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Covid/ Fiaso: il 66% dei pazienti ricoverati non è vaccinato, in terapia intensiva il rischio raddoppia

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Crescono dell’11,5% in una settimana i ricoveri Covid. È il dato che emerge dalla rete degli ospedali sentinella costituita dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Il terzo monitoraggio, con la rilevazione dei dati effettuata il 23 novembre nei 16 ospedali individuati, ha registrato 697 pazienti ricoverati nei reparti Covid di cui 88 (12,6% dei ricoverati) in Terapia intensiva.
Il confronto con la settimana precedente consente di evidenziare un aumento complessivo delle ospedalizzazioni pari all’11,5%. La crescita dei ricoveri in Rianimazione, tuttavia, è inferiore: l’incremento in una settimana è del 2,3%.
L’età media dei ricoverati subisce uno scostamento in base allo stato vaccinale: i pazienti vaccinati con ciclo completo hanno in media 74,2 anni, mentre i non vaccinati 62 anni. Si osserva una prevalenza di non vaccinati fra i ricoverati e di età notevolmente più giovane.
Il focus sui pazienti in Rianimazione ha preso in considerazione le condizioni cliniche dei degenti: lo studio conferma come lo stato vaccinale e la comorbidità influiscano sullo stato di salute. Il 66% dei ricoverati non ha ricevuto alcuna dose di vaccino o non ha completato il ciclo vaccinale. Da notare anche il peso delle comorbidità particolarmente alto fra i vaccinati: il 70% dei pazienti vaccinati finiti in Rianimazione è affetto da cardiopatia, obesità grave, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva, neoplasia, o si tratta di pazienti dializzati, trapiantati o immunosoppressi, sui quali può essersi verificato un fallimento vaccinale causato proprio dalle patologie.
La percentuale di pazienti non vaccinati e con comorbidità ricoverati in Terapia intensiva è leggermente più bassa, pari al 62%, un dato comunque alto che indica la necessità di porre grande attenzione per i fragili (da ritenere prioritari per le vaccinazioni, prima, seconda o terza dose, ma anche per le normali misure preventive). I numeri confermano come l’età media di chi finisce in terapia intensiva sia più bassa tra chi non è immunizzato: i pazienti vaccinati in Rianimazione hanno in media 68 anni, mentre i non vaccinati hanno 62 anni.
L’analisi dei dati consente di valutare il rischio di finire in terapia intensiva in base allo stato vaccinale: è in rianimazione il 16% degli ospedalizzati non vaccinati contro l’8,9% degli ospedalizzati vaccinati. Il rischio è dunque doppio tra i non vaccinati.
“Lo studio di Fiaso sui dati degli ospedali sentinella evidenzia come la vaccinazione riduca della metà il rischio di finire in terapia intensiva – spiega il presidente Fiaso, Giovanni Migliore –. Ancora una volta, dunque, è necessario ribadire l’importanza della vaccinazione e di rivolgere un appello a coloro che non si sono ancora vaccinati a effettuare la prima dose. Si tratta di un gesto necessario non solo per proteggere se stessi, ma anche per tutelare i soggetti fragili che ci sono intorno, sui quali è più probabile un fallimento vaccinale e che dovrebbero essere tenuti al riparo da contatti con positivi. Se il trend verrà confermato, le Aziende sanitarie, sede di ospedali Covid, nelle prossime settimane dovranno essere pronte a fronteggiare un aumento del numero dei ricoveri: le direzioni aziendali hanno già studiato e messo a punti piani organizzativi di riapertura in 24 ore di posti letto Covid che dovessero essere necessari”.
Al network degli ospedali sentinella Fiaso si affianca, a partire da oggi, anche la rete degli ospedali pediatrici di Fiaso per il monitoraggio dell’andamento della pandemia tra i più piccoli. Ad aver aderito sono quattro ospedali pediatrici rappresentativi dei territori Nord Est, Nord Ovest, Centro e Sud: l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, l’Istituto Giannina Gaslini di Genova, l’Irccs Materno Infantile Burlo Garofolo di Trieste e l’Aorn Santobono-Pausilupon di Napoli. Il primo monitoraggio ha consentito di contare 16 pazienti ricoverati, età media 3,5 anni. Due ragazzi avevano un’età maggiore di 11 anni entrambi non vaccinati. Per indagare sul livello di protezione dei bambini di età inferiore ai 12 anni si è scelto di raccogliere la presenza di almeno un genitore vaccinato. Si sono contati 9 bambini in questa condizione e 7 con genitori non vaccinati. Inoltre 5 pazienti avevano comorbidità rilevanti.
“I bambini in Italia continuano a presentare quadri meno gravi degli adulti, ma possono avere necessità di ricovero ospedaliero fino, in rari casi, a necessitare di cure in Terapia Intensiva. In altri Paesi, in cui sono state attuate misure anti-pandemia, che si sono rivelate meno efficaci, i bambini sono maggiormente coinvolti e purtroppo non sono pochi i decessi (USA, GB). La prevenzione (vaccinazione) sta giocando un ruolo fondamentale nell'arginare le terribili conseguenze che il SARS CoV 2 ha causato e può ancora causare” dichiara Alberto Villani, responsabile della Pediatria Generale e Malattie Infettive del Bambino Gesù.


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