Aziende e regioni

Abruzzo, a Chieti intensità di cura in chirurgia

di Licia Caprara

Il coraggio di innovare, sperimentando soluzioni inedite. Che poi “funzionano” perché migliorano la produttività e fanno la sanità come tutti la vorrebbero, efficace ed efficiente. E’ il caso dell'Azienda sanitaria della provincia di Chieti, dove quasi in sordina e senza clamore da tre anni è stata messa in piedi un'esperienza di reparto chirurgico organizzato per intensità di cura, che viene svelata solo ora che sono i numeri a dirne quanto sia “giusta”. Il progetto è dell'équipe della Chirurgia generale a indirizzo oncologico, diretta da Pierluigi Di Sebastiano, e si gioca su un'idea di attività “diffusa” tra gli ospedali di Chieti e Ortona, differenziando la tipologie di pazienti. In sostanza i casi chirurgici vengono selezionati in base al grado di complessità che esprimono, pertanto quelli di livello più basso vengono trattati a Ortona, adeguatamente attrezzato per far fronte a patologie più semplici, mentre le più gravi, soprattutto di tipo oncologico, sono destinate all'ospedale del capoluogo. L'intuizione si è rivelata giusta, come dicono con chiarezza i numeri: se nel 2012 si cantava il de profundis alla chirurgia ortonese, destinata a non sopravvivere a lungo per ragioni di sostenibilità, a causa del basso volume di prestazioni rese, l'anno dopo è più che resuscitato grazie all'introduzione del nuovo modello, passando da 516 a 1.097 dimissioni, e un incremento dell'attività chirurgica del 300% . Stessa tendenza a Chieti, dove da gennaio 2013 a dicembre 2014 sono state eseguite 270 procedure di alta complessità, che hanno fatto balzare l'ospedale al primo posto in Abruzzo per la chirurgia oncologica dell'apparato digerente, secondo i dati dello Sportello Cancro. «Con l'accentramento delle prestazioni più complesse - mette in evidenza Di Sebastiano - è stata sviluppata anche un'expertise che ha permesso di trattare casi gravi ma non molto numerosi, precedentemente destinati a ospedali di fuori regione. Esempio più significativo è senz'altro il pancreas, diventato un nostro punto di forza che ci colloca tra i centri ad alto volume per la chirurgia oncologica, con 200 interventi eseguiti in quattro anni. Un numero importante, che assume poi carattere di straordinarietà se rapportato ai dati del 2012, quando erano stati 16 i casi di tumore al pancreas trattati in tutto l'Abruzzo». Il successo del modello di chirurgia dell'apparato digerente organizzato per intensità di cura ha suscitato anche l'interesse della rivista “Langenbecks Archives of Surgery “, che ha accolto l'articolo dal titolo “A Surgical Department for Intensified Care” nel quale viene illustrata l'esperienza messa in atto a Chieti, corredata dei primi risultati raggiunti, e che nel futuro potrà ancora crescere.

«Abbiamo sviluppato un progetto che si è rivelato efficace e si presta ad altre forme di cooperazione - rilancia Di Sebastiano - anche tra Azienda sanitaria e università. Penso ai medici in specializzazione, ad esempio, ai quali offrire un percorso formativo assai qualificante, utile ad acquisire un profilo professionale ben connotato e soprattutto completo. E' importante, infatti, che gli specialisti di domani sappiano esprimere competenze di tipo chirurgico ma anche organizzativo». L'Abruzzo è anche questo, luogo di sperimentazione, che guarda a nuovi modelli di assistenza e a come coniugare qualità e sostenibilità, dopo i faticosi anni del piano di risanamento. Una realtà che non è quella raccontata dagli indicatori del rapporto Agenas, che proprio non bastano a relegarlo in quella sorta di terzo mondo sanitario che è stato disegnato.


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