Aziende e regioni

Plasmaderivati, gara Intercent in Calabria, Puglia e Sicilia

di Alessandra Ferretti

Accordi interregionali per la plasmaderivazione. Dopo il Veneto è la volta dell'Emilia Romagna, che entro dicembre bandirà la gara per la lavorazione del plasma raccolto nelle strutture trasfusionali delle regioni firmatarie: Calabria, Puglia e Sicilia.
L'obiettivo è migliorare il processo di lavorazione dei farmaci plasmaderivati, valorizzare la donazione e raggiungere maggiori livelli di autosufficienza. La gara, per il cui espletamento è stata incaricata l'Agenzia regionale Intercent-ER, dovrà individuare il soggetto d'impresa cui verrà affidato il servizio di ritiro, trasferimento nello stabilimento di lavorazione, trasformazione del plasma prodotto dalle strutture trasfusionali e produzione, stoccaggio e consegna di farmaci plasmaderivati.
Come spiega Maria Teresa Montella, responsabile del Servizio assistenza ospedaliera della Regione Emilia Romagna, «se prima esisteva un solo raggruppamento regionale, coordinato dal Veneto, e le altre regioni gestivano al proprio interno la quantità di plasma disponibile in base al numero dei loro donatori, in seguito ai decreti ministeriali del 12 aprile 2012 e del 5 dicembre 2014, oggi tutte le Regioni hanno unito le forze in quattro raggruppamenti per aumentare la quantità di plasma disponibile, valorizzare l'importanza della donazione e garantire un'ampia gamma di farmaci plasmaderivati».
Ad oggi l'unica gara interregionale già assegnata è quella delle strutture trasfusionali di Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Valle d'Aosta, Pa di Trento e di Bolzano e Veneto, delle quali quest'ultimo è capofila. Per tali regioni, il cui servizio è stato affidato nel marzo scorso alla CSL-Behring, si parla della gestione di 185mila kg di sangue.
«Con questo accordo – riferisce Claudio Velati, direttore del Centro regionale sangue della Regione Emilia Romagna – il gruppo guidato dalla nostre regione conta un potenziale di 200mila kg di sangue, secondo solo a quello che vede come capofila la Lombardia (con Piemonte, Sardegna e Molise) che ne conta 234mila kg, mentre per la Toscana (capofila di Campania, Lazio e Marche) se ne stimano 162mila kg».
Il passaggio da uno stato di monopolio (fino ad oggi tutto il territorio nazionale era servito dalla Kedrion, ndr) ad uno di libero mercato permette, tra le altre cose, anche una diminuzione del costo della lavorazione di plasma. «Questo aspetto – prosegue Velati – potenzia ulteriormente il modello di gestione che a livello mondiale suscita così tanto interesse nei confronti del nostro Paese. In Italia, infatti, la materia prima per la produzione di plasma viene fornita dalla struttura pubblica che paga l'industria per la lavorazione. Successivamente, l'industria restituisce il plasma lavorato alla struttura regionale che a sua volta lo distribuisce attraverso il canale dell'assistenza pubblica. Vale a dire, se all'estero il donatore viene pagato per la donazione e il farmaco viene poi elaborato dalle industrie farmaceutiche e venduto a banco, in Italia mettiamo in gara la derivazione dei farmaci dal plasma dei nostri donatori seguiti dal nostro Servizio trasfusionale».
Tra gli altri punti citati dall'Accordo per la plasmaderivazione tra Emilia Romagna, Calabria, Puglia e Sicilia, si segnalano il coordinamento di interventi di miglioramento dell'efficienza della produzione e della qualità del plasma trasferito all'industria che risulterà aggiudicataria, l'analisi dei bisogni di plasma e farmaci plasmaderivati (di concerto con le Regioni firmatarie e con il Centro nazionale sangue), la programmazione della produzione e distribuzione dei farmaci e il monitoraggio delle scorte.


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