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Fratture da fragilità ossea: manca un unico modello di riferimento per la presa in carico e la gestione. Serve un Pdta

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Dalle Regioni risposte frammentate su organizzazione dei servizi e accesso alle cure per le fratture da fragilità ossea, medici specialisti in difficoltà tra mancanza di informazioni e procedure differenti anche fra singole Asl. Bene la recente approvazione delle Linee Guida a livello nazionale, poiché danno indicazioni per agire sull'appropriatezza degli interventi terapeutico-assistenziali e sul miglioramento della presa in carico del paziente, anche attraverso l'introduzione di un codice identificativo della frattura da fragilità ossea. Sono queste alcune delle informazioni che emergono dalla seconda indagine di Cittadinanzattiva realizzata tramite due questionari che hanno coinvolto medici specialisti e referenti regionali.
Il Monitoraggio sulle fratture da fragilità ossea, realizzato da Cittadinanzattiva con il contributo non condizionato di UCB, è presentato all'interno del congresso nazionale Ortomed. Obiettivo del lavoro è quello di produrre dati ed evidenze circa la presa in carico del paziente con fratture da fragilità ossea nelle regioni coinvolte dal monitoraggio, sensibilizzando a livello territoriale sul tema e misurando il divario tra quanto delineato nel Pdta e ciò che accade nella realtà.
Le Regioni alle quali Cittadinanzattiva ha inviato il questionario sono 12, a rispondere in modo completo sono state 7 - Abruzzo, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Sardegna e Sicilia: informazioni frammentate e comunque non omogenee confermano la necessità di un modello unico di riferimento. La Toscana ha risposto di possedere un registro per monitorare il fenomeno delle fratture da fragilità, percorsi specifici di presa in carico, un codice dedicato e un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta) dedicato, oltre che le unità FLS basate sull’innovativo approccio multidisciplinare. Anche l’Abruzzo si è organizzato con un apposito Pdta e servizi di gestione del paziente fratturato a seguito dell’emergenza pandemica. In Lombardia c'è un sistema di monitoraggio strutturato del fenomeno. A questi dati si sommano le informazioni raccolte con la rilevazione 2020: nel Lazio è possibile individuare la frattura da fragilità ossea grazie ad un sistema di segnalazione come codice di dimissione ospedaliera o di pronto soccorso. Stessa procedura in Puglia, dove però sono previsti anche percorsi terapeutico-assistenziali per la prevenzione secondaria delle fratture da fragilità ossea, e procedure per facilitare la presa in carico del paziente a partire dalla diagnosi del medico di base.
I 280 specialisti interpellati riferiscono che le difficoltà maggiori derivano dal fatto che le procedure di presa in carico variano da regione a regione, e alle volte anche da Asl a Asl: solo il 28% afferma che nella propria regione esistono percorsi di presa in carico dedicati a questo tipo paziente e soltanto il 17% sostiene che è presente un Pdta dedicato. Sull'aspetto della presa in carico del paziente, il 62,5% dei medici lamenta la mancanza di percorsi condivisi; il 52,1%, invece, la mancanza di prevenzione primaria; per il 48,2% manca la continuità assistenziale. Per quanto riguarda la gestione di un paziente con frattura da fragilità ossea, il 57,5% dei medici ci informa che manca la multidisciplinarietà; per il 54,6% mancano percorsi condivisi e manca un raccordo con il Mmg; per il 41,8% manca la prevenzione; per il 41,4% manca la continuità assistenziale.
“Bisogna rinnovare l’impegno nell’ambito delle fratture da fragilità ossea: le Linee Guida nazionali da poco pubblicate riprendono gli obiettivi del Pdta che abbiamo messo a punto nel 2019 insieme a società scientifiche ed altre associazioni civiche. Adesso il frutto di questo lavoro deve essere recepito e concretizzato dalle Regioni in maniera veloce, efficiente ed uniforme. Va posta grande attenzione anche alla valutazione dei risultati: servono monitoraggi che confermino l’effettivo miglioramento della qualità di vita dei pazienti”, dichiara Tiziana Nicoletti, responsabile del Coordinamento nazionale associazioni malati cronici e rari (CnAMC) di Cittadinanzattiva.


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