Aziende e regioni

Calabria: al via la riforma sanitaria con un modello all'avanguardia e leggi da imitare

di Ettore Jorio*

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24 Esclusivo per Sanità24

La Calabria è riuscita ad abbozzare un suo nuovo modello di avanguardia della sua sanità. Da primato, per correttezza legislativa di dettaglio.
Ci sarà, ovviamente, da fare altro per rendere il testo regolatorio più adatto alla “rivoluzione” del suo sistema sociosanitario, intrapresa dal presidente/commissario Occhiuto e dal suo sub con l’arrivo del prof. Profiti a capitanare l’istituita Azienda Zero.
É intervenuta legislativamente per correggere gli errati presupposti normativi regionali inconcepibilmente sopportati per oltre 18 anni.

Quattro gli aspetti fondamentali della disciplina regionale della salute cui la Calabria ha dato soluzione, con una apposita legge approvata dal Consiglio regionale nella seduta di ieri. Lo ha fatto anche in vista dello start della novellata assistenza sociosanitaria disegnata con il DM77.

Una “officina” legislativa e una voglia di Testo Unico
Diverse le riparazioni legislative che il Consiglio regionale ha concretizzato. Tantissime ne rimangono ancora da perfezionare per aggiustare i guasti causati da leggi sbagliate. Per farlo bene e compiutamente dovrà, magari, fare ricorso alla testunicizzazione della salute, funzionale a mettere tra l’altro insieme, finalmente, la sanità e l’assistenza sociale. Troppe le istanze, cui dovere dare ancora risposta, tra le quali: la riorganizzazione del sistema territoriale della salute, a mente della intervenuta “riforma” e degli investimenti PNRR; la disciplina dell’accreditamento e dei contratti degli erogatori privati secondo i neo dettami di quello che sarà la legge sulla concorrenza 2022; il servizio farmaceutico secondo il nuovo modello di presidio fisso sanitario; il preteso sistema unitario regionale termale; la riedizione del sistema ospedaliero al lordo della fusione per incorporazione che genererà, dopo i dovuti aggiustamenti giuridici ed economici, la nuova azienda ospedaliera universitaria “R. Dulbecco”, così come preteso dalla sentenza della Consulta n. 50/2021 e disposto con la legge regionale 33/2021; la generazione di un efficiente servizio della prevenzione, con la necessaria rivisitazione di quello veterinario, sì da renderlo più funzionale a contrastare le epidemie animali; la creazione di una assistenza domiciliare e una telemedicina che caratterizzeranno la migliore Calabria di sempre.

Il dettaglio delle riparazioni ordinarie e straordinarie
Un lavoro di cesello, quello del legislatore regionale calabrese, che è intervenuto su errori marchiani trascurati per quasi venti anni e riscrivendo la originaria formula della legge istitutiva della sua Azienda Zero ripresa pedissequamente dal testo legislativo approvato per prima dalla Regione Veneto con la l.r. n. 19/2016, cui tutte le altre Regioni hanno fatto riferimento senza minimamente tenere nella dovuta considerazione le naturali diversità e gli errori in essa facilmente rinvenibili.

Vediamo cosa ha fatto nella concretezza:

a)(primo) ha individuato e modificato la legge che disciplinava il servizio sanitario regionale dal 2004, rendendola finalmente uniforme ai principi fondamentali fissati dallo Stato nel 1999. Un errore di attribuzione di un’autonomia impropria alle aziende della salute. Le assegnava, infatti, una autonomia gestionale e non già quella imprenditoriale. Ebbene, con la legge appena approvata si è portata a legittimità costituzionale la norma e, con essa, la Calabria ha raggiuto sul podio della correttezza otto regioni (Basilicata, Emilia-Romagna, Liguria, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana e Val d’Aosta) e una provincia autonoma (Trento) che avevano provveduto correttamente da tempo in tale senso;

b)(secondo) è intervenuta, in un modo ben più consistente, sulla anzidetta recente legge regionale 32/2021:

1)riconoscendo alla anzidetta Azienda zero l’autonomia che le compete, ovverosia quella imprenditoriale piuttosto che quelle sei obsolete (amministrativa, patrimoniale, organizzativa, tecnica, gestionale e contabile) individuate dal d.lgs. 502/92 prima della modifica introdotta dal d.lgs. 229/1999. Una distrazione, questa, riscontrabile in tutte le leggi regionali istitutive della stessa (Veneto, Piemonte, Lazio, Liguria), anche sotto diverse denominazioni (su tutte, Alisa in Liguria), che dovrà essere risolta ovunque;

2)sopprimendo l’impropria previsione del visto di congruità da apporre a cura del Direttore del Dipartimento regionale della salute, incomprensibilmente residuato in relazione al bilancio consolidato preventivo e consuntivo del Ssr dopo la modifica intervenuta sul punto con la legge regionale n. 4/2022 in relazione al bilancio preventivo e consuntivo della GSA. Una previsione irragionevole, quella cassata, da eliminare anche in alcune leggi regionali (Veneto) istitutive delle Aziende zero, sia relativamente al bilancio GSA che al consolidato, atteso che un siffatto giudizio di merito (di congruità) è rinvenibile nell’ordinamento solo in riferimento alla valutazione preventiva degli accantonamenti da fare nei Fondi rischi ovvero da parte di un esperto terzo incaricato del rilascio del visto di conformità e del visto di congruità sull’informativa finanziaria aziendale (si vedano linee guida dell’aprile 2021 del Consiglio nazionale commercialisti);

3)abrogando la inconcepibile sottoposizione dell’esercizio delle funzioni di Azienda Zero al coordinamento da parte del massimo esponente della burocrazia regionale, perché lesiva dell’autonomia imprenditoriale riconosciuta all’Azienda Zero;

c)(terzo) ha rimediato - sempre in relazione all’anzidetta legge 11/2004, che è da rivedere nella sua totalità - aggiungendo agli organi delle aziende della salute il “collegio di direzione” del quale la medesima non aveva tenuto conto;

d)(quarto) ha fatto il vuoto, rispetto a tutte le altre Regioni, istituendo nell’ordinario le Unità di continuità assistenziali (le UCA), sostitutive delle Usca svanite nel nulla a causa della cessazione del supporto economico che ne reggeva l’esistenza e, con essa, i rapporti di lavoro autonomo con gli operatori sanitari dedicati ad un siffatto prezioso servizio domiciliare per l’utenza colpita dal Covid-19. La Calabria ha detto chiaramente no e ha istituito le UCA, evitando così l’appesantimento degli infetti sulla medicina di famiglia e ricorso ai pronto soccorso ospedalieri, da regolamentare con apposite Linee guida commissariali.

L’indice della borsa della speranza comincia a salire
I calabresi avranno da domani motivo di credere in una sanità che sta lottando per cambiare, stando a braccetto con l’assistenza sociale, con l’adozione di politiche sociosanitarie degne di questo nome. Alle quali toccherà, di qui a poco, il pesante onere di riscrivere l’assistenza ospedaliera.

Al riguardo, tre le condizioni più difficili: mettere insieme l’esistente con il risultato della fusione della spedalità catanzarese, favorevolmente collaborata con il pregevole sistema universitario in termini di didattica, ricerca e assistenza; coordinare l’inserimento a sistema dei tre presidi ospedalieri della Sibaritide, di Vibo Valentia e di Gioia Tauro, che ci si augura che diventino tali e ben funzionanti dopo oltre un decennio di colpevole incuranza; riposizionare e costruire l’Azienda ospedaliera di Cosenza, individuando le risorse per portarla a termine a breve e la migliore allocazione possibile, (aggiungo io) baricentrica per tutta la enorme provincia e facile da raggiungere da ovunque.

*Università della Calabria


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