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Farmaci: tetti, grondaie e crescita programmata. Riflessioni sulle proiezioni Osfar 2021-2023

di Patrizio Armeni *, Arianna Bertolani *, Francesco Costa *, Monica Otto *, Claudio Jommi *

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24 Esclusivo per Sanità24

Un anno fa, l’Osservatorio Farmaci (Osfar) del Cergas Sda Bocconi metteva in luce alcuni elementi critici relativi al governo della spesa farmaceutica, principalmente legati al permanere della programmazione basata su due tetti di spesa e due fondi per farmaci innovativi, gestiti a silos. Nel nuovo report (Report 41), l’Osfar ha affinato il proprio modello previsionale, incorporando i movimenti in uscita (prevedibili) e in entrata (stimati) dai fondi destinati ai farmaci con indicazioni innovative, che peraltro confluiranno in un unico fondo dal 2022. Tale affinamento ha permesso di mettere in luce due importanti fenomeni: l’impatto di spesa dei farmaci che escono dal fondo per gli innovativi ed una crescita della spesa farmaceutica crescita programmata inferiore alle altre risorse per la sanità pubblica.
La spesa associata alle indicazioni che escono dallo status di innovatività si riversa, infatti, sul tetto per gli acquisti diretti. Per tale motivo, il funzionamento dei fondi per gli innovativi, ormai a regime, ricorda quello di una “grondaia”, con un flusso di spesa che ad ogni scadenza del periodo di copertura dell’innovatività viene riversato sul tetto degli acquisti diretti. Con l’aumentare delle uscite dai fondi innovativi, la spesa ad esse associate si accumula a valle, in un “recipiente” (il tetto sugli acquisti diretti) la cui dimensione, rispetto alle risorse assegnate al Ssn, non viene modificata, se non per effetto del possibile (ma non automatico) riallineamento delle percentuali dedicate alla convenzionata e agli acquisti diretti. Secondo le proiezioni Osfar, il flusso che si accumula tra indicazioni che perdono lo status di innovatività e trend della spesa per acquisti diretti non sarà finanziato a sufficienza dalle eventuali risorse risparmiate derivanti dalle scadenze brevettuali, e la conseguenza è uno sfondamento crescente nel tempo ancora più alto di quello che era stato valutato in passato, quando il fenomeno della “grondaia” non era ancora stimabile in modo esplicito. In particolare, si prevede uno sfondamento degli acquisti diretti che da 2,1 miliardi nel 2021 sale a 4,2 miliardi nel 2023 (3,9 se si considera il possibile incremento di 2 miliardi per anno del FSN previsto nella bozza di Legge di Bilancio 2022). Da questi dati scaturisce la seconda riflessione, legata al mancato automatismo della riallocazione delle percentuali sui tetti della convenzionata e degli acquisti diretti. Infatti, a parità di percentuali, e ipotizzando la crescita di 2 miliardi all’anno del Fsn proposta per la manovra, il non utilizzo del fondo per la convenzionata sarà di 823 milioni nel 2022 e 1,1 miliardi nel 2023 a fronte di uno sfondamento di 2,5 miliardi nel 2022 e 3,9 miliardi nel 2023 sugli acquisti diretti.
La mancanza di comunicazione tra i due tetti fa sì che il reale finanziamento della farmaceutica, oltre al miliardo destinato agli innovativi, rappresenterà di fatto il 13,97% del FSN nel 2022 e il 13,79% del FSN nel 2023. Tali percentuali, oltre ad essere inferiori rispetto al teorico 14,65%, sono anche in diminuzione: poiché tali circostanze sono note fin da oggi, un mancato riallineamento dei tetti convenzionata/acquisti diretti comporterebbe una programmazione della spesa farmaceutica che prevede una crescita più lenta rispetto a quella programmata per le altre voci sanitarie.

* SDA Bocconi School of Management


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