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Decreto Calabria: la Regione decide di impugnare l'atto del Governo

di Donata Marrazzo

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24 Esclusivo per Sanità24

La Regione Calabria si oppone al decreto Sanità. Mentre si attende a momenti la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Consiglio regionale, all'unanimità, ha votato un ordine del giorno - presentato da Claudio Parente (Forza Italia) - per impugnare e impedire l'esecutività dell'atto approvato dal consiglio dei ministri il 18 aprile scorso a Reggio Calabria.

Oliverio, «decreto sanità, un'operazione coloniale»
Tra governo e regione è muro contro muro. E così l'impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, fissata per il 3 luglio, riguarderà sia l'istituto del commissariamento sia il decreto, come richiesto dall'avvocatura regionale. «Il decreto è un provvedimento di chiaro stampo coloniale, adottato dal governo per rappresentare la Calabria come terra di malaffare e una sanità regionale allo sbando – ha dichiarato il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio –. Criminalizza la Calabria e mortifica le nostre professionalità per giustificare un'operazione di mera occupazione del potere».

Anomalie ed elementi di incostituzionalità
Accompagnato da relazioni tecniche e illustrative, il decreto conterrebbe diversi elementi di incostituzionalità. È il parere del delegato regionale alla Sanità, Franco Pacenza: «Per cominciare, dimentica che quella dell'organizzazione sanitaria è materia concorrente, di titolarità della regione. Consente, poi, di superare l'elenco nazionale dei direttori generali nominando anche personale in quiescenza. Prevede che l'incarico di commissario ad acta e di subcommissario sia valutabile come esperienza dirigenziale. Ammette indennità superiori per i nuovi manager». Aumenti fino a 50mila euro + 20mila per missioni e spese: mancando in Calabria le condizioni ambientali e professionali idonee – come viene indicato nella relazione illustrativa - si prevede che i manager vengano scelti fuori regione. «Inaccettabile», è il commento secco del presidente Oliverio. Per quanto riguarda gli acquisti, poi, il provvedimento prescrive di «utilizzare la piattaforma Consip o stazioni appaltanti extraregionali per acquisti superiori alle soglie di rilevanza comunitaria. Una procedura lunga e complessa – aggiunge Pacenza - che ignora invece la nostra stazione appaltante, istituita 12 anni fa. Per le attività svolte nel 2017 è stata oggetto di premialità da parte del Mef con certificazioni Anac».

Quali soluzioni (concrete) per la sanità calabrese?
In attesa di soluzioni concrete per rimettere in piedi in soli 18 mesi la sanità calabrese - come ridurre il disavanzo certificato (-168 milioni di euro), innalzare il livello dei Lea (136), contenere la mobilità sanitaria (300 milioni di euro verso altre regioni) e potenziare i servizi? - c'è chi segnala che il problema forse è a monte del decreto: secondo Massimo Scura, dal 2015 al 2018 commissario ad acta al piano di rientro «il decreto si basa su dati e affermazioni diverse dalla realtà e andrebbe quindi ritirato». Lo ha scritto in una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte, contestando i numeri su cui si basa il provvedimento, specificando che «i livelli essenziali di assistenza della Calabria sono arrivati a 153,45 punti nel 2016, hanno raggiunto la sufficienza, 160, nel 2017, e circa 170 punti nel 2018. Semplicemente il flusso dei dati 2016 e 2017 non è stato inviato in modo completo. Ma i servizi sono stati offerti ai cittadini. E tutto è stato sempre documentato in forma cartacea e ufficiale ai ministeri affiancanti. Che dunque conoscono perfettamente la realtà, ma tacciono colpevolmente».

Nessuna rideterminazione dei conti della Regione
E da Roma sarebbe arrivato il rifiuto a esaminare i dati forniti dalla Calabria per la rideterminazione del 4° trimestre 2018, come richiesto qualche settimana fa dal dipartimento regionale della sanità: da approfondimenti e chiarimenti sulle risultanze contabili, emergerebbe di fatto l'equilibrio economico. «Al tavolo di verifica del 4 aprile scorso dove sono stati esaminati i conti sanitari - spiega Pacenza - la regione si presentava con un risultato in disavanzo, eccedente le coperture fiscali, di circa 28 milioni di euro, ma con ulteriori elementi correttivi, tali da consentire ai ministeri affiancanti di riconoscere alla regione maggiori ricavi da una parte e minori costi dall'altra e, quindi, contenere la perdita dell'esercizio 2018 entro le coperture quantificate in 98,7 milioni di euro».


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