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Toscana: dai trapiantati di fegato storie di "rinascita assistita"

di Paolo Castiglia

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24 Esclusivo per Sanità24

Un intervento che coinvolge in maniera profonda il Sistema Sanitario Regionale Toscano e mette in piedi un modello organizzativo molto avanzato, composto da professionisti di varie specializzazioni impegnando più plessi ospedalieri: parliamo dei trapianti di fegato all'ospedale San Donato di Arezzo e all'Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa.
Dal racconto dei pazienti dei protagonisti si tratta di un percorso non immune da paure, risvolti psicologici, tensioni e che, dall’istante della diagnosi clinica, conduce attraverso varie tappe a fare progetti e a recuperare desideri e sogni. Tutto ciò avviene grazie alla donazione di un organo.
All'interno dell'ospedale San Donato di Arezzo esiste da molti anni un protocollo sanitario che riguarda il paziente epatotrapiantato che viene accompagnato fin dal momento dell'individuazione quale possibile candidato al trapianto. Il percorso è gestito dalle Unità Operative di Malattie Infettive e Gastroenterologia, mentre il Centro Trapianto Fegato di riferimento per la Toscana è l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa.
Le testimonianze dei pazienti trapiantati di fegato sono un vero e proprio atto d’amore verso la vita, con grande riconoscenza nei confronti dei donatori, dei medici, gli infermieri, e il personale sanitario che hanno reso possibile questo straordinario traguardo.
Paola spiega: “La malattia all’inizio non mi ha impedito di condurre una vita normale, di avere dei figli e di lavorare. A febbraio dl 2015, però, senza nessun preavviso, ho avuto una grossa emorragia e sono stata ricoverata in gravi condizioni. Da quel momento è partito il mio percorso per essere inserita nella lista trapianti. Il 19 agosto dello stesso anno ho ricevuto l'organo grazie ad una persona generosa e speciale che aveva espresso la volontà di donare gli organi e che ora porto con me”.
“L'attesa – racconta - per me è stata brevissima, non ho neppure avuto il tempo di realizzare bene cosa mi stesse succedendo all'arrivo della telefonata, in piena notte. Entro due ore dovevo essere a Pisa e sinceramente l'unica mia preoccupazione durante il viaggio…. era quella di non trovare traffico. Sono sempre stata tranquilla e serena, del resto la vita mi dava una grande possibilità che purtroppo tante altre persone non hanno potuto avere e la dovevo cogliere con il sorriso. Ho avuto ragione. Oggi sono moglie, mamma e soprattutto nonna felice, e senza quei medici ed infermieri eccezionali e un angelo che mi accompagna sempre, non sarei qui a raccontarlo”.
Rossana, invece ha una storia diversa: “Nel mio caso ho sempre avuto consapevolezza dell’importanza della donazione. Esistono mille modi per donarsi, e il trapianto è una sorta di miracolo. Ogni mattina ti alzi e pensi a quanto è bello il mondo: un mondo che altrimenti non potresti più vedere. Noi trapiantati torniamo ad una vita perfettamente attiva. Senza la donazione io non sarei più qui da anni”.
“Nel mio viaggio – descrive - ho sempre trovato strutture super efficienti e personale preparato e con una grande sensibilità: ogni volta che ho avuto un problema prima, durante e dopo l’intervento, sono stata presa in carico con sensibilità e puntualità. Il Centro di Arezzo per noi è indispensabile. Ci conoscono, ci seguono, ci controllano, hanno sempre un attimo per noi, un sorriso, una parola di sostegno e supporto, non siamo numeri ma persone. E questo fa la differenza”.


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