Aziende e regioni

Ospedali, sicurezza da 30 miliardi

di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi)

ll peso insostenibile di un'età media di quasi 90 anni con punte di oltre 160, 24 miliardi di assegnazioni in 28 anni e 3-4 ancora fermi ai blocchi. E sprechi che non mancano mai, ma non dappertutto nel Paese delle ventuno sanità, gli interventi inutili, le grasse razzie dei soliti predoni della cosa pubblica. Gli ospedali pubblici si confermano uno degli anelli più deboli della fragile catena degli interventi di ristrutturazione e di rifacimento del look del patrimonio edilizio nazionale. Come ha dimostrato una volta di più la catastrofe del terremoto che il 24 agosto ha stroncato quasi trecento vite e ne ha dirottate a centinaia fuori dai comuni dell'epicentro del sisma.

Così era stato a L'Aquila col suo ospedale caduto in macerie, così è di nuovo capitato sette anni dopo con l'ospedaletto di Amatrice che già era nel mirino dei pm. Ma proprio dopo il terremoto che devastò il capoluogo abruzzese nel 2009, giusto pochi mesi dopo, un rapporto dell'allora ministero del super Welfare in una audizione ad hoc della commissione d'inchiesta del Senato presieduta da Ignazio Marino, mise in guardia sui rischi di un patrimonio di edilizia sanitaria che rischiava se non di cadere a pezzi, comunque di degradare pericolosamente. E fornì cifre che oggi suonano tristemente profetiche: per mettere a norma e in sicurezza tutti gli ospedali italiani occorrevano 30 miliardi, e tra 3,5-4 per gli interventi urgenti nelle aree a elevato rischio sismico.

I conti fatti e l'allarme lanciato senza perifrasi dopo il terribile shock del sisma del 2009,non nascevano a caso. In un certo senso venivano da lontano ma anche dalla vicina consapevolezza del troppo tempo perso e delle risorse non raramente andate sprecate soprattutto dalla dorsale appenninica in giù. Col 35% di strutture sorte prima del 1940 e spesso nell'Ottocento ed edifici prevalentemente in muratura; e ancora, il 40% costruite tra il 1940 e il 1990, venute su col cemento armato ma senza per questo poter garantire la totale sicurezza dalle scosse sismiche specie se di alta magnitudo.

Esattamente l'opposto di quanto un ospedale ha il dovere di garantire a chi deve curare. «Una fotografia impietosa, scattata nel 1998 dal «rapporto Guzzanti», il professore ed ex ministro della Sanità scomparso poco più di due anni fa: ospedali con età media di 70 anni, ma con punte di 145 (in Umbria) e di 110 nel Lazio dove il Policlinico Umberto I è stato l'emblema del degrado e del diluvio di denari (pubblici) malamente spesi. Settant'anni d'età che 18 anni dopo fanno quasi 90, appunto, e strutture ormai più che centenarie.
Un terremoto, se non si sono rimesse le cose a norma, se gli interventi davvero anti-sisma non sono stati realizzati e comunque eseguiti a dovere, crea inevitabilmente morti e devastazione. Come puntualmente accade. Anche se c'è da domandarsi quanto servano le ristrutturazioni, piuttosto che apparecchiare una rete ospedaliera nuova di zecca. E sicura.

Ad avere le casse piene, a meno che non si ricorra a partnership pubblico-privato, segnalava il ministero del Welfare sette anni fa. Intanto un po' d'acqua è passata sotto i ponti e operazioni di lifting non sono mancate. Ma non bastano mai. Come i fondi per gli investimenti in sanità: sono praticamente fermi da anni. Per la manovra 2017 è allo studio un mini sblocco di risorse. C'è voluto un altro terremoto, e chissà se basteranno.


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