Aziende e regioni

Vaccini e Istituzioni, un cattivo esempio di dialogo mancato

di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi)

Non avrebbe importanza a questo punto fare la conta di chi ha vinto o perso in questa storia molto italiana dei vaccini. Se ha trionfato Lorenzin col suo andare a testa bassa verso l'obbligo, se ha vinto il Parlamento, se i no-vax che si sono distinti solo per le violenze post voto, se la ministra Fedeli pur defilata è riuscita a mettere granelli di sabbia nell'ingranaggio iniziale della collega ministra alfaniana. O se il Pd è andato compatto, se i grillini si sono distinti ma con scarsi risultati effettivi, se i berlusconiani possono dirsi contenti per le “loro” modifiche assicurando intanto una stampella al Governo. Se, se, se...
Ma un'importanza ce l'ha, non è solo un “gioco dei se”. La vaccini-connection, infatti, ci dà una lezione di come la politica, chi ci amministra e ci governa, non devono procedere. Perché le istituzioni sono una cosa seria e le loro regole sono i fondamentali che non possono mai essere trasgrediti da chi per primo deve rispettarli. Senza farne una bandiera elettorale, o che altro.
Mettiamolo subito in chiaro: i vaccini sono stati, sono e saranno un plus decisivo per la salute dell'umanità. Magari nei Paesi poveri non arrivano, ma è altra storia, triste, drammatica e non secondaria. Nessuno - scienza alla mano - può mettere in dubbio l'efficacia e la fondamentale importanza della profilassi vaccinale sotto il profilo preventivo e delle precauzioni, a cominciare dai nostri figli. Con i distinguo del caso,naturalmente, per situazioni sanitarie personali non sempre rare e border line.
Ma qualcosa non torna in questa storia. Come l'uso del decreto legge, considerato che parlare di epidemia (di morbillo) è stata una forzatura. I principi di precauzione e di sicurezza, abbiamo detto, potrebbero in qualche modo essere una spiegazione. Ma sicuramente non basta. Lo stesso uso della fiducia, evitato al Senato, non è stato un buon segnale. E lo stesso testo iniziale - con buona pace della ministra Lorenzin - sebbene come “pensiero”, sia rimasto valido, ha subìto notevoli scossoni: meno vaccini obbligatori, possibilità per tre di essi di recedere dall'obbligatorietà, via la mano pesante per la famiglie restie, attenzione ai prezzi dei prodotti, un rallentamento della prova di forza nelle scuole per l'iscrizione. E tanto, tanto altro ancora. Con 14 articoli ben più pensati. Come sarebbe dovuto essere fin dall'inizio, non ci fosse stata la pressione per “fare un decreto”, senza un dialogo vero con le sacrosante ragioni del diritto all'istruzione. Quasi due ministeri non fossero parte dello stesso Governo. Bene ha fatto Fedeli a non esasperare il contrasto, bene ha fatto il Parlamento a cambiare molte delle carte in tavola iniziali. Che forse, senza decreto, avrebbero composto fin dall'inizio, con un dialogo vero tra le istituzioni, un provvedimento meno drammatizzante come era all'inizio. A cominciare dalla comunicazione con le famiglie, con la società, con tutte le organizzazioni territoriali. Perché quella è sempre la carta vincente: il dialogo. E ora prepariamoci a mesi di fuoco. Nelle Asl, nelle scuole.
E per le famiglie.


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