Aziende e regioni
Gimbe: «Mobilità sanitaria poco trasparente. Ministra Grillo renda disponibili tutti i dati»
di Fondazione Gimbe
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I cittadini italiani possono esercitare il diritto di essere assistiti in strutture sanitarie di Regioni differenti da quella di residenza, alimentando il fenomeno della mobilità sanitaria interregionale. Sotto questo “cappello” si collocano la mobilità attiva – che identifica l’indice di attrazione di una Regione tramite prestazioni offerte a cittadini non residenti e rappresenta una voce di credito – e la mobilità passiva – che esprime l’indice di fuga da una Regione con le prestazioni erogate ai cittadini al di fuori della Regione di residenza e rappresenta una voce di debito.
Le compensazioni finanziarie tra Regioni vengono regolate secondo un Testo Unico approvato dalla Conferenza Stato-Regioni che ha individuato 7 flussi finanziari: ricoveri ospedalieri e day hospital (differenziati per pubblico e privato), medicina generale, specialistica ambulatoriale, farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso.
«Dall’elaborazione del report sulla mobilità sanitaria – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – è emerso che sono pubblicamente disponibili solo i dati economici sulla mobilità sanitaria aggregati in crediti, debiti e relativi saldi, ma non i flussi finanziari integrali che ciascuna Regione invia al ministero della Salute. Di conseguenza, è impossibile effettuare analisi più dettagliate per chiarire numerosi aspetti della mobilità interregionale in Italia».
Nel 2017 il valore della mobilità sanitaria ammonta a € 4.635,4 milioni, cifra che include anche i conguagli relativi al 2014 (€ 218,9 milioni) e al 2016 (€ 296,3 milioni), importi tuttavia non ancora definitivamente approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Mobilità attiva. Le Regioni con maggiori capacità attrattive sono Lombardia (25,2%) ed Emilia Romagna (13,3%), che insieme ricevono oltre 1/3 della mobilità attiva; un ulteriore 27% viene attratto da Veneto (8,7%), Toscana (7,8%), Lazio (7,7%) e Piemonte (4,5%). Il rimanente 33% della mobilità attiva si distribuisce nelle rimanenti 15 Regioni, oltre al Bambino Gesù (€ 195,4 milioni) e all’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta (€ 43,7 milioni). In generale, esiste una forte capacità attrattiva delle grandi Regioni del Nord, a cui fa da contraltare quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, con la sola eccezione del Lazio.
Mobilità passiva. Le Regioni con maggiore indice di fuga dei propri residenti sono Lazio (13,9%) e Campania (10,1%) che insieme contribuiscono a quasi il 25% della mobilità passiva; un ulteriore 29% riguarda Lombardia (7,7%), Calabria (7,5%), Puglia (7,4%), Sicilia (6,5%) e il 46,8% si distribuisce nelle rimanenti 15 Regioni. Rispetto alla mobilità passiva, se quasi tutte le Regioni meridionali hanno elevati indici di fuga, questi sono rilevanti anche in grandi Regioni del Nord, in particolare in Lombardia, ma anche in Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, un fenomeno verosimilmente attribuibile a preferenze dei pazienti e agevolato dalla facilità di spostamento tra Regioni limitrofe con elevata qualità dei servizi sanitari.
«Dalla valutazione comparativa dei saldi – puntualizza Cartabellotta – emerge che le Regioni con saldo positivo superiore a € 100 milioni sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di € 100 milioni tutte del Centro-Sud». In particolare:
• Saldo positivo rilevante (oltre € 100 milioni): Lombardia (€ 808,7 milioni), Emilia Romagna (€ 357,9 milioni), Toscana (€ 148,3 milioni) e Veneto (€ 161,4 milioni)
• Sostanziale equilibrio:
o Saldo positivo (< € 20 milioni): Molise, Umbria, Friuli Venezia Giulia,
o Saldo negativo (< € 6 milioni): Prov. Aut. Bolzano, Valle d'Aosta, Prov. Aut. Trento
• Saldo negativo moderato (da € 38 milioni a € 72 milioni): Basilicata, Liguria, Piemonte, Marche, Sardegna, Abruzzo
• Saldo negativo rilevante (oltre € 100 milioni): Puglia (-€ 181 milioni), Sicilia (-€ 239,8 milioni), Lazio (-€ 289,2 milioni), Campania (-€ 302,1 milioni), Calabria (-€ 319,5)
«Il report Gimbe propone un nuovo indicatore – precisa Cartabellotta – il “saldo pro-capite di mobilità sanitaria”, che permette di analizzare e interpretare i saldi in relazione alla popolazione residente determinando una ricomposizione della classifica, da cui emergono due dati molto rilevanti: il Molise sale sul podio insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, mentre peggiora ulteriormente la posizione della Calabria, dove ciascun cittadino residente ha un saldo pro-capite negativo di € 163, superiore alla somma del saldo pro-capite positivo di Lombardia ed Emilia Romagna.
«Considerata la complessità del fenomeno della mobilità sanitaria – conclude Cartabellotta – con i dati attualmente disponibili è impossibile effettuare analisi più dettagliate. Ecco perché la Fondazione Gimbe chiede ufficialmente al ministro della Salute di rendere pubblicamente disponibili tutti i dati sulla mobilità sanitaria che le Regioni trasmettono al Ministero. Questo permetterebbe di analizzare, per ciascuna Regione, la distribuzione delle tipologie di prestazioni erogate in mobilità, la differente capacità di attrazione di strutture pubbliche e private accreditate e la Regione di residenza dei cittadini che scelgono di curarsi lontano da casa, al fine di identificare quali dinamiche regolano le varie tipologie di mobilità regionale, di cui alcune sono “fisiologiche” ed altre francamente “patologiche”».
Il report dell’Osservatorio Gimbe “La mobilità sanitaria interregionale nel 2017” è disponibile a: www.gimbe.org/mobilita_sanitaria2017 .
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