Aziende e regioni

Cittadinanzattiva: acquisti centralizzati, ma diritti per tutti

di Ernesto Diffidenti

Acquisti sanitari in scienza, coscienza e... risparmio. Sembra impossibile trovare un connubbio tra questi aspetti apparantemente in contraddizione. Perché sì, la medicina moderna ha bisogno di tutte le tecnologie disponibili per la diagnosi e la cura del paziente ma compatibilmente con le dissanguate casse dello Stato. Un tema spinoso ma cruciale per la tenuta del Sistema sanitario nazionale che oggi è stato al centro di una sessione di studio “Acquisti in sanità, governare le innovazioni garantendo i diritti” promossa dalla neonata Scuola civica di alta formazione promossa da Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato (Tdm). Che entra così nel vivo del dibattito affrontando i dossier più caldi legati al nuovo codice appalti, alla spending review, alla centralizzazione degli acquisti e al principio del “massimo ribasso” dei prezzi.

«Noi vogliamo che siano tutelati i diritti dei pazienti - esordisce Tonino Aceti che di Cittadinanzattiva è coordinatore nazionale - una priorità che non deve essere sacrificata sull’altare del risparmio a tutti i costi. Occorre governare i processi, si può e si deve». Dal tavolo della Scuola, ospitata nei locali delle Ferrovie dello Stato concessi ai giovani della Luiss Enlabs per ideare nuove startup, Aceti indica anche la direzione. Primo: occorre individuare i “bisogni” sul territorio attraverso una vera e propria mappatura in grado di fissare le priorità e le esigenze del paziente. «Non si può procedere verso acquisti standardizzati - spiega - e poi inseguire le eccezioni caso per caso. Il sistema sanitario deve essere in grado di prevenire e gestire i bisogni». Secondo: è indispensabile misurare l’impatto che l’acquisto di tecnologie o strumenti hanno sui cittadini prima ancora che sulle casse pubbliche. «Ad oggi - continua Aceti - c’è massima attenzione al prezzo iniziale ma nessuno si preoccupa di capire se l’innovazione abbia comportato o meno un vantaggio alla società». Insomma, una volta aggiudicato, si perdono le tracce dell’appalto. I rischi li ha riassunti bene l’ex presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri: «La spending review sta causando una soppressione di prestazione alla collettività». Insomma, taglia oggi, taglia domani «si è ridotto l’accesso alle cure - sottolinea Aceti - senza migliorare la qualità, la sicurezza e l’innovazione delle cure». Terzo e ultimo passaggio obbligato per favorire appalti virtuosi: promuovere l’incontro e il dialogo di tutte le competenze a partire da quelle dei cittadini/pazienti e dei professionisti.

«Per comprare bene - insiste Aceti - è necessario produrre evidenze sull’impatto globale delle centralizzazioni e su questa partita professionisti e cittadini/pazienti possono e devono avere un ruolo da protagonisti» E ancora. «E’ necessario formalizzare un quadro di regole chiare sulle modalità di coinvolgimento di tutti gli stakeholder nelle procedure di gara per aumentare il livello di qualità e di trasparenza».

La scuola di specializzazione di Cittadinanzattiva già si muove in questa prospettiva avendo messo oggi a confronto i pazienti (Pier Raffaele Spena, segretario nazionale Fais), i medici (Luigi Presenti, presidente del Collegio italiano chirurghi) i provveditori (Claudio Amoroso, della Fondazione Fare) e i farmacisti (Simona Creazzola, presidente Sifo). Domani si prosegue con gli ingegneri clinici, le centrali d’acquisto, le associazioni dei pazienti e il ministero della Salute. «Il nostro obiettivo - spiega la direttrice della Scuola, Daniela Mondatore - è valorizzare e offrire al Paese competenze, esperienze, evidenze, sensibilità maturate dal nostro Movimento in 40 anni di storia di tutela dei diritti e di partecipazione civica». L’auspicio è che si possa arrivare al “perfetto equilibrio” tra le due esigenze: tutela dei diritti del malato e necessità di utilizzare al meglio le risorse economiche disponibili, ridurre le inefficienze e garantire così “conti in ordine”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA