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Pazienti sempre più poveri: la grande fuga dalle cure

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Impoverimento crescente e l’ampliarsi delle diseguaglianze zavorra i bilanci familiari e incide molto pesantemente sulle cure, anche su quelle essenziali per i pazienti. Che negli ultimi anni sono arrivati a “trascurarsi” tanto da consentire la maggiore diffusione di malattie importanti, come quelle oncologiche o il diabete, patologia cronica per eccellenza.

A tracciare un quadro a tinte decisamente fosche è l’ultimo sondaggio CGM Health Monitor, che si avvale - oltre che della consueta collaborazione de Il Sole-24Ore Sanità (si veda il n. 13/2016) - della consulenza e promozione dell’Omceo della Provincia di Bari.

Con questa indagine si intende indagare il rapporto tra medicina e condizione di povertà (anche per quanto riguarda l’immigrazione) dal punto di osservazione dei medici delle cure primarie. Sono loro che quotidianamente, nella pratica clinica e nell’attività professionale, si confrontano con le scelte dei pazienti in materia di salute e con le difficoltà che questi incontrano in ambito sanitario.

Ebbene, per l’80% dei camici bianchi il numero dei pazienti che ha rinunciato a curarsi è aumentato negli ultimi anni, e le rinunce riguarderebbero in prima battuta, per un quarto del campione, i farmaci. E farmaci importanti: medicinali o terapie salvavita per il 74% del campione, terapie essenziali per il 40% e indagini diagnostiche essenziali per il 36% degli intervistati.

Pesante anche l’abbandono del ricorso all’assistenza domiciliare (per il 22%) e a un’alimentazione sana (13 per cento).

Adulti (per il 42%) e anziani (per il 47%) sono le fasce di pazienti più colpite dalla crisi. Con conseguenze inevitabilmente pesanti: la rinuncia a curarsi per ragioni economiche è «talvolta» causa di maggiore diffusione di malattia per il 57% dei medici intervistati e lo è «spesso» per 3 medici su 10 (il 31 per cento).

Gravi le conseguenze stimate: malattie oncologiche, patologie infettive e diabete si sarebbero diffuse in conseguenza dell’impoverimento - probabilmente per la minore attitudine alla prevenzione - con potenziale pericolo per la salute pubblica. Ma il rischio, a parere di chi ogni giorno riceve nel proprio ambulatorio decine di pazienti, è anche e soprattutto per la salute del singolo: la rinuncia agli esami diagnostici - e qui inevitabilmente vien da pensare al “decreto appropriatezza” (si legga articolo a pagina 12) - è «spesso» una realtà nel 13% dei casi e lo è «talvolta» nel 56%.

Il focus sugli immigrati irregolari. Nell’ultimo quinquennio la presenza dei “codici Stp” è aumentata per il 53% degli intervistati, che confermano il quadro epidemiologico già noto tra i migranti: malattie dermatologiche, patologie infettive e, ad ampia distanza, cronicità. Ma il focus sottolinea soprattutto le difficoltà burocratiche incontrate nella presa in carico dei bimbi figli di stranieri irregolari: le denuncia il 69 per cento dei pediatri. Come dire che proprio per i più fragili l’accesso alle cure si attesta un percorso a ostacoli.


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