra gli altri, della ministra della Salute Beatrice Lorenzin, del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone e del sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca Davide Faraone. L’iniziativa, realizzata da Transparency International Italia, Censis, ISPE-Sanità e Rissc e finanziata da Siemens Integrity, è pensata per promuovere il miglioramento del Sistema sanitario nazionale grazie a una maggiore trasparenza, integrità e responsabilità individuale e collettiva nella sanità attraverso attività di ricerca, formazione e comunicazione sul territorio, sensibilizzazione dei decisori pubblici e privati, sperimentazione di misure anticorruzione nelle strutture sanitarie pilota di Bari, Melegnano, Siracusa e Trento.
Alla Giornata aderiscono il Segretariato italiano studenti di medicina, il Segretariato italiano giovani medici, l’Associazione italiana medici, Cittadinanzattiva e Federsanità che hanno allestito 16 postazioni presso le Asl e aziende ospedaliere di tutto il territorio nazionale, per sensibilizzare cittadini, studenti, medici e professionisti sanitari e facendo loro edificare muri simbolici contro la corruzione.

Il Report. Tre gli aspetti analizzati, in corrispondenza a 3 macro azioni condotte rispettivamente da Censis, Rissc e Ispe: la percezione della corruzione da parte dei dirigenti di 151 strutture sanitarie, l’analisi del livello di rischio-corruzione nei processi di acquisto delle aziende sanitarie, gli indicatori di spreco nei conti economici. E se per gli sprechi evitabili nei conti economici, come detto, si fa l’ipotesi di un miliardo - ma è ben di 403 milioni di euro la stima dello spreco “altamente ingiustificato”, rispettivamente 170 milioni per le Asl e 233 milioni per le Ao, sempre nel 2013 - a far da cartina di tornasole di un sistema che si conferma ad alto rischio è il monitoraggio su chi costantemente lavora nelle strutture sanitarie pubbliche. Secondo i dirigenti interpellati sulla percezione della corruzione, infatti, nel 37% di 151 aziende sanitarie italiane si sono verificati episodi di corruzione negli ultimi cinque anni, e in circa un terzo dei casi questi episodi non sono stati affrontati in maniera appropriata. Il 77% dei dirigenti sanitari - spiegano ancora i curatore del Report - ritiene che ci sia il rischio concreto che all’interno della propria struttura si verifichino fenomeni di corruzione (e questo rischio è giudicato elevato dal 10% di loro).
Due gli ambiti che più prestano il fianco a pratiche corruttive: appalti e assunzioni di personale. Al primo posto, l’83% dei dirigenti sanitari indica i rischi che si annidano negli acquisti di beni e servizi e il 66% nella realizzazione di opere e infrastrutture, mentre il 31% sottolinea la possibilità che si seguano scorciatoie illecite nelle assunzioni.

Ciò detto, le aziende in questi anni hanno lavorato, pur se con risultati inferiori alle aspettative e incisivi a metà. Il 97% delle strutture sanitarie ha adottato un Codice di comportamento dei dipendenti integrativo rispetto a quello previsto per i dipendenti pubblici, il 93% ha predisposto un Regolamento per le procedure d’acquisto, il 92% afferma che nella propria struttura esistono procedure trasparenti per l’aggiudicazione degli appalti, l’85% ha previsto procedure per la segnalazione di casi di corruzione e azioni a tutela dei dipendenti che le effettuano (i “whistleblower”). Ma la lotta alla corruzione è un giano bifronte: perché abbia successo dev’essere molto concreta. Invece, l’esame dei Piani anticorruzione, previsti dalla L. 190/2012, di 230 aziende sanitarie rivela che nel 40% dei casi si sono limitate a un adempimento formale dell’obbligo di legge, non inserendo all’interno del Piano né l’analisi dei rischi di corruzione, né le misure di prevenzione, mentre il 33% ha svolto un’analisi parziale e solo una struttura sanitaria su quattro ha risposto in pieno al dettato normativo. Poco più di un quarto delle aziende sanitarie (il 26%) ha pubblicato una tabella analisi dei rischi piuttosto esaustiva,cioè relativa a: aree organizzative, processi e attività, relativo grado di rischio e possibili misure di contrasto o prevenzione. Probabilmente anche per questi motivi, concludono gli autori del report, il 35% dei dirigenti sanitari ritiene che il Piano non impatti in maniera decisiva sulla diffusione della corruzione.

I 5 rischi più gravi per il Ssn secondo i responsabili contro la corruzione nelle aziende, sono:
1. accordi preventivi tra i partecipanti ad una gara, soprattutto nella
spartizione dei lavori in subappalto;
2. definizione di esclusività di un servizio, che elimina la
concorrenza a favore dell'impresa titolare del servizio o del bene;
3. rimodulazione indebita del cronoprogramma in funzione delle
esigenze o a vantaggio dell'appaltatore;
4. la nomina di soggetti di parte nelle commissioni di gara per
garantire un occhio di favore nella selezione del contraente;
5. il comodato gratuito o la donazione di attrezzature, farmaci e
dispositivi per generare maggiori consumi o spese non previste
o non autorizzate.

I rischi più frequenti nei piani anticorruzione sono invece:
1. il rischio di accettare o richiedere varianti in corso d’opera
per permettere all'impresa appaltatrice di recuperare –
illegittimamente – lo sconto offerto in sede di gara;
2. l’uso distorto del criterio dell'offerta economicamente più
vantaggiosa;
3. l’adozione, nell’ambito del disciplinare, di condizioni tecniche
od economiche o di altre specifiche che favoriscono di fatto
un’impresa a scapito delle concorrenti;
4. l’abuso dell'affidamento diretto;
5. l’adozione di un provvedimento di revoca del bando strumentale
all’annullamento di una gara, al fine di evitare l’aggiudicazione
in favore di un soggetto diverso da quello atteso, ovvero al
fine di creare i presupposti per concedere un indennizzo
all’aggiudicatario.


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