Aziende e regioni

Corte dei conti: gli Ifo di Roma risalgono (troppo) lentamente la china. Disavanzo a 42,6 mln

di B. Gob.

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Anticipazione. La premessa è che la razionalizzazione è sulla strada buona: razionalizzati ricoveri e prestazioni di ambulatorio, stretti i costi (-23,3%) per la ricerca - il cui valore di produzione fa un mini-balzo di +7,7% grazie a contributi pubblici e privati - ridotta la spesa farmaceutica ospedaliera che, anche per l’alto costo dei farmaci oncologici impiegati, resta comunque una voce di bilancio consistente e difficilmente comprimibile, gli Istituti fisioterapici ospitalieri di Roma stanno faticosamente risalendo la china. Tanto da certificare per il 2014 un bilancio meno in rosso degli anni precedenti: il disavanzo, sempre alto, è pari a 42,6 milioni, in calo rispetto ai -54,4 milioni nel 2013, con conseguenti effetti sul valore del patrimonio netto che si attesta a 80,122 milioni, per effetto dei contributi per ripiano perdite e dei finanziamenti per investimenti. Mentre la liquidità esposta nella parte attiva della situazione patrimoniale è assoggettata a pignoramento per il pagamento, per lo più, di fatture inevase.

La Corte dei conti nella sua Relazione 2014 (relatore Piergiorgio Della Ventura) fa un’attenta disamina degli Istituti, che comprendono il “Regina Elena” per la ricerca, lo studio e la cura dei tumori e l’Istituto “Santa Maria e San Gallicano” per la ricerca, lo studio e la cura delle dermopatie anche oncologiche e sessualmente trasmesse, entrambi Irccs fin dal 1932. Nel documento si tiene proprio conto di questa specificità e della mission monotematica. Che «non può non avere riflessi - rilevano i magistrati contabili - sugli andamenti economico-finanziari dell’ente, le cui componenti non sono confrontabili, quanto alla remunerazione delle prestazioni, con le altre aziende sanitarie della regione». Non a caso, i contributi straordinari della regione nel 2014 hanno raggiunto i 552 milioni di euro. Ma c’è ancora da stringere la cinghia, anche a fronte di un valoire della produzione che si attesta a 194,2 milioni di euro, con un incremento dell’1,94% definito «troppo modesto per incidere in modo significativo sul risanamento dei conti». Restano, a completare il quadro, il nodo della carenza di medici, infermieri e tecnici che ha indotto gli Ifo, per i camici bianchi, a ricorrere a personale a contratto e per le altre categorie a coprire i bisogni con il ricorso a società esterne. Datiche stridono con l’aumento dei compensi percepiti dagli organi dell’Ente: tutti in crescita rispetto all’anno prima.

Nel complesso l’autosufficienza è ancora lontana, sintetizza la Corte: è necessario che gli Ifo rapportino le uscite alle risorse disponibili e, nel contempo, «diano impulso ai meccanismi di autofinanziamento per il raggiungimento di accettabili margini di autosufficienza». Del resto, come richiesto dal Dlgs 288/2003, gli Irccs devono «uniformare la propria attività a criteri di efficacia, efficienza ed economicità».


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