Aziende e regioni

Vaccini, il Veneto valuta il dietrofront

di Barbara Gobbi

Il Veneto, forse, ci ripensa. La lettera al governatore Luca Zaia con cui le ministre della Salute e dell’Istruzione, Lorenzin e Fedeli, spiegano nei dettagli la legge 119 - che secondo i tecnici della Regione presenterebbe ambiguità tali da giustificare il rinvio dell’obbligo vaccinale per i bambini di nidi e materne -, sta avendo i suoi effetti.

Il presidente, premettendo che il tono della lettera è «interlocutorio e non ultimativo», ha annunciato di aver «scritto al direttore generale della sanità del Veneto, chiedendogli di approfondire quali possano essere le determinazioni». Ma ha avvisato: «Molti hanno strumentalizzato quello che sta accadendo, cioè che il direttore generale della sanità del Veneto ha interpretato la legge con un decreto. Il governo sa che c’è un problema nella legge e per questo ha emanato una circolare». In ogni caso - ha voluto precisare Zaia - non c’è nessuna volontà di politicizzare la partita: rispetto le idee di tutti ma la politica resti fuori.

Eppure anche i capigruppo di Forza Italia Romani e Brunetta gli avevano chiesto di rivedere il decreto. «Voglio ricordare - ha replicato Zaia a loro così come al leader Pd Matteo Renzi, che lo accusava di «populismo» - che siamo un’amministrazione a favore delle vaccinazioni. Abbiamo una peculiarità, siamo l’unica Regione in Italia che non ha l’obbligo vaccinale e siamo in buona compagnia con altri 15 stati europei come Germania, Gran Bretagna, Spagna e molti altri. Non abbiamo messo in discussione le vaccinazioni, semplicemente nel leggere la legge sembra ai nostri tecnici che ci sia un varco, ma per i soli bimbi dai 0 ai 6 anni già iscritti a scuola, tutto il resto è fantasia».

Ma è probabile che - malgrado il sostegno arrivato a Zaia dal leader della Lega, Matteo Salvini - la linea della mediazione avrà la meglio. In questo caso resterebbe nei cassetti dell’Ufficio di Gabinetto della Salute il testo, già pronto, del ricorso che il Governo presenterebbe contro il decreto del Dg Domenico Mantoan. Si replicherebbe un caso Lombardia: il governatore Roberto Maroni ha infatti scelto la retromarcia dalla decisione di “tollerare”, purché si mettessero in regola entro 40 giorni, i bambini non in regola ma già iscritti a nidi e materne. È quindi possibile che anche questa volta la linea della “lettera” paghi.

L’adozione di «un provvedimento correttivo, anche a tutela dei cittadini della sua Regione e in particolare dei minori che non possono vaccinarsi per motivi di salute e che per tale motivo necessitano della protezione “di gregge”». Questo si augurano in sintesi le ministre Fedeli e Lorenzin nella missiva a Zaia. Cui ricordano «l’assenza di alcun dubbio interpretativo» in merito alle disposizioni normative emanate. Il provvedimento adottato dalla Regione Veneto sui vaccini «sarebbe foriero - scrivono nella lettera inviata a Zaia le ministre - di generale disparità di trattamento nell'accesso ai servizi, tra Regioni nonché all’interno della stessa Regione Veneto nel caso dei servizi educativi dell'infanzia a confronto con le scuole dell'infanzia, che si atterrano a quanto disposto dalla norma e dalla circolari ministeriali».
Qualunque interpretazione diversa - avvisano infine Lorenzin e Fedeli - «potrà ritenersi contra legem».


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