Aziende e regioni

Vademecum per il ministro Speranza sul «disastro Calabria»

di Donata Marrazzo

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24 Esclusivo per Sanità24

Una eredità pesante, una grande responsabilità o una patata bollente? Cosa rappresenta per il nuovo ministro alla Salute Roberto Speranza il Decreto Calabria e la situazione che ha ingenerato in una Regione già massacrata da 10 anni di commissariamento e sottoposta a un impossibile piano di rientro (come pure, ma con le dovute differenze, Puglia, Abruzzo, Sicilia, Campania, Lazio e Molise)? In che modo metterà mano a un comparto dove è tutto da rifare, fatte salve le professionalità di molti medici e operatori? Ha chiara, il ministro, l’emergenza che ha colpito la Regione, negando di fatto ai cittadini il diritto alla salute?
Ecco una road map per districarsi tra le macerie della Sanità calabrese.
Il decreto Calabria
Se nella Regione prima del decreto Calabria (30 aprile 2019, n. 35, poi convertito in legge 60/2019) la situazione era gravissima, ora lo è di più. Il provvedimento dell’ex governo, approvato lo scorso aprile nel corso di un consiglio dei ministri organizzato a Reggio Calabria, ha dato il colpo finale alla Sanità regionale che già era al tracollo con 168 milioni di euro di disavanzo, i livelli essenziali di assistenza fermi a 136 e una mobilità sanitaria che grava sulle casse della Regione per 300 milioni di euro, e costringe 70mila calabresi ogni anno a emigrare per curarsi nelle strutture del Centro e Nord Italia.
Le incongruenze sui numeri
Ora, c’è chi sostiene che quei numeri, seppur ufficiali, non siano esatti (Massimo Scura, ultimo commissario ad acta prima del decreto Sanità), che i Lea siano arrivati a 153,45 punti nel 2016, che abbiano raggiunto la sufficienza, 160, nel 2017, e circa 170 punti nel 2018. È solo un problema di comunicazione dei flussi. «Mef e Sanità conoscono perfettamente la realtà, ma tacciono colpevolmente», ha denunciato Scura dopo la sua destituzione. E già questa incongruenza non è poco. Se poi consideriamo che il dipartimento regionale Tutela della Salute ha già verificato che, per il 2018, 36 milioni di euro, degli oltre 300 riferiti alla migrazione sanitaria, sono stati “scippati” dalle altre regioni (in primis la Lombardia) per rimborsi inappropriati, e che è ancora aperto un contenzioso relativo a prestazioni pagate il doppio o mai eseguite per 76 milioni di euro, la situazione emerge in tutta la sua drammaticità. Compreso il blocco delle assunzioni, e Irap e Irpef alle stelle.
I supercommissari, chi li ha visti?
E che fine hanno fatto i supercommissari previsti dal decreto per rimettere in piedi la Sanità calabrese? Il commissario ad acta Saverio Cotticelli, inizialmente coadiuvato dal vice Thomas Schael, avrebbe dovuto nominarli entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto (esautorando definitivamente la Regione, alla quale, prima del provvedimento varato dall’ex governo, spettava dal 1992 il potere di nomina dei direttori generali con procedure ridefinite dal Dlgs n.171/2016). Dovevano essere 7, tra aziende ospedaliere e asp. Invece ne sono stati nominati 3, ma l’iter è stato perfezionato solo per due, Giuseppina Panizzoli per l’azienda ospedaliera di Cosenza, Isabella Mastrobuono per quella di Catanzaro, «che però ha appena rinunciato - annuncia il delegato regionale alla Sanità Franco Pacenza –. E a Cosenza ancora nessuno ha preso servizio». Schael, invece, si è dimesso due mesi fa. Dunque, chi governa la Sanità in Calabria?
Il fallimento della Asp di Reggio Calabria
A Reggio Calabria è successo l’irreparabile: l'azienda sanitaria provinciale più disastrata d'Europa, con una mole di debiti superiore a 650 milioni di euro, infiltrata dalla ndrangheta e sciolta per mafia alcuni mesi fa, è fallita. I tre commissari nominati dal governo, Giovanni Meloni, Maria Carolina Ippolito e Domenico Giordano, hanno disposto la gestione straordinaria dell’ente. Proprio come previsto dal decreto (art.5), «laddove emergano gravi e reiterate irregolarità nella gestione dei bilanci … ovvero una manifesta e reiterata incapacità di gestione». L’intera vicenda non è marginale: l'ex commissario della Asp Santo Gioffrè, in carica da marzo e settembre 2015, denuncia da tempo le anomalie gestionali dell’azienda. È stato il primo a mettere le mani su documenti e rendicontazioni sospette. Ritiene che se non si ricostruisce tutta la situazione contabile della Asp reggina, la Calabria non potrà mai uscire dal piano di rientro.
Emergenza dal Pollino allo Stretto
Da mesi è emergenza dal Pollino allo Stretto: questa estate si è temuto più volte il fermo dell’ospedale spoke di Castrovillari (ora è sospesa l’attività della sala operatoria), si sono denunciate disorganizzazione e criticità nella struttura di Trebisacce, negli ospedali del Tirreno cosentino. Ovunque si sono registrate carenze di organico, come per l’ospedale di San Giovanni in Fiore o i Riuniti di Reggio Calabria. Quelli di Locri e di Polistena sono allo stremo. Tutto ricade sull’ospedale metropolitano di Reggio Calabria che fa fronte a un bacino di utenza di circa 600mila abitanti per il quale non è dimensionato. Eppure rimane un’eccellenza (pur avendo subito negli ultimi anni attacchi e sabotaggi di chiara matrice politica): il Centro cuore è l’unico presidio pubblico ospedaliero di tutta l’area che fronteggia le innumerevoli urgenze quotidiane. I dati 2019 segnalano 260 interventi per la Cardiochirurgia ed urgenze con un bassissimo tasso di mortalità. Cardiologia ha raggiunto 1100 procedure di cui 900 angioplastiche, oltre 22 impianti di protesi aortica transcatetere. Nonostante le difficoltà, si tratta di trend in crescita.
Criticità nei punti nascita
Al Iannelli di Cetraro, alto Tirreno cosentino, nel mese di luglio una donna è morta dopo il parto. L’ospedale, in cui funzionava uno dei 13 punti nascita della Calabria, è ridotto ai minimi termini: «Il nostro grido di allarme è rimasto inascoltato per mesi», ha dichiarato il sindaco Angelo Aita, dopo la tragedia. Il presidio (come quello di Soverato) è stato sospeso perché risulta substandard rispetto alla soglia minima dei 500 parti. Ma l’altro giorno Aita era davanti alla porta dell’ufficio del commissario Cotticelli, nella Cittadella regionale, a chiedere la riapertura del centro e la nomina del primario di ginecologia e ostetricia. «Stiamo risolvendo le criticità per riaprire – dichiara Antonio Belcastro, dirigente generale del dipartimento regionale - presentando richiesta di deroga al ministero della Salute con il tramite del Comitato percorso nascita, tenendo conto dell’indice di natalità del bacino territoriale, della conformazione orografica della Calabria, di una nuova organizzazione interna con la nomina del primario».
La “Comunità Competente”
Per tenere in vita un sistema allo sfascio e ragionare sulle soluzioni, è appena nata “Comunità Competente”, gruppo di medici e addetti ai lavori che ha tracciato le linee guida per risollevare le sorti della sanità calabrese. Hanno preso spunto dal “Manuale per una Riforma della Sanità in Calabria" (Città del Sole edizioni) di Rubens Curia, medico virologo ed ex dirigente del dipartimento Sanità della Regione. Secondo “Comunità Competente” è necessario ripartire da nuova cultura della tutela della salute, tenendo conto che in Calabria tante volte i ticket sono più elevati del prezzo delle prestazioni, le liste d'attesa interminabili, che solo 10mila ultra 65enni calabresi usufruiscono delle cure domiciliari, che gli operatori sanitari lavorano in strutture fatiscenti con tecnologie obsolete dove la manutenzione è carente ed il livello organizzativo spesso molto basso. Fra le 40 persone coinvolte, insieme a Curia, c’è Amalia Bruni, neurologa, scienziata di fama mondiale per i suoi studi sull’Alzheimer, direttrice del centro di Neurogenetica di Lamezia Terme. All’interno del gruppo sta lavorando alla costituzione di una rete regionale per la demenza, di cui il presidio di Lamezia sarà il fulcro. «Un’azione necessaria per il territorio calabrese in cui si contano almeno 30mila persone, oltre i 65 anni, affette da demenza, più altre forme rare diffuse fra i giovani».
L’appello del presidente Oliverio
Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio da anni si oppone al commissariamento e ha contrastato in tutti i modi il decreto Sanità, sollevando anche la questione di legittimità costituzionale: la discussione del giudizio è fissata per il 22 ottobre. Ora, con il supporto dei sindaci della regione, Oliverio chiede al ministro Roberto Speranza di revocare il provvedimento dell’ex governo «approntando norme di senso opposto a quelle volute dal governo gialloverde che hanno determinato una condizione disastrosa. Partendo dallo sblocco immediato delle assunzioni di medici, infermieri, personale sanitario e dagli investimenti necessari per dare alla Calabria un sistema sanitario degno di una condizione civile».


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