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Fondazione Gimbe: «Risorse per il Ssn con le ganasce malgrado le promesse del Governo. Lo dice la Nadef»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«Nessun rilancio del finanziamento pubblico che, nella migliore delle ipotesi, per il 2020-2021 aumenterà dei 3,5 miliardi di euro già assegnati dalla scorsa Legge di Bilancio, pericolosamente legati al nuovo Patto per la Salute, ancora sul tavolo di Governo e Regioni». Alla vigilia della discussione della Legge di Bilancio 2020 Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, getta acqua sul fuoco degli entusiasmi dichiarati nella linea programmatica dedicata alla sanità. Secondo cui “il Servizio sanitario nazionale rappresenta un patrimonio da tutelare e rafforzare intervenendo anche per ridurre disuguaglianze crescenti”. Peccato, affermano dal think tank indipendente di politica sanitaria, che la spesa resti ridotta anche a fronte di prospettive di crescita e che, anzi, i conti non pareggino. Alle parole appassionate inserite nella Nota di aggiornamento non corrisponde insomma un rilancio effettivo delle risorse.

Crescita al ralenti e conti sballati. Tre i punti critici: a fronte di una stima di crescita del Pil nominale del 2% nel 2020, del 2,7% nel 2021 e del 2,6% nel 2022, l’aumento percentuale della spesa sanitaria resta contenuto all’1,7% nel 2020, all'1,2% nel 2021 e all'1,4% nel 2022. Questo primo dato - affermano dalla Fondazione - conferma che la crescita della spesa sanitaria nel triennio 2020-2022 rimane sempre inferiore a quella stimata per il Pil nominale: -0,3% nel 2020, -1,5% nel 2021 e -0,8% nel 2022. E considerato che l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale dei prezzi al consumo, la restrizione in termini di spesa reale è ancora più marcata.
Ancora: rispetto al Def 2019, la Nota di aggiornamento aumenta il rapporto spesa sanitaria/Pil "solo di un misero 0,1% nel 2022 riallineandolo al 6,5% del 2021. Nessuna traccia - affermano ancora da Gimbe - della proposta “Quota 10” del Partito Democratico su 10 miliardi in più nei prossimi 3 anni".
Infine, le stime della spesa sanitaria aumentano rispetto al Def: 120.596 milioni per il 2020 (+ 643 milioni), 122.003 milioni per il 2021 (+ 645 milioni) e 123.696 milioni per il 2022 (+ 644 milioni), ma “si rileva un anomalo incremento di 3,150 miliardi (+ 2,7%) dal 2018 al 2019: da 115.410 milioni certificati nel 2018 dalla Ragioneria Generale dello Stato ai 118.560 stimati dalla Nadef”. «Considerato che il deficit ante-coperture nel 2018 – afferma Cartabellotta – ammonta a 1.200 milioni e che il finanziamento pubblico aggiuntivo nel 2019 è pari a un miliardo, si tratta di un via libera per le Regioni a spendere aumentando il deficit? Oppure è una sofisticata mossa contabile?».
Parallelamente, non tornano i conti rispetto all’incremento del finanziamento pubblico previsto dall’ultima Legge di Bilancio: nel 2020 l’aumento stimato della spesa sanitaria è di soli 645 milioni (invece che di 2 miliardi) e nel 2021 di 645 (e non di 1,5 miliardi).

Azioni e contraddizioni. Non solo "conti": la Fondazione mette infila una serie di contraddizioni, imputabili forse in parte anche alla gestione governativa giall0-rossa. «Se da un lato si riconosce la volontà di attenuare le disuguaglianze in termini di accesso ai servizi e di variabilità regionale garantendo l'erogazione dei Lea in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, dall’altro il programma di governo intende proseguire nel processo di autonomia differenziata, che realisticamente aumenterà proprio le diseguaglianze. Si propone di “aumentare l'attenzione per la promozione e la prevenzione della salute” senza azioni correlate né risorse dedicate. «Inoltre – commenta Cartabellotta – è anacronistico affermare che bisogna “prepararsi ai cambiamenti derivanti dal progresso scientifico e tecnologico”, ignorando il ritardo decennale nell’adozione di tecnologie innovative, prima tra tutte la telemedicina non ancora inclusa nei Livelli essenziali di assistenza».
Alert anche sull'annunciata progressiva rivisitazione dell’attuale sistema di compartecipazione, aggravato dall’introduzione del superticket la cui abolizione è obiettivo prioritario per il ministro Speranza: «il balzello - avvisano da Gimbe - potrebbe essere scaricato sul Fondo sanitario nazionale». E il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri? Annunciato dal programma di Governo, nella Nadef è stato ridimensionato in un “ordinario proseguimento” dei processi di assunzione e stabilizzazione per coprire le carenze di personale.


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