Aziende e regioni

Performance manageriali, cronicità e ricerca clinica: così l'«Academy» Novartis-Bocconi rilancia il Ssn

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Otto anni di lavoro condotto in più di quaranta aziende sanitarie di dieci Regioni, su tre temi-chiave della sanità italiana: l’evoluzione delle misure di performance, la gestione della cronicità e la ricerca clinica. A presentare il progetto dell’Academy of Health Care Management and Economics - coinvolgendo ricercatori, manager e decisori - i due protagonisti della partnership istituzionale che lo ha tenuto a battesimo e gestito: Novartis e Sda Bocconi. A spiegare la scelta dei temi, nell'Aula Magna dell'Università meneghina, Rosanna Tarricone, Associate Sda Dean for Government, Health and Not for Profit Division: «Performance management, gestione delle cronicità e sperimentazioni cliniche sono tre elementi chiave su cui si giocherà il futuro di aziende sanitarie e sistemi regionali. Questa partnership, avviata nel 2010, è stata antesignana delle grandi sfide che oggi il Ssn si trova ad affrontare». Per Novartis, la chiave dell’impegno è stata «come aiutare il sistema sanitario nazionale a mantenersi in equilibrio», ha spiegato il Country President italiano, Pasquale Frega. «Come azienda leader – ha precisato – Novartis deve strategicamente occuparsi del cambiamento all’interno del proprio sistema e poiché il Ssn è sottoposto a pressioni molto significative, bisogna sempre cercare soluzioni che diano risposte su come accettare l’innovazione».

Anche in quest’ottica, la partnership sull’Academy proseguirà, adeguando le linee di ricerca all’evoluzione del contesto sanitario e sociale italiano.
Sfide che hanno a che vedere, innanzitutto, con una gestione delle aziende che deve ormai lasciarsi alle spalle la mera logica del contenimento dei costi, per mettere in campo delle strategie manageriali di lungo respiro. A questo obiettivo, anche, è stata dedicata la prima linea d’intervento, sul performance management, che ha coinvolto ventidue aziende, anche di Regioni in Piano di rientro: Campania e Lazio. Qui, il costante lavoro di affiancamento e interazione con i manager delle aziende sanitarie, avrebbe contribuito all’uscita dai “piani”, evidenziando i gap più evidenti. Due tra tutti: per la Campania, gli alti tassi di inappropriatezza in pronto soccorso, fino all’80-90%, dovuti sia a inadeguatezze gestionali interne sia alle carenze del territorio; per il Lazio, l’estrema variabilità dei risultati clinici, da attribuire tra l’altro ad una inadeguata applicazione di strumenti come il Piano nazionale esiti.

La seconda linea di ricerca affrontata dall’Academy, presente nell’agenda di tutti i decisori politici, è stata la gestione della cronicità in quattro aziende sanitarie, in particolare dei pazienti con Bpco. Promossi i Pdta, i Piani diagnostico terapeutici assistenziali: secondo i ricercatori sono utili a distribuire e ridisegnare le competenze tra medici di base e specialisti, migliorando accessibilità e fruizione dei servizi. Ora, anche con l’introduzione dei nuovi Lea e la necessità di adeguarsi alle novità che, tra luci e ombre, la normativa sui Livelli essenziali di assistenza ha apportato, I Pdta andranno sottoposti a ulteriore verifica. Interessante, ad avviso dei ricercatori, è intanto la loro integrazione (dove viene realizzata), con Piani di assistenza individuale, come il Pai.

Terza linea d’indagine, ma certo non in ordine d’importanza, la ricerca clinica, che ha visto la partecipazione diretta di 22 aziende sanitarie. Lo stato dell’arte in estrema sintesi: grazie anche al lavoro svolto dall’Academy, e soprattutto nelle realtà aziendali caratterizzate da minore burocrazia, coinvolgimento del management e misurabilità dei risultati, cresce la sensibilità verso le sperimentazioni, in particolare sotto il profilo del loro valore economico, sia per quanto riguarda i ricavi generati sia per il “cost avoidance”. In generale, questo è un terreno dove l’Italia può ancora decisamente crescere. «Oggi – ha spiegato Frega - l’Italia conta circa il 12-13% degli studi clinici realizzati nell’Ue. Un dato importante, ma che andrebbe incrementato. Paesi come Francia e Spagna si stanno strutturando anche con politiche fiscali per attrarre la ricerca clinica nelle proprie strutture sanitarie. In Italia potrebbe essere utile far entrare l’incremento della ricerca clinica tra gli obiettivi della direzione generale di un ospedale. È un obiettivo strategico di sistema, vantaggioso per tutti gli attori».


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