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Verso un nuovo Piano nazionale per le malattie cardio e cerebrovascolari: se non ora, quando?

di Daniela Bianco *

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24 Esclusivo per Sanità24

In questi mesi di pandemia è emersa la stretta relazione tra Covid-19 e malattie cardio e cerebrovascolari: da un lato il virus ha acuito problematiche già esistenti (la probabilità di decesso per un paziente con pregresse malattie cardiovascolari, nel caso di infezione da Covid-19 è risultata più che doppia rispetto a chi non presentava alcuna problematica cardiovascolare) dall’altro ha creato complicanze acute di tipo infiammatorio, aritmico e trombotico. La riduzione dei ricoveri e dell’attività chirurgica, la sospensione delle attività ambulatoriali, avvenute nel 2020 e in parte anche nel 2021, oltre alle conseguenze immediate sulla mortalità per cause cardio e cerebrovascolari, ha incrementato la numerosità di pazienti con quadri clinici più complessi da gestire e ha generato impatti sull’organizzazione dei servizi sanitari.
Si è venuto quindi a delineare un peggioramento del quadro epidemiologico che già poneva le malattie cardio e cerebrovascolari quali prima causa di morte, seconda causa di Daly e causa più frequente di ricovero ospedaliero. Questo rende urgente aumentare l’attenzione su queste patologie che hanno un impatto rilevante anche sul sistema socio-economico anche attraverso la realizzazione di un Piano nazionale cardio e cerebrovascolare che dovrebbe fondarsi su due pilastri: prevenzione - primaria e secondaria - e innovazione - tecnologica e terapeutica - e considerare le indicazioni che sono emerse in questi ultimi mesi di pandemia dalle esperienze dei clinici ospedalieri e territoriali e pazienti. Su questi temi lavorerà nel prossimi mesi del 2021 Meridiano Cardio, una iniziativa di riflessione, analisi e dialogo tra expert, comunità medico-scientifica e pazienti, che è realizzata da The European House-Ambrosetti con il sostegno incondizionato di Alliance BMS-Pfizer, Amgen, Boston Scientific ed Edwards Lifesciences.
La prevenzione primaria che secondaria in ambito cardio e cerebrovascolare ricopre un ruolo fondamentale: la riduzione dei livelli dei fattori di rischio porta a una riduzione degli eventi e della gravità degli stessi. Esiste però un problema di consapevolezza dei fattori di rischio da parte dei cittadini (più di un terzo dei cittadini non è consapevole del proprio livello di ipercolesterolemia ad esempio) ed emergono forti criticità nella diagnosi precoce e tempestiva e nella gestione dei pazienti nella fase post acuta, legate anche ad una scarsa aderenza alle terapie (negli ultimi 5 anni la riduzione della mortalità a 30 giorni per infarto miocardico acuto e per ictus è stata più che doppia rispetto a quella a 1 anno). Uno strumento atto a potenziare le attività di prevenzione può essere rappresentato da una strategia di screening dei rischi cardio e cerebrovascolare per mettere in atto interventi di diagnosi precoce e linkage to care di prevenzione secondaria. Anche programmi di informazione, educazione e supporto per aumentare il livello di consapevolezza dei pazienti sul proprio stato di salute appaiono fondamentali.
L’innovazione nelle terapie e nelle tecnologie ha consentito una riduzione della mortalità (-68% e -73% quella per le malattie ischemiche del cuore e per le patologie cerebrovascolari) e un miglioramento della qualità della vita dei cittadini (si pensi ai nuovi approcci mininvasivi per il che non solo hanno migliorato significativamente gli esiti ma anche ridotto l’impatto sulle risorse dei servizi sanitari). Anche in ambito cardio e cerebrovascolare si registrano problemi di accesso all’innovazione, in quanto l’attenzione è sempre rivolta al costo della singola terapia o dispositivo medico e non a tutti i benefici dell’innovazione sull’intero percorso di cura. L’applicazione di un approccio value-based ai processi di definizione di prezzo e rimborso e nella fase di procurement, valutando oltre al costo della singola tecnologia, anche le sue ricadute positive in ambito sanitario ed extra-sanitario (ad esempio il miglioramento clinico della nuova tecnologia rispetto allo standard of care, l’aumento dell’efficienza dovuto alla riduzione delle giornate di degenza ospedaliera, dei controlli di follow up e delle riammissioni ospedaliere, gli impatti sulla produttività e l’autonomia degli individui, ...) consentirebbero un più ampio ed equo accesso all’innovazione da parte dei pazienti e un impatto positivo su tutto il sistema Paese.
L’urgenza di agire su queste patologie è stata denunciata anche nel corso della Conferenza Stampa di presentazione delle attività dell’Intergruppo Parlamentare sulla malattie cardio e cerebrovascolari avvenuta il 7 luglio presso la Sala Stampa di Montecitorio realizzata in collaborazione con The European House – Ambrosetti, con un auspicio da parte dell’Intergruppo di agire in modo coordinato e tempestivamente per creare un Piano Nazionale Cardio e Cerebrovascolare. Il trend di invecchiamento demografico porterà ad un aumento della prevalenza di tutte le malattie cardio e cerebrovascolari, tra cui la fibrillazione atriale (la cui prevalenza oggi passa dal 4,5% nei soggetti di 66-75 anni al 10,7% negli over 85) e malattie cardiache strutturali (la prevalenza dell’insufficienza mitralica passa da valori inferiori all’1% al di sotto dei 50 anni al 10%-15% negli over 75).
Le risorse economiche disponibili con il Piano nazionale di ripresa e resilienza per digitalizzare la sanità e potenziare l’assistenza territoriale e riconfigurare le attività ospedaliere diventano cruciali in questo programma di interventi nel mondo cardio e cerebrovascolare.

* Partner e Responsabile Area Health Care The European House-Ambrosetti


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