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Sostenibilità, nuova domanda e innovazione. Il punto alla Leopolda

di Carla Collicelli (advisor scientifico Fondazione Censis)

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Forum sulla sostenibilità e le opportunità nella salute della Leopolda (del 23 e 24 settembre) costituisce una occasione preziosa per ragionare in maniera intersettoriale ed interdisciplinare sul futuro della sanità italiana. Una sanità rispetto alla quale non sussistono dubbi sulla qualità e le competenze del personale, e sulla efficienza dei servizi per le acuzie e le urgenze, ed in particolare delle strutture ospedaliere. Un esempio recente, che ha goduto degli onori della cronaca in quanto ripreso da molta stampa, è l'intervento salvavita e di urgenza prestato in un importante nosocomio romano alla moglie del premio Nobel Amartya Sen senza che se conoscesse l'identità. Il prof. Sen ha avuto parole di grande elogio nei confronti degli operatori e della struttura, per la qualità tecnica dell'intervento, la tempestività (l'operazione è stata effettuata in piena notte avvertendo il marito telefonicamente) ed il comportamento degli operatori. Nulla di sconosciuto per chi frequenta gli ospedali del paese. Ma a volte non ci si rende conto di come la domanda di prestazioni in ambito sanitario sia cambiata e vada ulteriormente cambiando. E se fino a qualche tempo fa alla sanità ci si rivolgeva prevalentemente per eventi traumatici ed acuti, oggi i problemi più diffusi e le criticità maggiori delle famiglie italiane nell'ambito della salute sono le malattie neuro-degenerative, le disabilità e le patologie croniche. Tutti ambiti epidemiologici che necessitano di cure continue ed a lungo termine, da attivare prevalentemente a domicilio del paziente, o in regime ambulatoriale e con la utilizzazione di tecnologie e strumentazioni complesse e costose per il monitoraggio e la diagnosi. Ed è in questi settori che sorge principalmente la questione della sostenibilità del sistema, in quanto per le prestazioni diagnostiche e specialistiche, da un lato, si registra una crescente difficoltà a rispondere alla domanda in tempi ragionevoli, ed al tempo stesso lievitano i costi della compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini e dell'Intramoenia; e dall'altro lato per le patologie invalidanti e le disabilità la famiglia si ritrova quasi sempre sola a gestire situazioni assistenziali complesse ed onerose.

Ben venga dunque una seria discussione sulla sostenibilità, purché la si intenda come sostenibilità a tutto tondo, in primis sul piano della qualità della vita e dei costi sociali ed economici per le famiglie. E ben venga una maggiore attenzione per le potenzialità che l'innovazione tecnologica offre: a cominciare dai farmaci innovativi, in grado di portare a soluzione tanti drammi e tante patologie prima incurabili, per finire alle tecnologie informatiche ed alla cosiddetta sanità digitale.

Una recente ricerca del Censis per Arsenal.it ha messo in evidenza l'importanza di quella che in Veneto è stata definita “sanità a km. 0”, una sanità cioè che grazie alla informatica permetta di ridurre le distanze tra servizi ed utenti, accelerando il superamento delle procedure burocratiche e permettendo una rapida circolazione delle informazioni e dei referti. Condizione per una realistica soluzione del problema è però che si tenga conto di tutte le forze in gioco e di tutti i soggetti che in qualche modo già contribuiscono alla tenuta del sistema per quanto riguarda la parte territoriale ed ambulatoriale di cui abbiamo detto. Non potrà esservi sostenibilità del sistema della salute innanzitutto senza la valorizzazione del ruolo del terzo settore, che tanta parte ha nella individuazione di particolari categorie di bisogno e nel sostegno alle famiglie per l'integrazione socio-sanitaria. Ma non potrà esservi sostenibilità nella salute anche se non si valorizzerà la mole ingente di risorse messe in campo dalle famiglie di tasca propria, pari nel 2015 secondo l'Istat a più di 34 miliardi di euro. Soprattutto, a questo proposito, occorre esplorare con maggiore attenzione le potenzialità di una sana intermediazione di questa spesa attraverso mutue e fondi sanitari integrativi. Si tratta di entità che svolgono già oggi una funzione importante di integrazione dell'offerta pubblica, di copertura dei costi in capo alle famiglie e di controllo della qualità e delle tariffe delle prestazioni nel privato. Questo ruolo andrebbe consolidato ed utilizzato in maniera più ampia per la spesa out of pocket ad oggi non intermediata da nessuno e per i cittadini e le famiglie che non hanno la possibilità di accedere a questo tipo di integrazione.


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