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Un network per la Pad: al via in Campania l'innovativo modello assistenziale

di Giovanni Esposito* e Eugenio Stabile**

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24 Esclusivo per Sanità24

La PAD (Peripheral Artery Disease, in italiano AOP arteriopatia obliterante periferica), è una forma di aterosclerosi localizzata alle arterie delle gambe. Molto subdola e pericolosa, eppure decisamente sottostimata, è comunemente chiamata anche “malattia delle vetrine” perché chi ne soffre tende a fermarsi spesso mentre cammina, con la scusa di guardare i negozi, ma in realtà solo per alleviare i dolori molto forti agli arti inferiori. La PAD colpisce 200 milioni di persone nel mondo, di cui 40 milioni nella sola Europa. In Italia la prevalenza della malattia (nelle sue due forme sintomatica e asintomatica) si attesta intorno al 10% nelle persone con più di 40 anni, ma è in crescita: + 23% nell’ultimo decennio, a causa dell’aumento del numero di pazienti diabetici e fumatori, nonché dell’invecchiamento della popolazione. Nonostante i programmi di prevenzione e sensibilizzazione, infatti, anche Paesi con eccellenti sistemi di sanità pubblica stanno affrontando un aumento della casistica. Il Covid, inoltre, sembra aver accentuato il problema: secondo uno studio pubblicato su Vascular Medicine e condotto durante il primo lockdown in Campania, si è registrato un crollo (-50%) delle ospedalizzazioni tra i pazienti colpiti dalla malattia al suo stadio più grave, e un aumento del 29% degli eventi più avversi della malattia, vale a dire le amputazioni dell’arto colpito.
Spesso la PAD si presenta senza sintomi precisi e i medici raramente tendono a ricercare un’eventuale sintomatologia ‘mascherata’. Tuttavia alcuni segnali sono più frequenti: il più tipico è la claudicatio intermittens, cioè una sorta di zoppia provocata da un forte dolore alle gambe che compare quando si cammina, specialmente in salita, e costringe le persone a fermarsi. Di qui il nome comune di ‘malattia delle vetrine’, poiché chi ne soffre tende a fermarsi spesso per alleviare il dolore, con il pretesto di voler fare shopping.
Le cause di questa malattia sono diverse: anzitutto genetiche, dunque se c’è familiarità con l’ipercolesterolemia; e quindi collegate agli stili di vita. Una volta diagnosticata, infatti, questa malattia va affrontata su più versanti, sia correggendo immediatamente i fattori di rischio come il fumo, l’ipertensione, la scarsa o nulla attività fisica e via dicendo e dal punto di vista farmacologico.
Le più recenti linee guida prevedono una presa in carico e una gestione con un team multidisciplinare composto da un angiologo/medico vascolare, un chirurgo vascolare e un cardiologo/radiologo interventista. In funzione del quadro clinico complessivo la presa in carico del paziente all’ingresso in ospedale o nel setting ambulatoriale sarà definita nel Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) garantito da team. Da queste necessità, per iniziativa del Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate dell’Università Federico II di Napoli, nasce – primo in Italia – il “Network per la PAD”, che ha come obiettivo quello di creare un nuovo modello assistenziale per questi pazienti mettendo in rete 16 ospedali campani. Questo Network consentirà di ridurre le ospedalizzazioni di questi pazienti dovute all'insorgenza di accidenti cardiovascolari acuti e aiuterà a ridurre l'impatto sociale delle invalidità attraverso la prevenzione efficace delle amputazioni e, non ultimo, creerà un modello terapeutico all'avanguardia in Campania. Questo modello sarà capace di mettere in collegamento i vari specialisti con il fine unico di fornire un trattamento integrato e standardizzato che migliori la qualità e aspettativa di vita dei pazienti PAD.
Di questo parleremo da oggi nel corso del convegno “The adherence to medical therapy after lower extremities artery disease revascularization”, presso il centro congressi dell’Università Federico II di Napoli.

*Presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE)
Direttore della UOC di Cardiologia, Emodinamica e UTIC dell’AOU Federico II di Napoli

**Associato di Cardiologia e direttore dell’UOC di Cardiologia dell’ospedale San Carlo di Potenza


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