Aziende e regioni

Il rischio rallentamento del Pnrr e la scommessa della One Digital Health: da scongiurare lo "spreco" di 1,7-2 miliardi

di Annamaria Di Ruscio *

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24 Esclusivo per Sanità24

La Nota di Aggiornamento al Def, presentata il 27 settembre, pone in evidenza che nel corso di quest’anno ci sarà un ammontare di risorse effettivamente spese per i progetti del Pnrr inferiore a quanto era stato indicato nelle proiezioni a causa di una molteplicità di ritardi legati, fra le varie cause, ai tempi di adattamento alle innovative procedure del Pnrr e agli effetti dell’impennata dei costi delle opere pubbliche. Questo potenziale rallentamento nella capacità programmatica e poi operativa del Pnrr ha risvolti significativi su tutti i settori economici, incluso quello della Sanità.
Tre sono le macro criticità che NetConsulting cube ha individuato nello studio che presenterà al Digital Health Summit, dal 12 al 14 ottobre, e di cui in questo articolo diamo un'anticipazione.
La prima criticità riguarda la correlazione tra fondi Pnrr e riforme/azioni da compiere.
Le risorse Pnrr per la sanità ammontano a 20,22 mld (con Fnc e React-Eu) e indirizzano le riforme riconducibili alla Componente 1 (costruzione della medicina territoriale) e alla Componente 2 (Innovazione, Ricerca e Digitalizzazione del Ssn). I primi decreti hanno ripartito i primi 8 mld tra le Regioni: circa il 40% è nella voce "digitalizzazione" (ammodernamento tecnologico e digitale ospedaliero, assistenza domiciliare, telemedicina, analisi dati, competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario). La prima deadline per l’ottenimento dei fondi del Pnrr è stata quella del 30 giugno. Attraverso un cronoprogramma serrato (Fig. 1) sono state fatte le seguenti azioni:
- si sono realizzati i due progetti cardine del Pnrr, Telemedicina e Fse;
- sono stati firmati i Contratti istituzionali di sviluppo (Cis) tra le Regioni e il ministero della Salute;
- si sono definiti i modelli per lo sviluppo dell'assistenza territoriale (decreto 23 maggio 2022, n. 77).
In buona sostanza, rallentare oggi la velocità delle azioni e delle riforme intraprese equivarrebbe a non poter disporre dei fondi.
La seconda criticità è data dal rispetto del cronoprogramma riguardante le iniziative progettuali che Regioni e Asst/Ao metteranno in campo nel 2022 e oltre. La prima parte del 2022 ha avuto una effervescenza e intensità progettuale in ambito digitale come raramente si era vista in passato. Dalle analisi realizzate da NetConsulting cube, si evince come le Regioni risultino a oggi impegnate nella maggiore centralizzazione dei processi sanitari. Si va dal Cup regionale al Sistema informativo amministrativo/contabile unico passando per i lavori infrastrutturali di centralizzazione presso il Dc regionale e per la cartella clinica elettronica, con l’obiettivo di andare in sussidiarietà delle aziende ospedaliere non compliant alle disposizioni centrali, senza dimenticare il monitoraggio dei flussi informativi verso l’ente centrale (Fig. 2) per indirizzare il nuovo Fse e la costituzione del Soc per proteggersi da attacchi cyber.
La stessa intensità progettuale si è registrata presso le aziende ospedaliere che si sono concentrate sull’area clinico-ospedaliera e su tutta una serie di attività, come il rinnovo della Cce, dell’infrastruttura, delle reti e Tlc, l’implementazione della Telemedicina e Cybersecurity, e in generale il rinnovamento dell’area amministrativo-gestionale, finalizzate a rispondere alla necessità di modernizzazione nel controllo dell’informazione (Fig. 3). Dalle analisi emerge un ricco cronoprogramma progettuale derivante dalle riforme già attuate con le risorse già disponibili, dalle gare effettuate e da avviare, dalle risorse umane interne ed esterne (del sistema di offerta) che devono realizzarle. Si tratta di un cronoprogramma in grado di aggiungere valore all’evoluzione del sistema sanità se rispettato nelle sue tappe principali.
Se dunque nel 2022 si sono date alcune priorità, il 2023 dovrebbe essere l’anno in cui si concretizzeranno le attività avviate in ambito Telemedicina, mentre nel 2024 prenderanno forma le attività di introduzione/evoluzione dei sistemi di gestione e analisi dei dati, anche in ottica Fse 2.0. (Fig. 4). Questo sempre se si manterranno le velocità e le traiettorie intraprese con evidenti impatti anche sulla consistenza e velocità del mercato digitale nella Sanità.
E siamo alla terza criticità conseguente.
Il mercato della sanità digitale quantificato da NetConsulting cube (con le iniezioni dei fondi Pnrr) vale circa 3,6 miliardi di euro nel 2021. La componente Ict nel 2021 ha un valore di circa 1,8 miliardi di euro e si stimano crescite a doppia cifra in futuro. Il segmento dei dispositivi medici digitali (apparati medicali e robotica chirurgica connessi ed equipaggiati da sistemi per la raccolta e l’analisi dei dati, con tool di intelligenza artificiale o augmented reality) nel 2021 vale 1,5 miliardi e crescerà nei prossimi anni per il rinnovo e l’ampliamento del parco installato, per la crescita prevista lato wearables e digital therapeutics. La componente del Bpo (Business Process Outsourcing), continua a crescere soprattutto ma non solo sulla parte dei Cup. Nel 2022 nel complesso potrebbe raggiungere il valore di circa 4 miliardi di euro, con una crescita tra l’11% e il 14% nel triennio a venire (Fig. 5). È evidente che le azioni di riforma e l’attuazione delle gare necessarie insieme alla velocità con cui tutto questo accadrà determineranno un utilizzo più o meno pieno e articolato negli anni dei fondi del Pnrr. I fondi Pnrr destinati al digitale nel periodo 2021-2025 hanno un valore stimato di 4,8 miliardi di euro. La stima NetConsulting cube della quota parte di fondi Pnrr che possono restare inutilizzati a causa dei ritardi o dell’elevata complessità di execution che gli operatori tutti si troveranno a gestire (insufficiente capacity per l’intensità progettuale prevista ai vari livelli) nel periodo 2021-2025 potrebbe oscillare tra i 1,7 e i 2,0 miliardi di euro.
Auspichiamo dunque che la spinta propulsiva data dal Pnrr e dalle azioni programmatiche Europee non rallenti e non tolga né quello slancio né quelle linee programmatiche di azioni con le quali le regioni e le aziende tutte (della domanda e dell’offerta) hanno lavorato alacremente in questi mesi. Sarebbe uno smacco per tutto il Paese.

* Amministratrice delegata NetConsulting cube


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