Aziende e regioni

L’Abruzzo dà l’addio alla maglia nera

di Licia Caprara

Adesso ci vuole un’altra maglia, di un colore diverso. Quella nera l’Abruzzo può finalmente dismetterla. Perché è uscito dal Commissariamento per il deficit della sanità dopo nove anni, e perché è la prima Regione ad aver approvato il riordino della rete ospedaliera secondo i parametri del decreto 70. Che rappresenta l’ultimo, importante adempimento di una lunga lista, puntualmente portata a termine seppur con inevitabili sacrifici.

Quella di oggi è una sanità profondamente mutata rispetto al 2007, alleggerita negli assetti organizzativi e dimagrita sul fronte delle unità operative, ma resa più efficiente e sicura da una serie di azioni messe in campo. Dal potenziamento della rete dell’emergenza-urgenza, dall’attivazione dei servizi di trasporto Sten e Stam, alla chiusura dei punti nascita non rispondenti agli standard di sicurezza previsti, alla riduzione del tasso di ospedalizzazione al 153 per mille, al miglioramento nei punteggi per l’erogazione dei Lea, alla riconversione dei piccoli ospedali: ogni passaggio, conquistato con fatica, ha contribuito a disegnare il nuovo profilo del sistema sanitario abruzzese, secondo scelte mirate a coniugare la sostenibilità economica con la qualità dei servizi.

L’iter di uscita dal Commissariamento, dunque, è iniziato con l’ok del Tavolo di monitoraggio, che ha ritenuto esauriti gli adempimenti prescritti, a cui seguiranno tre fasi successive: nei prossimi giorni la Giunta regionale approverà una delibera con cui ci sarà il passaggio di poteri e il ritorno alla gestione diretta da parte dell’Ente, documento che poi sarà al vaglio della conferenza Stato-Regioni e del Consiglio dei ministri. Un iter che potrebbe essere definito anche prima della pausa estiva se si riuscirà a inserire l’esame nel calendario programmato. «Questo è un traguardo che mi piacerebbe fosse vissuto con orgoglio dalla comunità abruzzese - commenta l’assessore alla Programmazione sanitaria Silvio Paolucci con evidente soddisfazione -. Ora c’è un altro percorso da fare: garantire la qualità e gli esiti delle cure, e sono certo che alle condizioni di oggi sarà più agevole migliorare l’assistenza. Quanto alla riclassificazione degli ospedali e alla riconversione di alcuni servizi di Pronto soccorso in Punti di primo intervento, la nuova rete ospedaliera non taglia nulla in quanto il numero dei posti letto rimarrà invariato. La riorganizzazione è stata progettata secondo un modello che ha previsto due momenti: in primo luogo il potenziamento della rete emergenza-urgenza per garantire al cittadino un percorso capace di minimizzare i tempi di percorrenza rispetto alla soluzione di problematiche tempo/dipendenti, come ictus, trauma e infarto; in secondo luogo la valorizzazione delle competenze ed esperienze degli operatori in modo da concentrare la casistica e aumentare il numero delle prestazioni nei diversi presidi secondo la vocazione di ciascuno».

L’Abruzzo, dunque, volta pagina, ma è legittimo nutrire più di una preoccupazione sul ripristino del potere decisionale nelle mani del governo regionale in materia di sanità. A dire del grado di responsabilità e affidabilità degli eletti in Consiglio, basta il segnale arrivato appena poche ore dopo la vittoria al tavolo romano, con la maggioranza andata giù proprio sul documento che avrebbe dovuto sostenere l’azione commissariale e il piano di riordino. Una prova di immaturità e inadeguatezza evidente, che preannuncia una strada tutta in salita per la sanità che Paolucci ha ridisegnato tenendo d’occhio numeri, geografia e qualità. Sarà dura. E se prevarranno i campanili e le vecchie logiche di salvaguardia dell’esistente, le Regioni modello l’Abruzzo resterà a guardarle da lontano.

Licia Caprara

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