Aziende e regioni

Calabria, disastro sanità: la guerra di Oliverio

di Donata Marrazzo

Tira aria di tempesta sulla Sanità calabrese. Il commissariamento avviato nel 2010 «ha attivato solo processi ragionieristici eludendo la missione principe del servizio sanitario che è quello di garantire cure e tutela della salute ai cittadini. Dopo sette anni – denuncia il presidente della Regione Mario Oliverio - la Calabria è ancora al di sotto della soglia minima dei livelli essenziali di assistenza. I servizi territoriali si sono progressivamente indeboliti e tutti gli indicatori confermano che la lunga fase di gestione commissariale ha prodotto un aggravamento delle condizioni sanitarie». Con un debito per il 2016 - certificato dal tavolo di monitoraggio - che supera gli 88 milioni di euro, più di 5mila operatori fuori dal sistema e nessuna riorganizzazione strutturale. In una Regione in cui la spesa sanitaria rappresenta circa il 65% del bilancio e la migrazione per le cure pesa più di 300 milioni di euro.
«Di fatto il più grande ospedale calabrese è fuori dalla Calabria», commenta con disappunto il delegato alla sanità della Regione Franco Pacenza. Il 22 novembre, nella sede della Cittadella Regionale, a Catanzaro, l'università Bocconi presenterà uno studio sulla mobilità sanitaria nella regione.
Così Oliverio ha richiesto alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin il passaggio della gestione della Sanità dalle mani del commissario Massimo Scura alle proprie, come è già accaduto in Campania per il governatore Vincenzo De Luca. Lo ha fatto con un exploit inatteso, nel corso della riapertura dell'ospedale di Praia a Mare (a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato) annunciando che in caso di una mancata, definitiva risposta da parte del Governo, entro fine mese, si incatenerà davanti a Palazzo Chigi. «Sulla chiusura della gestione commissariale andrò fino in fondo, per richiamare l'attenzione del Governo su un problema di cui, evidentemente, non viene riconosciuta tutta la gravità» incalza il governatore della Calabria. Generico (evasivo?), per il momento, l'intervento della ministra: «I presidenti delle Regioni devono fare una cosa molto semplice: far attuare le leggi che noi abbiamo fatto».

Sindaci in lotta
Ad anticipare le mosse di Oliverio, due giorni fa, 32 di 42 sindaci della Locride, che, indossando la fascia tricolore, dopo un breve sit in, sono stati convocati nella presidenza del Consiglio dai consiglieri Laura Tempestini e Gabriele Di Giorgi. Hanno rappresentato la disastrosa situazione dell'ospedale di Locri, una struttura “a media intensità di intervento” (spoke) da 250 posti letto per un bacino di 150mila persone, all'interno di un territorio mal collegato, che «oggi può ricevere solo 80 ricoverati», come hanno riferito i medici - in tutto 9 su 27 - nel corso di un recente sopralluogo di sindaci e dirigenti. Nell'ospedale mancano strumentazioni fondamentali (risonanza magnetica, mammografo, ecografi). Ed è sotto organico di mille unità. Molto più di un'emergenza. «Ma se il ministero continua ad assegnarci il personale in base alla produttività delle nostre strutture, non tenendo conto che le unità operative sono sottodimensionate e dunque meno produttive, tutta la sanità calabrese rischia di essere risucchiata in un vortice micidiale», aggiunge Pacenza.
«Al Governo è chiaro che anche la criticità dell'ospedale di Locri sta dentro la struttura commissariale – ha dichiarato Rosario Rocca, primo cittadino di Benestare, presidente del comitato dei sindaci che ha partecipato alla riunione romana - I consiglieri hanno assicurato il loro intervento, ribadendo la necessità di una rimodulazione del piano di rientro affinché possa essere tutelato il diritto alla salute dei calabresi». Fra 10 giorni un aggiornamento della situazione nella Prefettura di Reggio Calabria.
Per il commissario Scura il problema è a monte: si quantifica in un debito di 1,8 miliardi di euro (700 milioni da fondi europei, altri da mutui contratti in passato). Una somma che inciderà sulle tasse dei cittadini per 30 anni.
Ma il presidente della Regione tira dritto: ha esortato il direttore generale della Asp di Reggio Calabria Giacomo Brancati e il direttore sanitario Pasquale Mesiti a procedere alle assunzioni già disposte con decreto questa estate (54 su Locri di cui 22 a tempo determinato, 1495 per tutta la Calabria), prevedendo l'ulteriore dotazione organica necessaria, «per la quale in caso mancata autorizzazione da parte del commissario - ha avvertito Oliverio - sono pronto a una iniziativa straordinaria di giunta».
Presenti al sit in sotto Palazzo Chigi, a sostegno dei sindaci della Locride, i parlamentari Ernesto Magorno, Demetrio Battaglia, Nicodemo Oliverio, Enza Bruno Bossio, Federica Dieni, il vice presidente del senato Maurizio Gasparri, il presidente del consiglio regionale Nicola Irto e il capogruppo del Pd in consiglio regionale Sebi Romeo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA