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L'intervista/ Aceti (SalutEquità): «Non dimenticare la lezione Covid: più fondi in manovra per la sanità»

di Barbara Gobbi (da Il Sole-24Ore)

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«I 4 miliardi che secondo le Regioni mancano per la sanità dopo il passaggio traumatico del Covid. La mancata Intesa dei governatori sul Dm 71 di riorganizzazione delle cure territoriali in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, proprio per il disaccordo sulla copertura economica. Il ritardo sulla piena attuazione dei Livelli essenziali di assistenza- Questi sono i tre segnali forti che impongono una riflessione sul tema del finanziamento del Servizio sanitario nazionale». Così Tonino Aceti, presidente di SalutEquità, lancia il monito sulla necessità di sostenere il Ssn per gli anni a venire.
Eppure mai si è avuta un’iniezione di risorse così massiccia come in questi due anni nella sanità pubblica e la stessa legge di Bilancio ha previsto un aumento di 2 miliardi l’anno
Quell’incremento è in larga parte agganciato a finalizzazioni di spesa come farmaci innovativi e personale. Mentre oggi le Regioni fanno i conti con un Ssn profondamente diverso dall’epoca pre Covid, in cui gli stessi costi ordinari di gestione sono aumentati nettamente. A fronte di questa realtà, che richiede di affrontare riforme decisive e di attuare subito i nuovi Livelli essenziali di assistenza con l’approvazione di un Nomenclatore tariffario adeguatamente finanziato, bisogna definire qual è la soglia di finanziamento necessaria per far sì che le Regioni non vadano in rosso. Scenario oggi plausibile, se non si interviene, anche per le amministrazioni benchmark. E intanto, a guardare il decremento della percentuale di spesa sanitaria sul Pil preventivato già al 2024, non si sta certo tranquilli.
C’è il rischio quindi che una volta superato l’effetto del Covid, anche emotivo, la sanità torni a essere una mera voce di spesa?
Questo è un tema molto serio, anche a fronte delle nuove emergenze che il Governo deve affrontare come la guerra Russia-Ucraina: la sfida è far sì che il servizio sanitario pubblico e la sostenibilità del diritto alla salute siano in cima alle priorità della politica a prescindere dal Covid. Altrimenti rischiamo di sprecare le tante risorse in arrivo dall’Europa: se quei soldi non saranno agganciati a politiche espansive di sanità pubblica – che non possono esaurirsi nel Recovery Plan ma esigono decisioni di finanziamento corrente - i fondi Ue si tradurranno in ulteriore fardello sulle spalle delle nuove generazioni.
Quindi, come procedere?
Va fatta una Conferenza straordinaria Stato-Regioni con al centro una grande ‘operazione trasparenza’ che definisca chirurgicamente il fabbisogno economico reale, aggiornato alla luce della rivoluzione Covid e del riordino da effettuare, anche su temi-chiave come i Lea e il personale indispensabile, ancora oggi ampiamente sottostimato, per attuarli. L’urgenza deriva dalla necessità di sostenere diritti, riforme e investimenti del Pnrr, nel pieno rispetto del principio di leale collaborazione - e di sacrosanta contestuale attività di monitoraggio e rendicontazione - tra gli attori in campo. Il Covid ha mostrato tutta la fragilità del Ssn: un Governo responsabile deve continuare a dare priorità alla salute pubblica.
La partita si giocherà nella legge di Bilancio?
Per quanto il contesto non sia dei più favorevoli, la prossima manovra sarà strategica: con lucidità dovrà correggere e integrare finanziamenti correnti per sostenere il Pnrr. Altrimenti rischiamo, ad esempio, di costruire case e ospedali di comunità sguarnite di personale adeguato.


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